sabato 28 dicembre 2013

L’infallibile piano di Aldo Ubaldo

Aldo Ubaldo se ne stava silenzioso nel buio del vicolo ad osservare l’elegante casa, osservando i movimenti dei suoi abitanti. Aveva studiato il suo piano infallibile sin nei minimi particolari. La moglie usciva ogni pomeriggio alle 15.00 per fare shopping con le amiche e non rientrava mai prima della 19.00. Il marito, invece, usciva la mattina presto, verso le 7.00 e rientrava alle 20.00. La cameriera veniva ogni mattina dal lunedì al sabato per quattro ore. Il muro di cinta era facilmente scavalcabile, grazie ad una robusta pianta rampicante, che si trovava sul lato nord-est, dove, tra l’altro, si trovava una finestrella senza inferriata e dalla quale, con il suo fisico asciutto, sarebbe entrato senza problemi. Non lo preoccupava il rumore che avrebbe fatto il vetro che si infrangeva, perché avrebbe avuto tutto il tempo per entrare dentro la villa e farsi trovare con in mano un qualsiasi oggetto di valore. Sì, era questo il piano: farsi trovare con le mani nel sacco. E quella sarebbe stata la soluzione ai suoi problemi o, meglio, quella era la soluzione che aveva trovato dopo che, già perso il lavoro da lungo tempo, gli era arrivata la notifica di sfratto. All’inizio si era disperato, chiedendosi cosa sarebbe stato di sé senza neanche un tetto sulla testa. Poi, vagliata ogni altra ipotesi, aveva realizzato che se veniva arrestato, avrebbe avuto vitto e alloggio gratis, tanto più che era solo e non doveva occuparsi di nessuno e nessuno sarebbe stato danneggiato in alcun modo dal suo arresto. E così aveva deciso di farsi arrestare per furto. Anzi, per tentato furto, perché voleva farsi trovare con le mani nel sacco, senza portare via niente a nessuno. Non era nel suo carattere.
Si issò sul rampicante, non senza qualche difficoltà: l’arbusto era pieno di grosse spine, che gli pizzicavano le mani nude e gli trattenevano i vestiti, rallentandolo nei movimenti. Giunto in cima al muro e non trovando nulla che lo aiutasse nella discesa, si calò il più possibile, aiutandosi con la sola forza delle braccia e si mollò d’un tratto per cadere lungo l’ultimo tratto, ma cadde con il piede destro piegato all’interno del proprio corpo. Trattenne un’imprecazione e, zoppicando, si avvicinò alla finestra. A parte una sporta che aveva piegato e riposto in tasca, non si era portato nulla appresso per non avere ingombri nei movimenti; nei suoi piani aveva previsto un qualche grosso sasso nel giardino, da usare per rompere il vetro della finestra. E invece, in quel giardino finemente curato, non c’era l’ombra di sassi, nemmeno come bordura alle aiuole, e così dovette improvvisare. Si tolse la felpa, l’arrotolò attorno alla mano e sferrò un pugno in direzione della finestra.
«Aio!» Urlò, ma il vetro non si ruppe.
Riprovò, con più forza, e questa volta il vetro si frantumò. La mano gli faceva molto male. Nei film sembra così facile, pensò. Scosse la felpa per far cadere i frammenti di vetro e se la infilò. Ma una scheggia era rimasta impigliata e gli graffiò il volto, facendolo sanguinare. Si asciugò con il dorso della mano e si calò per il varco che si era così dolorosamente aperto. Tutt’intorno era buio e cercò di avanzare a tentoni, alla ricerca di un interruttore. Urtò lo spigolo di un mobile con la gamba. Un altro livido, pensò. Poi con il piede fece rotolare qualcosa di latta e il rumore riecheggiò, quasi amplificato, per tutta la stanza. Trattenne il respiro. Era troppo presto, doveva farsi prendere con qualcosa in mano. Giunse ad una parete e, finalmente un colpo di fortuna, trovò subito l’interruttore. Si trovava in lavanderia. Aprì la porta ed entrò in un lungo corridoio, illuminato da una leggera luce, proveniente da una finestra. Prese il sacco che aveva in tasca e lo aprì. Avrebbe preso la prima cosa di valore che gli fosse capitata a tiro e poi, in qualche modo, avrebbe attirato l’attenzione sulla sua presenza. Le pareti erano piene di quadri, probabilmente di pregio, ma Aldo Ubaldo non ne capiva nulla di pittura e non voleva certo rovinarsi la reputazione per una crosta senza alcun valore.
Preso com’era dalla contemplazione dei soprammobili, non si accorse che il lungo tappeto sotto i suoi piedi aveva una grinza e vi inciampò maldestramente. Cadendo cercò appoggio nel mobiletto lì vicino, ma urtò il vaso di fiori che lo adornava e lo fece cadere con sé. Il vaso si ruppe e il rumore fu enorme.
Accorse il proprietario, già allertato dai primi rumori del ladro inesperto. In mano aveva una pistola.
«Fermo! O sparo!»
Aldo Ubaldo, che si trovava a terra in una posizione innaturale, cercò di sollevarsi e di portare le braccia in alto.
«Fermo ho detto!» Ma nello stesso momento che udì le parole dell’uomo, Aldo Ubaldo sentì anche uno sparo. Il proprietario della villa, nervoso davanti al ladro e temendo una qualche reazione da parte di questi, non aveva di certo preso la mira e forse non era nemmeno consapevole di aver sparato, ma il caso volle che la pallottola colpisse Aldo Ubaldo in pieno petto, uccidendolo sul colpo.
Aldo Ubaldo non finì in prigione, come progettato, ma in qualche modo i suoi problemi erano finiti.
In prigione, invece, finì il proprietario della villa per omicidio colposo, perché nessuno può difendersi con un’arma, nemmeno in casa propria.

martedì 24 dicembre 2013

L'origine delle ghirlande

Tanto tempo fa nella chiesa veniva addobbato un bellissimo albero di Natale. Il boscaiolo tagliava il più grande abete, con i rami più verdi e rigogliosi che c'era nel bosco. Le donne lo addobbavano con caramelle colorate, frutta esotica, cioccolatini golosi. Veniva ad ammirare quell'albero magnifico da ogni parte del mondo. Uomini, donne e bambini. Ma anche animali: cani, gatti, uccellini, mucche e cavalli, giungevano dalla lontana Africa anche elefanti, tigri e scimmie e persino serpenti.
Tutti rimanevano estasiati da quello spettacolo e a tutti era permesso di entrare nella chiesa ad ammirare l'albero addobbato. Già dal primo mattino si formava una lunga coda di curiosi e proseguiva composta incessante fino a sera. Solo ai ragni era negato l'accesso all'albero, le donne li scacciavano fuori con le loro scope: «Sciò, sciò. Andate fuori!»
Allora i poveri ragni decisero di intrufolarsi di notte, passando per una piccola crepa del muro. Ma siccome era buio, per godere della bellezza dell'albero dovettero arrampicarsi sopra e con le loro zampettine veloci lo percorsero in lungo e in largo, dal basso verso l'alto e dall'alto verso il basso, in tutte le direzioni. Anch'essi rimasero affascinati dal bellissimo albero e, finalmente soddisfatti, se ne andarono via.
Ma la mattina con la sua luce svelò una terribile verità: l'albero era tutto ricoperto dalle regnatele lasciate dai ragnetti curiosi. Tutti si arrabbiarono con loro, che si misero a piangere disperati, evocando il perdono: «Volevamo ammirare anche noi l'albero. Non l'abbiamo fatto apposta. Oh! Quanto ci dispiace!»
Il Signore vedendo quella scena si commosse e trasformò le brute ragnatele in filamenti luminosi, color oro e argento. L'albero divenne ancora più bello, luminoso e splendente, grazie alla luce che si rifrangeva in quei filamenti.
E così da quel giorno gli uomini provarono a ricreare quei fili e quella magia, realizzando le ghirlande che ancora oggi adornano i nostri alberi di Natale.


