giovedì 28 febbraio 2013

IL MOMENTO È DELICATO di Niccolò Ammaniti

"Il romanzo è una storia d'amore, il racconto è la passione di una notte"


La citazione arriva dalla premessa a questo libro, direttamente dalla penna di Ammaniti.
Comincio solo ora ad avvicinarmi a questo pensiero, perché fino a poco tempo fa non amavo molto i racconti. Credo fosse per un blocco psicologico, dovuto alla necessità di staccarmi da una storia anche fisicamente, cambiando il volume che tenevo tra le mani. Fortunatamente questo non avviene più, per lo meno non come prima. Sarà dipeso che ai racconti dedico appositi luoghi e tempi, come ad esempio i mezzi di trasporto, le sale d'attesa, ecc.
I racconti di questa raccolta non mi sono piaciuti un granché, salvo una o due eccezioni: troppo surreali e lugubri per i miei gusti. In particolare "Rame e girini" mi è sembrato una raccolta di spezzoni di racconti diversi, legati tra loro dal tema genitori e figli, ma tutti senza una fine.

domenica 24 febbraio 2013

MR GWYN di Alessandro Baricco


È passato davvero molto tempo da quando un romanzo mi ha rapita e mi ha portato dentro le sue pagine, come è successo con questo libro. L’ho divorato tutto d’un fiato, affascinata dalla storia di Jasper Gwyn, scrittore infelice.
Mr Gwyn un giorno si accorge che la sua infelicità è dovuta proprio da quello che fa: lo scrittore, con tutti gli annessi. Inizia così il romanzo, con Mr Gwyn che prende coscienza di ciò e decide di smettere di scrivere. Ma passata la prima fase di sollievo e riposo, lo riassale una certa malinconia. Lo scrittore si rende conto che proprio non può vivere senza scrivere, ma non vuole ricadere nel circolo della promozione, fatta di presentazioni, conferenze e autografi. Decide così di inventarsi un nuovo mestiere; diventa un copista, uno che copia le persone e ne fa dei ritratti, non con i pennelli come i pittori, ma con le parole.
Curiosi? Ne volete sapere di più? Bene, allora leggetevelo!

sabato 23 febbraio 2013

Snobismo e ipocrisia


Nel 2008 ho pubblicato un romanzo breve (“Il valore di un libro”) con una casa editrice che mi ha chiesto l’acquisto, con sconto, di un certo numero di copie. Allora non sapevo che questo significa che dovevo contribuire alla pubblicazione, ritenendo normale questa richiesta. Ovviamente sbagliando si impara e si cresce non solo fisicamente. I libri che ho acquistato li ho rivenduti tutti e ne ho acquistati altri da rivendere. In tutto ho venduto circa 130 volumi, complice la notorietà che si gode in una piccola comunità e un marito per niente timido. La casa editrice è stata presente solo in fase di stampa, poi completamente latitante. Le vendite sono state solo ed esclusivamente mie.
Questa mia esperienza non è stata del tutto negativa, considerato che, uno, ho recuperato i soldi investiti e ci ho guadagnato alcuni euro in aggiunta, due, il mio libro è stato comunque letto da più di cento persone (ad essere ottimista, posso anche pensare che alcuni volumi siano passati di mano, raggiungendo lettori che non lo avevano comprato direttamente) e alcuni di loro hanno avuto parole di apprezzamento. Ancora oggi ci sono persone che mi chiedono se scrivo ancora e a risposta affermativa mi chiedono come mai non pubblico più.
Ed ecco la nota dolente.
Per lo più scrivo racconti che pubblico sul web e il mio nuovo romanzo procede lentamente. Ho raccolto un po’ di racconti da inviare ad alcuni editori e, quando ho realizzato che non mi si filava nessuno, li ho trasformati in e-book da diffondere gratuitamente. Oggi, grazie alla sfida di Daniele Imperi (con il post Scrivere non è solo questione di volontà), mi sono soffermata un attimo a pensare come mai scrivo così poco. Tralasciando il problema di tempo che attanaglia una mamma di due bambine piccole (quatto anni e diciannove mesi) con un lavoro a tempo pieno, una casa e le solite problematiche quotidiane, ho finalmente razionalizzato che non ho più lo sprint iniziale proprio a causa della mia prima pubblicazione.
Mi spiego meglio.
Frequentando piattaforme su internet ho riscontrato un certo snobismo da parte di colleghi scrittori e, peggio ancora, da parte di editori: uno scrittore che pubblica contribuendo alla stampa scrive per forza male ed è uno sfigato che pensa solo a pubblicare per ego e smania di protagonismo, interessato solo a vedere il proprio nome stampato su una copertina. Se proprio uno vuole pubblicare, meglio l’auto-pubblicazione: puoi sempre spacciarti per un rivoluzionario, uno che vuole contrastare il sistema dell’attuale editoria, che pubblica solo nomi noti o raccomandati.
Mi rendo conto solo ora che questo tipo di critiche mi ha raggiunto e inconsciamente ha sortito il suo effetto…
Ma apriamo gli occhi e finiamola di essere ipocriti! Qualsiasi scrittore scrive per essere letto e per darlo deve pubblicare. E non c’è differenza tra lo sfigato che pubblica a pagamento e il rivoluzionario che si autopubblica o chi è pubblicato da un grosso editore: tutti vogliono essere pubblicati. E non giustifichiamoci con la qualità: quanta mediocrità è stata pubblicata da grandi editori? Insomma, non scriverò robaccia peggio di certi volumetti a firma di calciatori e subrettine!
E allora mano alla penna: riprenderò a scrivere costantemente il mio romanzo, cercando di farlo nel migliore dei modi, studiando, documentandomi e leggendo parecchio. A trovare un editore che voglia investire su di me ci penserò dopo, quando avrò un testo decente da sottoporre all’attenzione di qualcuno, oppure penserò ad un’alta strada. L’unica cosa certa è che amo scrivere e voglio farlo il meglio possibile, perché il mio nome sia collegato ad una certa qualità, indipendentemente dalla forma editale che scelgo.

