mercoledì 30 dicembre 2015

Un anno di libri

Mi sono sempre ritenuta una forte lettrice, ma non ho mai potuto quantificare le mie letture, finché con l'inizio del 2015 ho deciso di tenere il "Quaderno dei libri", dove segnare titolo, autore, faccina di gradimento e, in alcuni casi, ricopiare le frasi che mi hanno in qualche modo colpito.
Quest'anno posso proprio fare un bilancio di letture. Qui di seguito vi riporto l'elenco. Sono esclusi tutti i testi che, per qualche motivo, non ho letto per intero, quelli che non ho portato a termine, quelli consultati per ricerche e per lavoro e tutti i libri e libricini letti alle mie bambine (anche se forse Il Mago di Oz e Il viaggio del mondo in 80 giorni potevano essere inclusi).

1) Ragazzi non siete speciali!, David McCullough Jr;
2) Il romanzo dei Windsor, Antonio Caprarica;
3) Nuovo dizionario delle cose perdute, Francesco De Gregori;
4) Una lacrima color turchese, Mauro Corona;
5) Agli antipodi di Marlowe, Frank Spada;
6) 101 storie sul Friuli che non ti hanno mai raccontato, Mariachiara Davini;
7) Shelley, Keats e Byron - I ragazzi che amavano il vento, a cura di Roberto Mussapi;
8) Paese d'ottobre, Ray Bradbury;
9) Un favoloso appartamento a Parigi, Michelle Gable;
10) Scrivere un libro (e farselo pubblicare), AA.VV. (e-book);
11) La gatta che vedeva le streghe, Stefania Conte;
12) Scrivere un libro che conquista dalla prima pagina, AA.VV. (e-book);
13) A scuola di giallo, Camilla Läckberg (e-book);
14) Terre Rare, Sandro Veronesi;
15) L'autorità perduta, Paolo Crepet;
16) La manomissione delle parole, Gianrico Carofiglio;
17) Addio bocce, Andrea Vitali (e-book);
18) La mia patria è il mondo intero, Elisabetta Pozzetto;
19) La via delle parole, Grazia Gironella;
20) Magellano e il maginete, Guido trombetti;
21) Il libro dei ricordi perduti, Luisa Walters;
22) Il mestiere di scrivere, Raymond Carver;
23) Longsbourn House, Jo Baker;
24) Forty, Annachiara Capuzzo;
25) L'ultimo canto dei codirosso, Stefania Conte;
26) Il minotauro, Benjamin Tammuz;
27) Per altri sentieri, Angela Di Bartolo;
28) Il tai e l'arte di girovagare in motocicletta, Flavio Santi;
29) Il medaglione, Andrea Camilleri;
30) Lo scopriremo solo scrivendo, Francesca Di Muzio;
31) Non tutto è come sembra, Ornella Nalon;
32) Il bar sotto il mare, Stefano Benni;
33) Per una cipolla di Tropea, Alessandro Defilippi (e-book);
34) Polvere, Francesco Mastinu;
35) Il caso dei libri scomparsi, Ian Sanson;
36) Te creto, Omar Bitussi;
37) Breve storia del libro (a modo mio), Andrea Kerbaker;
38) Cercatori di meraviglie, Amedeo Balbi;
39) Parigi è sempre una buona idea, Nicolas Barreau;
40) Seta, Linda Kent (e-book);
41) La vita è un viaggio, Beppe Severgnini;
42) Olivia, ovvero la lista dei sogni possibili, Paola Calvetti;
43) L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome, Alice Basso;
44) Adesso Blog! Le 22 (immutabili) leggi del blogging, Daniele Imperi.

Come potete notare, le letture del 2015 si diversificano molto tra di loro e mi rendo conto di non seguire nessuna regola o filo conduttore se non l'ispirazione del momento.
Ho letto romanzi, manoscritti e raccolte di racconti, scrittori emergenti e autori molto noti; ci sono state letture piacevoli, sorprese interessanti e delusioni; alcune letture hanno rappresentato ore di svago, altre sono state utili e formative. La scelta di un libro è stata dettata dalla curiosità per un titolo o una copertina, un moto d'istinto in libreria (mi piace pensare che a volte siano proprio i libri a chiamarmi) o perché il libro era scritto da un blogger che seguo. C'è stato anche qualche e-book, scaricato gratuitamente per sperimentare anche questa nuova forma di lettura, anche se continuo a preferire il libro cartaceo, con la sua consistenza e il odore.