Se vi è piaciuta questa leggenda, vi piacerà anche quella dell'albero di natale.

martedì 19 novembre 2013

SINSILIMINS di Giovanna Nieddu

Questo breve romano è stata una vera sorpresa. Un misto tra racconto, diario intimo e poesia, scritto in modo insolito, ma scivola che è un piacere e ti cattura nelle sue pagine sin da subito.
Si tratta di pennellate di vita che compongono il quadro di un piccolo borgo di montagna, dove ogni breve capitolo sembra un lieve pensiero a sé stante, ma che si lega a quelli successivi per raccontare una vicenda singola, comprensibile solo se legata ad altri piccoli episodi.
Il romanzo è scritto in prima persona (da qui l'idea a volte che si tratti di un diario personale), ma la protagonista non è la mamma che narra la vicenda dal suo punto di vista di genitore (con tutte le preoccupazioni del caso), ma la figlia adolescente, che sta crescendo e si trova a vivere in un mondo che riserva, purtroppo, anche eventi spiacevoli, ma che l'aiuteranno a crescere.

sabato 16 novembre 2013

UN COVO DI VIPERE di Andrea Camilleri


Per me Camilleri è sinonimo di estate, sarà l'uso dl siciliano, lingua di mare ed esotica per me che vivo al nord Italia, sarà che i polizieschi non sono molto impegnativi e si prestano molto bene ad essere letti in riva al mare. E anche questo libro non ha fato eccezione: l'ho letto quando ero in vacanza il mese di luglio.
In questa puntata (tanto per citare anche la serie televisiva, che non sego) il commissario Montalbano si trova a dover risolvere l'omicidio del ragioniere Cosimo Barletta, che si rivelerà uno sciupa-femmine e un ricattatore. Ma Montalbano dovrà trovare due assassini, perché sin dalle prime pagine si scoprirà che l'uomo era stato ucciso due volte: prima il veleno, poi un colpo di pistola.
La particolarità di questo romanzo è che Camilleri sfiora (e accentuo: sfiora) un tema importante, che si rivelerà solo alla fine.


mercoledì 23 ottobre 2013

Un libro per Halloween

Il mercatino dell’usato che si teneva una volta al mese era la scusa per prenderci una giornata lontana dai problemi quotidiani e per ritrovarci da sole a parlare e, a volte, spettegolare. Non mancava mai nessuna all’appuntamento, anche se ci sentivamo al telefono molto spesso e altrettanto spesso ci trovavamo a bere un caffè o a fare shopping un pomeriggio; ma solo quella era l’occasione per ritrovarci sempre tutte insieme, come quando giocavamo da bambine: Sofia, Rossanna, Carolina, Giulia e io. Niente mariti, amanti o figli. E non si trattava di una mattinata di shopping tra amiche, perché solo raramente una di noi acquistava davvero qualcosa. Era una semplice scusa per stare insieme come ai vecchi tempi e per parlare, scherzare, sfogarci, come quando eravamo bambine. Un modo per rinnovare la nostra amicizia tutte insieme.
Quel giorno notai un vecchio libro, che attirò la mia attenzione. Era piuttosto malconcio e sulla copertina che un tempo doveva essere stata rossa era raffigurato una specie di demone, che invece di incutermi quel briciolo di paura che tutti i demoni provocano, anche solo a vederli raffigurati, mi ispirò una specie di simpatia. Mi fermai, arrestando i discorsi delle mie amiche, lo presi in mano e lo sfogliai.
«Ma che schifezza!» Mi apostrofò Giulia.
«Lo trovo carino! A quanto lo vende?»
«Dieci euro.»
«Ma non vorrai mica prenderlo?» Insistette Giulia.
«Ma sarebbe un bel soprammobile per la mia festa di Halloween!»
«In effetti per Halloween è proprio indicato!» Mi sostenne Carolina, con una voce divertita.
«Però con dieci euro ti compri qualcosa di più bello… Non ti sembra un po’ caro per essere un brutto libraccio vecchio?» Commentò Rossanna. «Sono certa che in soffitta ho dei libri vecchi e malconci, se proprio ti servono per addobbare la festa di Halloween.»
«Guardi, glielo posso dare per cinque…» Ci interruppe il venditore.
«Ma dai Rossanna, così macabri non ne hai di sicuro!»
«Ma è così kitch!» Commentò Giulia schifata. «Prendi qualcos’altro, dai!» E cercò di allontanarmi dalla bancarella.
«No, per me è perfetto. Cinque euro, ha detto?» E porsi al signore un banconota da cinque euro, trattenendo il libro con l’altra mano.
«Io non te lo porto. Mi fa senso…» Proseguì Giulia, accennando un muso imbronciato.
La discussione sul libro continuò davanti a una tazza di caffè. Sofia e Carolina lo ritenevano il pezzo macabro per eccellenza, ideale per la mia festa, il punto di attrazione, Rossanna seppure non ammettendolo lo trovava in qualche modo affascinante, visto che lo prese in mano per sfogliarlo, e alla fine concluse che forse, in effetti, in soffitta non avrebbe trovato nulla di così gotico. Solo Giulia continuava a ribadire che era una cosa inguadabile e in qualche modo sembrava temerlo.
Come previsto la festa fu un vero successo. Modestamente le mie feste lo erano sempre: non per nulla le mie amiche mi chiedevano sempre aiuto per feste ed eventi in genere. Il libro, poi, fu un vero successo! Gli avevo riservato un bel posto d’onore sulla tavola centrale, dove avevo raccolto oggetti macabri di ogni tipo, mescolati ad alcolici serviti in ciotole lugubri ed improbabili e a manicaretti raffiguranti dita smozzate, bare, fantasmi, zucche, streghe e ogni classico personaggio della festa di Halloween. Ovviamente non avevo trascurato nemmeno il resto della sala, addobbata a dovere con ragnatele, teschi, pipistrelli e candele. Avevo perfino acceso il caminetto. La taverna si prestava molto bene ad essere addobbata per ogni tipo di occasione. Avevamo fatto molto bene a costruirla, merito di mio marito che l’aveva fortemente voluta per le rimpatriate con gli amici chiassosi. L’atmosfera era perfetta e i liquori sortivano il loro effetto. Tutti sembravano divertirsi. Ad un certo punto il libro iniziò a girare di mano in mano, perché, mi resi conto, anche se un po’ annebbiata dai fumi dell’alcool, che non solo le immagini ivi raffigurate erano perfette per la serata a tema, ma anche le parole scritte in una strana lingua sembravano ricordare un vecchio libro di incantesimi. Fu un vero spasso vedere amici vari atteggiarsi a streghe e stregoni. SoloGiulia non lo prese mai in mano, anche se sembrava comunque divertirsi.
In effetti, la mia fu una festa indimenticabile, ma non per la motivazione che speravo.
Non so se fu colpa del troppo alcool o della soggezione subita dal tema, oppure da entrambe le cose, miste a un po’ di superstizione che ognuno di noi ha in fondo al cuore, ma ad un certo punto sembrò che il libro si fosse impossessato di noi e la stanza mi sembrò diventare gelida e buia. I miei amici cominciarono ad avere un comportamentoeccessivamente lascivo e sul loro volto, al posto del sorriso di chi si diverte, si stampò un ghigno diabolico. Stefano, il marito di Rossanna, mi afferrò per un braccio e mi tirò a sé, assestandomi un violento bacio sulle labbra, lì davanti a lei che non disse niente, ma anzi sembrò quasi approvare. Anche mio marito non si mostrò minimamente infastidito dal comportamenti di Stefano, anche se non lo aveva mai sopportato. Allora mi divincolai e scappai in una angolo. Passando accanto ai miei invitati, mi sembrò quasi volessero trattenermi in quel agglomerato di corpi, che non avevano più niente di umano. La testa mi girava.
Avevo decisamente bevuto troppo.
Ad un tratto mi mancò l’aria e mi accasciai a terra spaventata. Spaventata da quello che stavo vedendo attorno a me, e dalla mancanza di certezza. Avevo le allucinazioni, perché vedevo demoni aggirarsi dovunque. Li distinguevo a mala pena, perché la stanza si faceva sempre più scura e fredda.
Due braccia mi sollevarono e mi sentii abbracciare con calore. Era Giulia.
«Mi sa che ho bevuto troppo…» Mi giustificai imbarazzata, ma la mia amica continuava a guardarmi con occhi preoccupati. Gli altri, invece continuavano a ridere e scherzare, con le loro facce demoniache, senza prestare la minima attenzione al mio malessere, ma anzi godendone.
D’improvviso mi sembrò che Giulia venisse circondata da una luce bianca, che rischiarò tutto intorno, attirando gli sguardi dei miei diabolici amici, che dimostrarono non apprezzare quella novità, lanciando in coro un urlo sovrumano.
Giulia corse da Sofia, che stava leggendo rapita un passo del libro e glielo strappò dalle mani, scaraventandolo nel caminetto acceso. Sofia cercò di afferrarlo, ma si scottò la mano e si ritrasse emettendo un suono sibillino. Il volume prese subito fuoco e in pochi secondi si polverizzò.
Giulia mi guardò negli occhi con sguardo rassicurante. Mi accasciai su un divano libero e mi addormentai.
Quando mi svegliai, la festa stava tranquillamente proseguendo. Accanto a me c’era mio marito.
«Tesoro. Ti eri addormentata… Hai bevuto un po’ troppo stasera… Lo sai che non sopporti l’alcool!» Disse con un tono un po’ preoccupato. «Anche se la tua grappetta alla zucca non è niente male!» Proseguì con tono scherzo, porgendomi una tazza di caffè nero.
Solo allora mi resi conto che accanto a me c’era anche Giulia, che mi teneva per mano.
«Come ti senti?»
«Meglio grazie. Ha ragione Daniele, ho davvero bevuto troppo. Ho fatto un terribile incubo…»
«Sst!» Mi zittì Giulia, appoggiandomi delicatamente la mano sulle labbra. «Certe cose è meglio dimenticarle.»