lunedì 18 febbraio 2013

Un futuro da scrittrice

Ancora un post su suggerimento di Daniele Imperi; questa volta da "Tu e la scrittura".

Il mio futuro da scrittrice
L’ho già detto in un post precedente: mi sono sempre vista con la penna in mano a scrivere. E anche il mio futuro sarà così, con la penna in mano o con la tastiera sotto le dita. Ma scriverò sempre perché è una necessità. Se mi sforzo un po’ mi vedo anche come scrittrice professionista, nel senso che prima o poi riuscirò a pubblicare seriamente. Ho già pubblicato una volta con una casa editrice che chiedeva il contributo (anche se allora credevo che l’acquisto di un certo numero di copie non lo fosse); tutto sommato è stata un’esperienza non proprio negativa e un giorno ve ne parlerò più dettagliatamente. Ma nel mio futuro voglio trovare una casa editrice che voglia veramente pubblicare quello che scrivo, che abbia il coraggio di investire su di me. E voglio pubblicare racconti su riviste e raccolte. Nel mio futuro il mio nome circolerà e verrà associato alla definizione di scrittrice. Per raggiungere questi obiettivi sto lavorando: leggo molto, scrivo quando posso (sì, lo so dovrei scrivere ogni giorno, ma qui dovrei aprire un lungo paragrafo) e faccio ricerche per il romanzo della mia vita. Sì, perché in testa ho diverse storie che girano, ma un progetto fisso da moltissimi anni. Questo romanzo l’ho iniziato a scrivere più volte e solo ora, forse, sembra prendere forma per essere davvero una cosa interessante.

Se io fossi il mio lettore
Come lettrice sono molto difficile. Difficile nel senso che dei molti libri che ho letto la percentuale di quelli che mi sono piaciuti è piuttosto bassa: o per il modo di scrivere o per la storia o altro, difficilmente mi soddisfano completamente. Inoltre, non saprei proprio dire che lettrice sono. Spazio da un genere all’altro, senza una regola, casualmente a seconda dell’umore. E credo che quest’ultimo incida anche sull’apprezzamento finale del libro o del racconto che ho appena letto. Non leggo gialli, ne ho letto pochissimi; non mi piacevano, forse perché li ritenevo banali (ndr. “tutti scrivono gialli”); ora invece sta nascendo in me il desiderio di colmare questa mia lacuna, perché ora sento di non essere completa.
Quando scrivo penso sempre al lettore: cosa penserà, qui lo voglio sorprendere, chissà se capisce quello che voglio dire, ecc. Ma sinceramente se dovessi dare un giudizio obiettivo dei miei scritti non saprei farlo: troppo presa dalle emozioni che mi suscita lo scrivere!

