venerdì 25 settembre 2015

Piccola intervista

Oggi mi trovate ospite nel caffè letterario de Gli scrittori della porta accanto:

Gli scrittori della porta accanto: Intervista all'autore emergente Un caffè con Angél...: Oggi il nostro caffè letterario è ben lieto di presentarvi un volto nuovo della letteratura italiana: è con noi Angélique Gagliolo. Conos...


lunedì 14 settembre 2015

E dopo la pubblicazione?

Arrivi finalmente alla tanto desiderata pubblicazione e per un certo periodo cammini a un metro da terra. Sei felice come non mai e sei certo che il tuo libro avrà un discreto successo. Sprechi anche tanta energia per auto-promuoverti, togliendo tempo e vitalità alla famiglia e alla tua passione per la scrittura, perché quel nuovo progetto può attendere intanto che culli l’ultima tua creatura che finalmente ha visto la luce.
Ovviamente hai pubblicato con una piccola casa editrice, perché quelle grandi non ti hanno degnato nemmeno di una risposta, ma ti accontenti perché sei disposto a fare la così detta “gavetta”. E l’editore è stato onesto, ti ha avvertito che non devi aspettarti miracoli, che il mondo dell’editoria è duro e non è facile smerciare scrittori esordienti, e che se vuoi vedere un po’ di risultati devi rimboccarti le maniche e cercare tu i contatti per promuoverti. Ti ha anche detto che lo puoi contattare quando vuoi per chiedere consigli, ma di non stressarlo chiedendogli continuamente conto delle vendite. E tu accetti: ha ragione, ti dici, non posso aspettarmi che faccia tutto lui, è giusto che mi rimbocchi le maniche anch’io, e se siamo in due a muoverci ci sono maggiori possibilità di riuscire a vendere il libro, perché è vero più se ne parla in giro e più sono le probabilità di farsi conoscere.
Così cominci con acquistarti le tue copie da vendere, distribuire o, a volte, regalare. E qualche piccolo, minuscolo, segnale di movimento da parte dell’editore anche lo scorgi, insomma non sta proprio con le mani nelle mani nemmeno lui. E tu intanto ti muovi, violenti il tuo carattere schivo e ti fai più sfacciato, cominci a parlare a tutti del tuo libro, ti crei pubblicità, una pagina facebook, o chissà cosa ti è venuto in mente durante le tue tanti notti insonni. Diventi un novello propinatore di cultura. Certo il fatto di non sapere quante copie vengono vendute un poco di pesa; hai la certezza solo di quello che smerci tu.
Timidamente chiedi informazioni a edicole e librerie e scopri che il distributore non è nemmeno passato. Allora chiedi, sforzando la tua normale indole, non è che posso lasciare io il libro in conto vendita, ma non tutti accettano, solo distributore dicono, anche se in vetrina hanno libri privi di codice ISBN e stampati nella locale tipografia, o chi accetta pretende una percentuale alta, che mangia ogni tuo margine. E la frustrazione che ti assale viene alimentata dalle richieste di amici, conoscenti o amici degli amici, che ti chiede dove diavolo si trova il tuo libro. Quindi, ti dici, la pubblicità ha funzionato, ma se poi il libro non si trova da nessuna parte hai lavorato per niente, perché non tutti acquistano i libri on-line e molti comprano il volume se lo trovano lì subito a disposizione, altrimenti pazienza, in fondo non gli cambia l’esistenza se non ce l’hanno.
Ne parli all’editore, che come risposta ti riversa addosso le sue di frustrazioni e ti parla di numeri e di bollette, di problemi con i distributori, ecc. Potresti anche rassegnarti, si vede che il mondo dell’editoria è davvero difficile, anche se la vocina che hai dentro continua a sussurrarti che se il libro fosse in libreria, almeno nelle librerie dove è ambientata la vicenda, un po’ venderesti. A rafforzare la tua idea c’è quel libro, che non è il famoso Grey, ma che trovi ovunque, e di cui tutti parlano nella tua zona, anche i non lettori, perché lo trovano sotto gli occhi ogni giorno, persino in merceria, e ti dici perché il suo sì, che tra l’altro hai letto e non è questa gran cosa, e il tuo no?
Ah, sì, giusto, perché lei il piccolo editore l’ha sposato… ma il distributore?!?

mercoledì 9 settembre 2015

Con una penna in mano

Colgo l'invito di Marina, per raccontarvi com'è entrata a far parte della mia vita la scrittura.