Mi guardai in giro. Il libro sembrava sparito. Non si trovava né sul tavolo né in qualche mano. Sicuramente lo aveva preso qualcuno, per portarselo a casa, ma non indagai più a fondo: l’altra ipotesi era davvero peggiore. Ma in fondo al mio cuore sapevo di avere accanto a me il mio angelo custode.

sabato 21 settembre 2013

Scrittore esordiente: come promuoversi

Mettiamo che riusciamo a pubblicare il nostro romanzo. Come facciamo ad emergere, farci conoscere, insomma, a promuoverci?
Uno spunto ce lo dà Pennablu. Ma non sono del tutto d'accordo con Daniele Imperi.
Basta davvero aprire e curare un blog?
Sulle motivazioni che mi hanno spinto ad aprire il mio e del suo scarso successo ne ho già parlato nel post Un blog mai decollato. In seguito ho ideato un progetto che mi permettesse di rilanciarlo e mi aiutasse nel contempo ad allenarmi come scrittrice. Però non l'ho mai attuato, non per paura di mettermi in gioco, ma perché non sono del tutto convinta che ne valga la pena. Insomma, sono una scrittrice e scrivo: qualcosa la pubblico qui, altro (tanto) rimane nel cassetto.
Cosa se ne fa un potenziale lettore di un blog di scrittura?
Questo tipo di blog serve, forse, ai colleghi scrittori, ma il lettore medio non cerca di certo esperimenti letterari, discorsi sulla scrittura, ecc. Stesso discorso vale per i forum di scrittura (a cui, tra l'altro, partecipo più o meno assiduamente). Sono sempre ambienti di nicchia, frequentati da altri scrittori, ma non da lettori (sul fatto che chi scrive spesso non legge, si potrebbe aprire un intero capitolo).
E allora, come arrivare al lettore?
Non lo so, altrimenti ci sarei già riuscita, ma di certo non bisogna chiudersi in sé, ma osare proporsi. Bisogna far circolare il proprio nome. 
Come?
Ho provato liberando dei manoscritti. Di essi non ho più saputo nulla, ma chi li ha raccolti ha letto almeno il titolo, il mio nome e sfogliato le pagine. Spero anche che abbia letto i racconti e che gli siano piaciuti. In questo modo, questo casuale lettore avrà incontrato per fato o destino una giovane scrittrice e forse in un prossimo futuro si ricorderà di quel nome incontrando (speriamo!) una sua pubblicazione in libreria.
Ho anche provato regalando la mia fiaba Storia di un piccolo pezzo di filo ad amici e conoscenti con bambini piccoli. Non li ho costretti a leggere per forza la mia opera, come di solito facciamo noi scrittori emergenti, assillandoli per ottenere un giudizio, con tutti gli imbarazzi del caso. Semplicemente ho fatto una gentilezza, facendo un piccolo dono insolito a un bambino. Non ho chiesto nulla in cambio, mai un parere. E i genitori, se lo hanno ritenuto, lo hanno letto ai loro figli, senza alcun impegno. I commenti sono arrivati da soli e so che la storia è passata anche di mano. Ora queste persone sanno che scrivo e, chissà, magari un giorno incontrandomi anche in libreria acquisteranno il mio libro.
Insomma, d'ora in poi cercherò di lasciare piccole tracce del mio operato, con la speranza che il mio nome circoli e mi permetta di conquistare una certa notorietà.
Il blog? Non ho intenzione di chiuderlo, anche se non ha trovato ancora la sua strada. Non escludo neanche il progetto di cui parlavo in premessa, ma di certo la sua finalità non è, come detto, quella di promuovermi verso il lettore, al massimo mi servirà come palestra d'allenamento.