Risultati
I risultati fin’ora non sono stati molti. Rimando a quello che ho scritto sul post “Il silenzio mi uccide”.
Sicuramente continuerò a pubblicare racconti sul blog, facile ed immediato (e poi ha davvero bisogno di essere aggiornato una volta ogni tanto), ma in questi ultimi giorni pensavo che per trovare una platea di lettori più ampia forse mi converrebbe inviare i miei racconti a editori che pubblicano racconti su riviste o raccolte, come ad esempio “Toilet” o "Writers Magazine Italia”; in questo modo, forse, riuscirei anche ad ottenere un giudizio professionale sui miei scritti. Riprenderò anche in considerazione la partecipazione a concorsi on-line e non, anche se la ricerca di quelli seri porta via tempo ed energie.

Inventa te stessa
A volte mi sono chiesta come certi pseudo scrittori abbiano fatto a diventare famosi. Mi è capitato di leggere roba che decisamente è peggio di quello che scrivo io, ma che ha trovato un editore e, peggio ancora, un certo pubblico. Mi chiedo se anche lo scrittore non debba fare un lavoro di marketing e farsi conoscere prima come personaggio e poi come scrittore (se ci tiene ad essere apprezzato per la qualità di quello che scrive e non solo per diventare famoso, che altrimenti gli basta diventare comparsa alla televisione)…
Lascio i puntini di sospensione perché per il momento è solo un pensiero veloce che mi è passato per la mente, ma vorrei sapere cosa ne pensate voi e aprire un dialogo.

martedì 12 febbraio 2013

LA SCRITTRICE ABITA QUI di Sandra Petrignani

Entrando nelle case delle sei scrittrici più famose del '900 la Petrignani entra nella loro intimità; descrive le loro case, ma anche la loro vita privata e prettamente personale, così distante dal mondo pubblico del loro mestiere. E così, attraverso stanze ed oggetti, entriamo nella casa di Nuoro della severa Grazzia Deledda, in quella della viaggiatrice e stravagante Marguerite Yourcenar sull'isola di Mount Desert, in Francia a Saint-Sauveur-en-Puisaye nella casa della sensuale Colette, in quella dell'esotica Alexandra David-Néel in Provenza, nella dimora svedese di Karen Blixen il cui cuore era rimasto in Africa, ed infine nella villa di Monks dell'introversa e fragile Virginia Woolf.
Un viaggio tra edifici che ci porta a guardare dentro abitazioni quasi come dei voyeuristi carpirne i rapporti privati, i sentimenti profondi e i segreti più intimi di queste grandi scrittrici.

venerdì 8 febbraio 2013

Il silenzio mi uccide

Daniele Imperi ci invita a liberare la nostra scrittura, incitandoci a divulgare i nostro scritti (Rendi la tua scrittura un successo). Personalmente questo è un passo che ho già fatto: ho aperto il mio blog proprio per questo, per farmi leggere e conoscere ad un pubblico il più vasto possibile. Ma non solo, l’ho sempre dichiarato e rimarrà la mia principale motivazione: ho deciso di mettermi in gioco e di pubblicare i miei scritti alla ricerca di critiche e di persone che avessero voglia di smontare i miei racconti pezzo per pezzo; non perché sia masochista, ma perché sono fermamente convinta che solo i giudizi poco bonari ti permettono di crescere e migliorare.
Nell’ultimo mese, ho addirittura creato un e-book scaricabile gratuitamente, convinta che la forma cartacea faciliti maggiormente la lettura. Di questa stampa, poi, ho distribuito un po’ di copie a conoscenti e so per certo che alcune di esse hanno anche girato per altre mani.
Il risultato? Silenzio. Sì, silenzio assoluto non un commento positivo, né tanto meno uno negativo. E vi garantisco che per me questa indifferenza è sinonimo di un pessimo risultato: non sollevare neanche una minima reazione. Tutto questo silenzio sta uccidendo la mia anima di scrittrice!
E visto che ci sono, veniamo alla frase che Daniele di chiede di citare e di fare propria.
A me piace molto l’aforisma di Goethe: “Gli scrittori originali dei nostri giorni non sono quelli che portano qualcosa di nuovo, ma quelli che sanno dire le cose risapute come se non fossero mai state dette”; mentre dovrei farmi propria la frase di Plinio il Vecchio: “Nulla dies sine linea – Non lasciare passare neanche un giorno senza scrivere una riga”.
La prima perché ormai al giorno d’oggi tutto è conosciuto, o conoscibile, da tutti e pertanto sono davvero pochi i temi originali da poter affrontare, ci rimane solo quello di mostrarli in modo insolito, evidenziarne alcuni aspetti o guardarli da un altro lato; la seconda perché farebbe davvero un gran bene alla mia scrittura!

martedì 5 febbraio 2013