Da che ho memoria ho sempre avuto in mano una penna. Ho un’immagine del mio passato, quando ero ancora piccola, d’estate seduta davanti l’uscio della casa, sui gradini e all’ombra, con una vecchia agenda di quelle che ti regalavano le banche e che mia mamma non aveva utilizzato, e io imperterrita a riempire pagine e pagine di segni. Non parole, non lettere, ma segni che mi sembravano scrittura. Alle elementari avevo un diario, dove annotavo le cose che per me erano importanti (qualche anno fa l’ho riletto e che risate!). Alle medie sono arrivati i primi racconti e ho perfino iniziato un romanzo, che ovviamente è rimasto incompiuto. Allora avevo davvero una gran bella fantasia: descrivevo mondi inesistenti dalle forme insolite, mondi fantastici, extraterrestri e chissà cosa, solo le storie vacillavano un po’. La mania dei racconti è rimasta fino al secondo anno del liceo, quando li portavo all’insegnante di italiano per correggerli. Poi ha avuto un improvviso moto di arresto, sostituita da altri interessi, tipici di quell’età.
Più grandicella ho ripreso a scrivere, ma ahimè con meno fantasia. Da adulti ci si auto-pone troppi limiti, ci si fa continuamente delle domande sul testo che si sta redigendo, confinando molto la spontaneità in un recinto di false verità. A volte vorrei ritrovare quella fantasia illimitata che avevo da giovane e riuscire a scrivere senza pormi domande, senza porre confini fisici e storici agli avvenimenti. Vorrei davvero che la mia scrittura in prima battuta procedesse spensierata come un tempo, lasciando le domande e le limature alla fase di revisione: sono certa che verrebbero fuori cose interessanti.
È indubbio, però, che la scrittura mi ha sempre accompagnato nella vita e credo lo farà sempre, forse con alcune pause, ma il vero amore non lo puoi tenere per sempre lontano!

mercoledì 2 settembre 2015

Alla fine dell'estate

Le mie vacanze sono ormai più che dimenticate e per lo più non sono state così benefiche come preventivato. Al rientro non ho avuto quella sferzata di energia che mi aspettavo, solo una gran voglia di novità, ma senza quella convinzione che mi spingesse a cercarle. Ad ogni modo non sono stata con le mani in mano. Ho cercato davvero di promuovere il mio libro, ma credo di aver solo sprecato inutilmente energie. Non sono una venditrice. Anzi non sono proprio fatta per espormi in alcun modo alle attenzioni altri, ma ho tentato e a volte anche ci sono riuscita a contrastare questo mio carattere schivo! Ad ogni modo ho provato e non ho rimpianti. Mi mancano solo conferme… nel senso che mi piacerebbe sapere se il libro ha venduto almeno un paio di copie. Conosco solo il numero di copie che ho smerciato personalmente e il numero di librerie dove, ahimè, non ho trovato in vendita il libro... Non molto confortante.
Però sono piuttosto avanti con il nuovo romanzo. Scrivere rimane il mio rifugio! Ho ancora molto da lavorarci, ma è bello vedere aumentare le pagine e notare che tutto sembra filare come vorrei. Come al solito scelgo sempre le cose più complicate. L’idea di questo romanzo nasce da una leggenda appena accennata e che in realtà non trova conferma nella realtà, ma mi sono chiesta: “E se fosse vera? Cosa succede dopo?”. E così ho iniziato a scrivere, peccato che c’è molto lavoro di ricerca da fare, sia in ambito storico, sia per l’argomento: siamo alla fine del 1700 e arrivano i primi orologi.
E poi ci sono le letture, che all’inizio dell’estate hanno avuto un vertiginoso calo, ma che ora hanno ripreso il ritmo consueto. Come scelgo le letture? A caso, seguendo l’ispirazione del momento, per istinto, alla ricerca di qualcosa di nuovo lontano dalle mode. Proprio ieri una mia amica mi ha detto: “Lo sai, ho iniziato anch’io a scegliere i libri come li scegli tu e ora mi trovo a leggere cose strane ma interessanti, che non avrei mai letto prima!”. Bene, questa è stata una vera soddisfazione!