martedì 10 settembre 2013

LA LETTURA VELOCE E CREATIVA di Maurizio Barbarisi

Come mai in libreria si trovano decine di manuali che insegnano a scrivere, mentre sono quasi assenti quelli che ci insegnano a leggere? Perché sentiamo la necessità di imparare a scrivere bene e in modo creativo, ma non quella di migliorare la nostra tecnica di lettura?
Ci sono domande simili alla base di questo manuale di Barbarisi (autore tra l'altro del blog Briciolanellatte) che ci guida a riscoprire il piacere della lettura, insegnandoci a farlo in modo veloce e aiutandoci a tratte il massimo da quello che leggiamo. Non trascura nessun aspetto: dai motivi per cui leggiamo alla scelta del libro, dai luoghi dove è preferibile farlo alla lettura ad alta voce, dalla storia della lettura alla rilettura, passando per il potenziamento della memoria, sfiorando le ultime novità su questo magico mondo, come la biblioterapia, la lettura on line e il bookcrossing.
Un libro che merita essere letto (!) e diffuso.
Cosa aggiunge di più? BUONA LETTURA!

venerdì 16 agosto 2013

VIAGGI E VIAGGETTI di Sandro Veronesi

Era da tanto tempo che non mi capitava di essere attratta come da una calamita da un libro, come è successo con questo. Scelto molto frettolosamente in libreria, con l'intera famiglia al seguito, non ho resistito neanche due chilometri in macchina che ho subito incominciato a leggerlo (nonostante, anche, il mal di testa che mi attanagliava dal mattino). Così due giorni di lettura bulimica, incurante della bambine attorno a me e la lettura è già terminata. Ora mi dispiace un po', perché so che il prossimo libro che leggerò non mi darà minimamente le stesse emozioni che mi ha dato la lettura di questo.
Veronesi scrive davvero bene, ti coinvolge e non ti annoia mai. Attraverso le sue parole percorriamo mezzo mondo e non ci perdiamo mai in visite banali, da guida turistica omologata.
Sempre con la valigia in mano, per lavoro o per puro svago, e la penna nell'altra, Veronesi ci porta per città eterne e nature incontaminate, passando per ristoranti, caffè e librerie (!).
Viaggi non sempre reali, ma se non ce lo avesse onestamente confessato lo scrittore in persona, probabilmente molti non se ne sarebbero accorti.
Un libro che da la carica e ti fa venire voglia di preparare subito la valigia!

mercoledì 14 agosto 2013

LA VOCE DEL CUORE di Patrizia Pavoni

Questo volumetto lo ha scritto una collega di lavoro, che ho conosciuto da pochi mesi. Può sembrare un'incredibile coincidenza: facciamo lo stesso lavoro, per il quale abbiamo le stesse idee e lo stesso modo di pensare, e ci accomuna la passione per la scrittura.
Il libricino ha una bellissima grafica, sia per la copertina sia per l'impaginazione, ma ahimè non ha riscontrato il mio gusto. Si tratta di una mini-guida introspettiva, che spinge ad ascoltare la voce del proprio cuore e ad agire di conseguenza, lasciandoci guidare dalle emozioni.
Le argomentazioni però sono un po' flebili.

mercoledì 7 agosto 2013

FIABA - Storia di un piccolo pezzo di filo

C’era una volta un povero pezzo di filo, solo ed abbandonato, destinato ad essere buttato nel cestino dei rifiuti, perché troppo piccolo per essere utilizzato. Era il pezzo avanzato da una matassina di filo rosso, usato per realizzare un bel abito da sera.
Solo e sconsolato, decise di abbandonare la scatola del cucito dove viveva, per andare incontro al suo inevitabile destino. Attese che la scatola venisse aperta e approfittò di una folata di vento che passò di lì e, saltandole sul dorso, volò via. Quando anche il soffio di vento si stancò, il piccolo filo rosso si adagiò dolcemente sul pavimento. Lì incontrò in ago sottile, che gli chiese come mai era così triste.
«Sono così piccolo che nessuno mi vuole. Non servo a niente e mi sento tanto solo!» Rispose in lacrime.
«Suvvia!» Lo spronò l’ago. «Ti faccio io compagnia!» E così dicendo lo invitò ad infilarsi nella sua cruna.
Il piccolo filo rosso ricominciò a sorridere, aveva finalmente trovato un amico che gli facesse compagnia. Insieme rotolarono in giro, senza meta, alla ricerca di nuove avventure. L’ago gi raccontava delle belle stoffe sontuose che aveva incontrato durante la sua vita, ma anche di abiti malconci che aveva aiutato ad aggiustare. Il piccolo pezzo di filo sognava di poter trovare anche lui il suo posto in un vestito.
Un giorno incontrarono un bottone smarrito.
«Ciao piccolino.» Disse rivolgendosi al filo. «Hai visto che abbiamo lo stesso colore?»
Il piccolo filo sorrise. Avevano proprio lo stesso colore.
«Venite con me.» Continuò il bottone. «Stavo proprio cercando un pezzo di filo come te, per tornare nel mio posto e abbiamo bisogno del tuo amico ago per farlo...»
Fu così che il piccolo filo rosso trovò posto su una fresca camicetta di seta e, nel salutare il suo amico ago, che lo aveva aiutato ad arrivare fin lì, gli chiese se ora non si sarebbe sentito solo senza di lui.

«Non ti preoccupare per me. Mi aspettano ancora tante avventure e tanti piccoli pezzi di filo da aiutare a trovare il loro posto. Tu goditi la tua camicetta.»

lunedì 1 luglio 2013

Due notizie al volo più una

Ho già la valigia in mano e scrivo questo post al volo. Non so se dove andrò riuscirò a collegarmi all'etere. Approfitto pertanto di questo minuto per darvi due notizie veloci:
1) sul blog di Barbara Garlaschelli troverete il mio racconto in una riga "Conclusione";
2) sul blog di Daniele Imperi, invece, c'è un post nato dalle mie titubanze di blogger- scrittrice, relativamente ai blog nati come vetrina per i propri racconti.
Ah! Quasi dimenticavo: per il mio rientro dalle vacanze ho in mente un nuovo progetto per questo blog...

martedì 25 giugno 2013

Un blog mai decollato

Scrivo questo articoletto come commento al post di Daniele Imperi "Come tornare a scrivere nel blog".
Ho aperto il mio blog come palestra di scrittura, con lo scopo di trovare dei lettori, possibilmente critici. Il mio intendimento, poi, era quello di parlare delle mie esperienze di scrittrice.
Il mio blog non ha mai sfondato ed in effetti ho perso un po' di entusiasmo i miei post sono sempre più rari e anche i racconti scarseggiano... per fortuna a favore del romanzo che sto scrivendo.
Per attirare lettori e rendere più brioso questo spazio, ho provato anche ad inventarmi giochini tipo "Che libro stai leggendo?", "Inviami la foto della tua libreria" o "Prova anche tu a scrivere un racconto le cui parole iniziano tutte con la S", ma in termini di partecipazione è stata una vera e propria delusione.
Inoltre, l'esperienza come scrittrice è scarsa per cui i post non possono essere più di quelli che ho scritto fin'ora.
È vero che i blog come il mio sono un po' di nicchia, ma è anche vero che che alcuni sfondano, trovando un più che discreto seguito, come ad esempio Briciolanellatte.

lunedì 10 giugno 2013

Tutta colpa dei pregiudizio


Non sopporto più questa situazione. Mi passa perfino la voglia di uscire di casa; me ne starei tutto il giorno rintanato vicino al caminetto a sonnecchiare. Ma a volte è inevitabile e devo concedermi almeno una passeggiatina.
Fa davvero male essere considerato un iettatore.
Perfino la signora Rosy ha sobbalzato alla mia vista oggi. Con la sua vocetta stridula mi ha chiesto scusa: «Con quel passetto vellutato sbuchi all’improvviso e spaventi la gente!»
Poi, mentre mi recavo verso il parco con la speranza di incontrare casualmente Morgana, attraverso la strada sulle strisce pedonali, ma eccolo lì, il signor Coccolo, il nostro vicino di casa, che appena mi vede inchioda la sua piccola utilitaria e, ne sono certo, ha fatto gli scongiuri: l’ho visto portarsi una mano tra le gambe.
Ho fatto finta di niente, come faccio sempre, e ho proseguito il mio cammino fino al parco, dove mi sono fermato un po’ vicino a una panchina, cercando di dimenticare le reazioni che il mio passaggio suscita nelle persone. Lo avrete capito, in realtà speravo passasse la bella Morgana. Sono rimasto lì fermo per un tempo interminabile, ma di Morgana nemmeno l’ombra. Non era proprio la mia giornata e, con il morale a terra, ho ripresola strada di casa.
Come se non bastasse, fuori dal “Bar dello Sport” c’era il proprietario che sistemava l’insegna nuova, issato su una lunga scala di legno. Inevitabilmente ho dovuto passarci sotto, per non finire spiaccicato dalle macchine che sfrecciano sempre a gran velocità sulla carreggiata. Quasi il barista mi cadeva addosso; solo per un pelo si è afferrato al piolo della scala ed è riuscito a non precipitare giù. Ha cominciato a urlarmi addosso, maledicendo me e la mia natura. Come se fosse colpa mia se tutti credono che porti sfortuna! Non ho mai fatto nulla per alimentare queste credenze. E’ un’etichetta che la gene mi ha affibbiato da quando sono nato.
E così, a gambe levate sono corso a casa, per rintanarmi sulle gambe della mia padroncina: l’unica che crede, invece, che io porti fortuna, perché, dice, i gatti neri portano fortuna ai propri proprietari
Mi sorge solo un dubbio: non sarà mica una strega? 

sabato 25 maggio 2013

LA VALIGIA DI MIO PADRE di Orham Pamuk

Ultimamente sto decisamente ricominciando a rivalutare le biblioteche, complice mia figlia di quattro anni e mezzo, che mi ci trascina ogni quindici giorni. Come ho già avuto modo di dire (qui), ritengo che le librerie siano diventate un po' troppo commerciali a discapito della qualità e così difficilmente ci trovo qualcosa di interessante. Il problema delle biblioteche è che il libro non è tuo ed io sono una bibliofila al cento per cento, per cui amo possedere anche il libro e conservarmelo.
Questo libretto l'h scovato proprio in biblioteca e vi sono raccolti tre discorsi tenuti da Pamuk in occasione del suo conferimento del Premio Nobel a Stoccolma (2006), all'Università di Oklahoma in occasione di una conferenza (2006) e in occasione del conferimento del Friendenspreis a Francoforte (2005). Lo scrittore parla del suo rapporto difficile con la scrittura, delle difficoltà che ha attraversato per diventare romanziere, di come sia diventato scrittore. Analizza la sua solitudine e la ricerca di un mondo perfetto, della propria auto-scoperta come individuo. Nel primo discorso, quello che da il titolo anche al volume, analizza la differenza tra due scrittori diversi: lui e suo padre;  lasciando sottintendere che lui è diventato famoso avendo solo la scrittura, mentre suo padre aveva una vita piena e felice, per cui la scrittura era solo un hobby.
Una lettura interessante ed illuminante e, ovviamente, questo libro lo acquisterò alla prima occasione per aggiungerlo alla mia personale collezione.

martedì 21 maggio 2013

Dieci scrittrici rispondono

Oggi mi troverete, assieme a nove colleghe, come ospite sul blog di Daniele Imperi "Penna blu", dove rispondo a tre semplici (si fa per dire) domande:
  • Come può cambiare, secondo te, la scrittura da quando sempre più donne impugnano la penna? 
  • Ritieni che siano riuscite ad avere un loro spazio nell'editoria? 
  • Che cosa puoi fare, tu, in futuro, per migliorarti come scrittrice?


E allora, cosa aspettate? Correte a leggere le risposte!

sabato 18 maggio 2013

Due manoscritti in cerca di lettori


Nel cassetto avevo due stampe del mio e-book “Momenti”, realizzate tempo fa con lo scopo di inviarle a qualche editore. Stamattina, presa dalla smania di spazio, ho deciso che era giunto il momento di sbarazzarmene, ma per un attimo ho esitato: sarebbe stato come buttare via una parte di me!
Ci ho riflettuto per un po’. Tenerle in effetti non aveva alcun senso: quelle stampe erano nate per essere lette. Dovevo cercare loro un lettore. E siccome tempo addietro ho già distribuito e stressato amici e parenti, ho deciso di liberare questi manoscritti in un luogo pubblico. Mi sono recata in un centro commerciale e li ho appoggiati, in tempi diversi, sopra una panchina. La mia speranza è quella che incontrino un lettore, una qualsiasi persona disposta a perdere un po’ del suo tempo per leggere i miei racconti… così, senza conoscermi e senza alcun obbligo.
Sulla copertina ho lasciato il mio indirizzo e-mail e il link a questo blog, per essere in ogni caso contattabile.

mercoledì 15 maggio 2013

Oggi il Giro passa in Val pesarina

Oggi la Val Pesarina si è vestita a festa: palloncini, nastri, fiocchi e fiori di carta. Tutto rosa, per il giro ciclistico d'Italia, intervallato da qualche tricolore. Un intero Comune in festa per un evento sportivo... ma a nessuno importa nulla dei ciclisti e della gara, a parte qualche appassionato. Questa è l'occasione per farsi pubblicità: si spera nelle riprese televisive per attirare l'attenzione su questa bella vallata.
E poi ogni evento eccezionale è l'occasione per fare festa e ricordarsi di vivere. Chi ha potuto ha preso una giornata di ferie. C'è un insolito pullulare di persone, che si da da fare per le ultime decorazioni o per godersi una giornata un po' più allegra del solito.
Turisti? Pochi; forse qualcuno che ha la seconda casa e ha approfittato dell'occasione per arieggiare le stanze rimaste chiuse per la maggior parte dell'inverno.
Le biciclette, quelle che dovrebbero essere le vere protagoniste, sono relegate ad accessori decorativi: esposte con fiocchi o ricoperte di nastro rosa. Ma nella Valle del Tempo c'è spazio anche per una bicicletta, le cui ruote sono dei quadranti d'orologio. Peccato, però, che le lancette siano ferme e non ne scandiscano il tempo!

sabato 11 maggio 2013

Dove pubblicare i propri racconti


Ammettiamolo, scriviamo perché sentiamo la necessità di raccontare qualcosa e quindi per essere letti. E una volta scritto il proprio racconto la domanda sorge spontanea: come lo pubblico?
Ci sono diversi modi per pubblicare, analizziamoli uno per uno.
1-      Apriare un blog. Ritengo sia il modo più semplice. Chiunque può aprirne uno, a costo zero. Ci sono molte piattaforme che vi regalano uno spazio, proponendovi modelli predefiniti. Insomma, pochi minuti e potete postare tutto quello che volete e quanto volete. Il bello di questo modo di pubblicazione è che il contatto con il lettore è diretto, in quanto questi può commentare il vostro lavoro e, se affrontate le critiche con lo spirito giusto, potreste ricevere suggerimenti utili per la vostra scrittura.
Alcune piattaforme: Wordpress, Blogger.
2-      Partecipare a concorsi. Ci sono piccole case editrici che periodicamente lanciano concorsi la cui finalità è la realizzazione di una raccolta di racconti. Attenzione però al tema: non inviate il racconto che avete nel cassetto se questi non è attinente! Ovviamente non avete la garanzia della pubblicazione, ma in caso affermativo potreste avere la conferma del vostro valore come scrittori. L’importante è scegliere con cura i concorsi. Personalmente evito i concorsi a pagamento, non per “tirchiaggine”, ma per evitare gli specchietti per allodole e cadere nella trappola di sedicenti concorso la cui vera finalità è quella di fare cassa.
Alcune case editrici serie che lanciano questo tipo di concorsi:Sognatori 
3-      L’auto-pubblicazione. Questo sistema è un po’ più impegnativo, perché bisogna avere a disposizione una raccolta di racconti, uno solo non è sufficiente. In questa categoria ci sono sia gli e-book sia i libri in carta e copertina. Anche qui ci aiuta il web. Ci sono diversi siti che permettono di realizzare i propri volumetti, anche in pochi click. Infine, ci sono le tipografie tradizionali, ma queste sono molto costose e poi bisogna pensare da soli alla distribuzione della propria raccolta.
Dove trovare servizi di auto-pubblicazione: Lulu (libri tradizionali e e-books), Calameo (solo e-book)
4-      Riviste specialistiche. Ci sono ancora riviste specialistiche che pubblicano racconti di scrittori esordienti. In questo caso l’importante è seguire le regole imposte da ognuno: modalità di invio, formato, eventuale tagliando a dimostrazione dell’acquisto della rivista, modulo di richiesta, ecc. Poi bisogna armarsi di pazienza e attendere (spesso invano) di ricevere un cenno di conferma. Questo tipo di pubblicazione è il più ambito: in caso di pubblicazione cresce l’autostima dello scrittore e può essere sfoggiato nel proprio curriculum. In compenso, però, è un genere un po’ di nicchia e non raggiunge il grande pubblico.
Alcune riviste: Writer’s Magazine, Toilet.

Ovviamente i nomi di editori, siti web e riviste che ho citato qui sopra sono solo alcuni esempi delle possibilità offerte, questi sono dati dalla mia personalissima esperienza, quelli che ho incontrato e conosciuto in questi anni, ma sarei felicissima di implementare gli elenchi. Non vi rimane che inviarmi la vostra segnalazione e provvederò ad aggiornare il post.
Mi piacerebbe, inoltre, conoscere le vostre personali esperienze: avete tutto lo spazio che volete nei commenti qui sotto.

domenica 21 aprile 2013

Il marketing ucciderà le librerie?


Ieri mi sono recata in libreria con mia figlia di quattro anni e con mio grande sgomento mi sono resa conto che la sezione bambini e ragazzi è molto più interessante di quella per i grandi. Non che sia regredita con lo stato mentale all’età di mia figlia (la quale dal canto suo ha gusti e curiosità superiori alla sua di età), ma perché ormai nella sezione degli adulti scarseggia la qualità. Ho trovato esposti montagne di così detti “libri che vendono”, sfruttando l’onda di notorietà di alcuni generi (vedi ad esempio il genere Vampiro) o libri scritti da personaggi già noti per qualità diverse dalla scrittura, e montagne di gadget, dalle penne alle tazzine di caffè personalizzati con i nome propri, ma di libri stimolanti nemmeno l’ombra.
Insomma, ieri per la prima volta sono uscita da una libreria senza essermi acquistata nemmeno un libro! E la cosa mi ha dato parecchio da riflettere: possibile che la necessità di vendere porti ad eliminare completamente scritti di qualità?
Ammetto: molti acquisti li faccio sul web, un po’ per praticità, considerato che la libreria dista molti chilometri da casa mia (la prima, e di modestissime dimensione, si trova a 30 chilometri di distanza), e un po’ per risparmiare; e forse è anche questo mio atteggiamento che porta le libreria a dover modificare il proprio targhet di vendita, ma ritengo che la libreria fisica rimanga sempre un punto di riferimento per lettori appassionati alla ricerca di libri affascinanti e scoperte interessanti.
Voi dove fate i vostri acquisti letterari? E come scegliete un libro?

venerdì 12 aprile 2013

Il blocco d'appunti


Luigi Delupo entrò in camera con un bicchiere d'acqua in mano e un blocco d’appunti nuovo sotto il braccio. Appoggiò il bicchiere sul comodino e infilò il blocco nel cassettino sottostante, adagiandoci sopra la penna. Si mise il pigiama, spense la luce e attese l’arrivo di Morfeo, che non tardò.
Quando la mattina si svegliò, si mise seduto, senza uscire da sotto le coperte, e afferrò il blocco d’appunti dal cassetto del comodino. Si fermò a pensare, immobile, con la penna in mano e il blocchetto sulle ginocchia. Dopo una buona mezz’ora ripose il blocco immacolato. Nervoso ed irritato si alzò e affrontò la sua quotidianità: caffè e giornale al bar, passeggiata al parco, fugace pranzo, pomeriggio sul computer a leggere e-mail e notizie su blog vari e, infine, una cena leggera. Una volta rassettata la cucina, si accomodò nella sua poltrona preferita e lesse un libro per un paio di ore in attesa del sonno. Si coricò, non prima di aver controllato il proprio blocco d’appunti nel comodino, e si addormentò.
Anche la mattina successiva si sedette nel letto, ancora con le coperte sulle gambe, e prese il blocco dal comodino. Si mise a pensare immobile. Questa volta non si mosse prima di un’ora, e lo fece con uno scatto d’ira lanciando penna e blocchetto sul comodino, urtando, senza danni, il bicchiere d’acqua semi vuoto.
Luigi Delupo ero uno scrittore. Le sue ispirazioni le prendeva dai suoi floridi sogni. Più sognava e più scriveva. Più scriveva e più guadagnava. E non era capace di scrivere niente che non avesse sognato. Ecco perché quando non sognava si arrabbiava: aveva un contratto da rispettare con il suo editore. Le sue giornate erano fatte di routine; le emozioni le aveva di notte.
La cosa si ripeté per sette notti consecutive, senza sogni, senza emozioni. La mattina della settima notte si alzò, non dopo aver pensato per un’ora seduto nel letto. Si recò in cucina con il blocco d’appunti in mano e lo gettò nella spazzatura. Il suo fu un gesto istintivo, quasi non se ne rese conto. Il suo umore era pessimo e non migliorò per tutta la giornata. Non ricambiò il saluto nemmeno delle due persone che provarono a rivolgergli la parola durante la giornata.
L’ottava notte  si coricò nel letto senza aver letto una pagina e ci mise un po’ per addormentarsi. Era nervoso e non si sentiva per niente stanco. Finalmente Morfeo sopraggiunse e si addormentò. La mattina scattò in piedi sul letto, emozionato: aveva fatto un sogno particolarissimo ed era vivido nella sua mente. Cercò il blocco d’appunti nel comodino, ma trovò solo la penna. Scese d’un balzo giù dal letto, ricordando solo in quel momento che la mattina precedente lo aveva gettato nel cestino della spazzatura. Corse in cucina a piedi scalzi e rovistò nel cestino vuoto: aveva buttato il sacchetto fuori nel cassonetto dell’immondizia. Nervoso, senza riflettere uscì di casa, così com’era, in pigiama e a piedi nudi. Guardò nel cassonetto e quasi vi cadde dentro, ma era vuoto. La nettezza urbana era già passata. Grugnì e poi si ricordò di avere un blocco d’appunti sulla scrivania, vicino al computer: gli serviva per altri appunti, ma era un’urgenza e poteva anche andare bene. Si sedette alla scrivania, prese il blocco e una penna. Ma non scrisse nulla: il ricordo del sogno era svanito.

venerdì 29 marzo 2013

Mini racconto con la S

Una sera un sergente suonò un saxofono senza sapere che i soldati stavano sognando. I sogni si spezzarono e i soldati si svegliarono.


Vi lancio una sfida: perché non provate anche voi a scrivere un racconto fatto quasi esclusivamente con parole iniziati con la lettera S?
credo sia un esperimento interessante. Magari postatelo sul vostro blog, indicando il link qui sotto nei commenti. Attendo di leggere le vostre produzioni.

sabato 23 marzo 2013

Cosa fa la scrittrice


Contravvenendo ad ogni consiglio per rendere il proprio blog più letto e seguito, è da un po’ di tempo che non posto nulla. Non voglio usare nessuna scusa, soprattutto quella del tempo, ma nella vita bisogna anche scegliere come utilizzarlo, anche a discapito di certe passioni. Ed io questa scelta l’ho fatta, modificando di recente le priorità nella mia passione. Volevo farvi comunque sapere che la scrittrice che è in me non si è assopita, ma anzi sta lavorando. Nell’ultima settimana ho scritto due racconti: uno sta partecipando al concorso del laboratorio di scrittura del forum Abaluth, l’altro è in cerca di pubblicazione cartacea. Sto continuando, inoltre, a scrivere IL romanzo, anche se credo sia davvero molto lontano dalla conclusione. 

domenica 10 marzo 2013

Leggere, conversare, scrivere: una citazione

" La lettura rende un uomo completo, la conversazione lo rende agile di spirito e la scrittura lo rende esatto"
Francis Bacon

Basta poco per essere perfetti... vero?

giovedì 28 febbraio 2013

IL MOMENTO È DELICATO di Niccolò Ammaniti

"Il romanzo è una storia d'amore, il racconto è la passione di una notte"


La citazione arriva dalla premessa a questo libro, direttamente dalla penna di Ammaniti.
Comincio solo ora ad avvicinarmi a questo pensiero, perché fino a poco tempo fa non amavo molto i racconti. Credo fosse per un blocco psicologico, dovuto alla necessità di staccarmi da una storia anche fisicamente, cambiando il volume che tenevo tra le mani. Fortunatamente questo non avviene più, per lo meno non come prima. Sarà dipeso che ai racconti dedico appositi luoghi e tempi, come ad esempio i mezzi di trasporto, le sale d'attesa, ecc.
I racconti di questa raccolta non mi sono piaciuti un granché, salvo una o due eccezioni: troppo surreali e lugubri per i miei gusti. In particolare "Rame e girini" mi è sembrato una raccolta di spezzoni di racconti diversi, legati tra loro dal tema genitori e figli, ma tutti senza una fine.

domenica 24 febbraio 2013

MR GWYN di Alessandro Baricco


È passato davvero molto tempo da quando un romanzo mi ha rapita e mi ha portato dentro le sue pagine, come è successo con questo libro. L’ho divorato tutto d’un fiato, affascinata dalla storia di Jasper Gwyn, scrittore infelice.
Mr Gwyn un giorno si accorge che la sua infelicità è dovuta proprio da quello che fa: lo scrittore, con tutti gli annessi. Inizia così il romanzo, con Mr Gwyn che prende coscienza di ciò e decide di smettere di scrivere. Ma passata la prima fase di sollievo e riposo, lo riassale una certa malinconia. Lo scrittore si rende conto che proprio non può vivere senza scrivere, ma non vuole ricadere nel circolo della promozione, fatta di presentazioni, conferenze e autografi. Decide così di inventarsi un nuovo mestiere; diventa un copista, uno che copia le persone e ne fa dei ritratti, non con i pennelli come i pittori, ma con le parole.
Curiosi? Ne volete sapere di più? Bene, allora leggetevelo!

sabato 23 febbraio 2013

Snobismo e ipocrisia


Nel 2008 ho pubblicato un romanzo breve (“Il valore di un libro”) con una casa editrice che mi ha chiesto l’acquisto, con sconto, di un certo numero di copie. Allora non sapevo che questo significa che dovevo contribuire alla pubblicazione, ritenendo normale questa richiesta. Ovviamente sbagliando si impara e si cresce non solo fisicamente. I libri che ho acquistato li ho rivenduti tutti e ne ho acquistati altri da rivendere. In tutto ho venduto circa 130 volumi, complice la notorietà che si gode in una piccola comunità e un marito per niente timido. La casa editrice è stata presente solo in fase di stampa, poi completamente latitante. Le vendite sono state solo ed esclusivamente mie.
Questa mia esperienza non è stata del tutto negativa, considerato che, uno, ho recuperato i soldi investiti e ci ho guadagnato alcuni euro in aggiunta, due, il mio libro è stato comunque letto da più di cento persone (ad essere ottimista, posso anche pensare che alcuni volumi siano passati di mano, raggiungendo lettori che non lo avevano comprato direttamente) e alcuni di loro hanno avuto parole di apprezzamento. Ancora oggi ci sono persone che mi chiedono se scrivo ancora e a risposta affermativa mi chiedono come mai non pubblico più.
Ed ecco la nota dolente.
Per lo più scrivo racconti che pubblico sul web e il mio nuovo romanzo procede lentamente. Ho raccolto un po’ di racconti da inviare ad alcuni editori e, quando ho realizzato che non mi si filava nessuno, li ho trasformati in e-book da diffondere gratuitamente. Oggi, grazie alla sfida di Daniele Imperi (con il post Scrivere non è solo questione di volontà), mi sono soffermata un attimo a pensare come mai scrivo così poco. Tralasciando il problema di tempo che attanaglia una mamma di due bambine piccole (quatto anni e diciannove mesi) con un lavoro a tempo pieno, una casa e le solite problematiche quotidiane, ho finalmente razionalizzato che non ho più lo sprint iniziale proprio a causa della mia prima pubblicazione.
Mi spiego meglio.
Frequentando piattaforme su internet ho riscontrato un certo snobismo da parte di colleghi scrittori e, peggio ancora, da parte di editori: uno scrittore che pubblica contribuendo alla stampa scrive per forza male ed è uno sfigato che pensa solo a pubblicare per ego e smania di protagonismo, interessato solo a vedere il proprio nome stampato su una copertina. Se proprio uno vuole pubblicare, meglio l’auto-pubblicazione: puoi sempre spacciarti per un rivoluzionario, uno che vuole contrastare il sistema dell’attuale editoria, che pubblica solo nomi noti o raccomandati.
Mi rendo conto solo ora che questo tipo di critiche mi ha raggiunto e inconsciamente ha sortito il suo effetto…
Ma apriamo gli occhi e finiamola di essere ipocriti! Qualsiasi scrittore scrive per essere letto e per darlo deve pubblicare. E non c’è differenza tra lo sfigato che pubblica a pagamento e il rivoluzionario che si autopubblica o chi è pubblicato da un grosso editore: tutti vogliono essere pubblicati. E non giustifichiamoci con la qualità: quanta mediocrità è stata pubblicata da grandi editori? Insomma, non scriverò robaccia peggio di certi volumetti a firma di calciatori e subrettine!
E allora mano alla penna: riprenderò a scrivere costantemente il mio romanzo, cercando di farlo nel migliore dei modi, studiando, documentandomi e leggendo parecchio. A trovare un editore che voglia investire su di me ci penserò dopo, quando avrò un testo decente da sottoporre all’attenzione di qualcuno, oppure penserò ad un’alta strada. L’unica cosa certa è che amo scrivere e voglio farlo il meglio possibile, perché il mio nome sia collegato ad una certa qualità, indipendentemente dalla forma editale che scelgo.

lunedì 18 febbraio 2013

Un futuro da scrittrice

Ancora un post su suggerimento di Daniele Imperi; questa volta da "Tu e la scrittura".

Il mio futuro da scrittrice
L’ho già detto in un post precedente: mi sono sempre vista con la penna in mano a scrivere. E anche il mio futuro sarà così, con la penna in mano o con la tastiera sotto le dita. Ma scriverò sempre perché è una necessità. Se mi sforzo un po’ mi vedo anche come scrittrice professionista, nel senso che prima o poi riuscirò a pubblicare seriamente. Ho già pubblicato una volta con una casa editrice che chiedeva il contributo (anche se allora credevo che l’acquisto di un certo numero di copie non lo fosse); tutto sommato è stata un’esperienza non proprio negativa e un giorno ve ne parlerò più dettagliatamente. Ma nel mio futuro voglio trovare una casa editrice che voglia veramente pubblicare quello che scrivo, che abbia il coraggio di investire su di me. E voglio pubblicare racconti su riviste e raccolte. Nel mio futuro il mio nome circolerà e verrà associato alla definizione di scrittrice. Per raggiungere questi obiettivi sto lavorando: leggo molto, scrivo quando posso (sì, lo so dovrei scrivere ogni giorno, ma qui dovrei aprire un lungo paragrafo) e faccio ricerche per il romanzo della mia vita. Sì, perché in testa ho diverse storie che girano, ma un progetto fisso da moltissimi anni. Questo romanzo l’ho iniziato a scrivere più volte e solo ora, forse, sembra prendere forma per essere davvero una cosa interessante.

Se io fossi il mio lettore
Come lettrice sono molto difficile. Difficile nel senso che dei molti libri che ho letto la percentuale di quelli che mi sono piaciuti è piuttosto bassa: o per il modo di scrivere o per la storia o altro, difficilmente mi soddisfano completamente. Inoltre, non saprei proprio dire che lettrice sono. Spazio da un genere all’altro, senza una regola, casualmente a seconda dell’umore. E credo che quest’ultimo incida anche sull’apprezzamento finale del libro o del racconto che ho appena letto. Non leggo gialli, ne ho letto pochissimi; non mi piacevano, forse perché li ritenevo banali (ndr. “tutti scrivono gialli”); ora invece sta nascendo in me il desiderio di colmare questa mia lacuna, perché ora sento di non essere completa.
Quando scrivo penso sempre al lettore: cosa penserà, qui lo voglio sorprendere, chissà se capisce quello che voglio dire, ecc. Ma sinceramente se dovessi dare un giudizio obiettivo dei miei scritti non saprei farlo: troppo presa dalle emozioni che mi suscita lo scrivere!

Risultati
I risultati fin’ora non sono stati molti. Rimando a quello che ho scritto sul post “Il silenzio mi uccide”.
Sicuramente continuerò a pubblicare racconti sul blog, facile ed immediato (e poi ha davvero bisogno di essere aggiornato una volta ogni tanto), ma in questi ultimi giorni pensavo che per trovare una platea di lettori più ampia forse mi converrebbe inviare i miei racconti a editori che pubblicano racconti su riviste o raccolte, come ad esempio “Toilet” o "Writers Magazine Italia”; in questo modo, forse, riuscirei anche ad ottenere un giudizio professionale sui miei scritti. Riprenderò anche in considerazione la partecipazione a concorsi on-line e non, anche se la ricerca di quelli seri porta via tempo ed energie.

Inventa te stessa
A volte mi sono chiesta come certi pseudo scrittori abbiano fatto a diventare famosi. Mi è capitato di leggere roba che decisamente è peggio di quello che scrivo io, ma che ha trovato un editore e, peggio ancora, un certo pubblico. Mi chiedo se anche lo scrittore non debba fare un lavoro di marketing e farsi conoscere prima come personaggio e poi come scrittore (se ci tiene ad essere apprezzato per la qualità di quello che scrive e non solo per diventare famoso, che altrimenti gli basta diventare comparsa alla televisione)…
Lascio i puntini di sospensione perché per il momento è solo un pensiero veloce che mi è passato per la mente, ma vorrei sapere cosa ne pensate voi e aprire un dialogo.