Ora tocca a voi. Cosa vi sembra il mio elenco? Avete condiviso qualche lettura con me? Quali sono state invece le vostre?

giovedì 10 dicembre 2015

Aspirazione


"Eccolo che arriva: piccolo, fragile, consumato dai suoi mille desideri, dalle sue mille disperazioni, amarezze, e vestito come un ragazzo di un college. Sai quei tipi svelti, sportivi, che giocano a baseball e fanno l'amore nelle automobili. Pullover nocciola, con la tasca di cuoio all'altezza del cuore, pantaloni di velluto a coste nocciola, un po' stretti, scarpe di camoscio con la gomma sotto. Non dimostra davvero i quarantaquattr'anni che ha. Per ritrovarli, quei quarantaquattr'anni, deve andare verso la finestra dove la luce si abbatte spietata sul viso e schiaffeggia quegli occhi lucidi, dolorosi, quelle guance scarne, appassite, la pelle tesa agli zigomi fino a rivelare il suo teschio. Per la stanchezza, suppongo."

Ecco, finché non riuscirò a scrivere così non avrò pace!

Non vi rivelo ancora chi l'ha scritto, voglio vedere se indovinate. Vi do comunque un piccolo indizio: la persona che ha scritto questo brano non è nota per scrivere narrativa.

lunedì 7 dicembre 2015

ScrivereGiocando - Natale 2015

Non c'è nulla di più natalizio che immergersi nelle sue atmosfere! 
Così, se già ne sentite lo spirito, vi invito a leggere la pagina dedicata di Morena Fanti (alla quale seguirà tra qualche giorno anche la webzine), che per il secondo anno mi ha gentilmente ospitato con un racconto!
Buona lettura... perché gli auguri ve li faccio più in là!




domenica 22 novembre 2015

Vacanze romane senza letteratura

Quando parto per un viaggio mi piace informarmi sul luogo dove mi recherò, non solo dal punto di vista turistico, ,a anche da quello letterario. Mi piace immergermi nelle atmosfere dei luoghi che andrò a visitare. Così, per esempio, quest'estate quando sono andata in crociera nel mediterraneo orientale e ho raggiunto Istanbul, ho letto Istanbul di Orhan Pamuk e poi mi sono immersa nella lettura esotica de Il minotauro di Benjamin Tammus, gentilmente suggerito da Ivano Landi.
La settimana scorsa, dopo ben sette anni, sono tornata a Roma, meta che in passato, per molti anni, ha rappresentato una tappa annuale. Questa volta non ho ritenuta necessario immergermi precedentemente in libri d'arte o letture romane, certa di non averne bisogno, vista la conoscenza che ho della città. Mi chiedo se anche questo fatto abbia contribuito ad un soggiorno romano non molto piacevole.
Anche voi ci preparate ad affrontare un viaggio attraverso la lettura?

domenica 25 ottobre 2015

Al ladro!

Angela Guardò il nome sul display del cellulare prima di rispondere, senza smettere di lavorare. Aveva una consegna urgente ed era in ritardo.
«Ciao.»
«Ciao...» Rispose Diana con voce esitante.
«Cos’è successo?»
«Qualcuno dev’essere entrato in casa mia...»
«Cosa?! Hai avuto i ladri?» Angela aveva smesso di digitare al computer per concentrarsi sull’amica.
«Non proprio...»
«Cosa vuoi dire... hai trovato qualcuno dentro casa?»
«No. Ma qualcuno mi ha rubato il coltello, quello che tengo nello zoccolo, il più grande!»
Angela riprese a lavorare alla sua relazione.
«Lo avrai messo in qualche cassettino.» Disse con voce annoiata.
«No, no. L’ho cercato dappertutto e non l’ho trovato. Sono sicurissima che l’avevo messo dentro allo zoccolo l’ultima volta che l’ho usato.» Diana aveva una voce preoccupata.
«Vedrai che salta fuori quando non lo cerchi...»
«Sarà... ma sono convinta che qualcuno me l’abbia rubato!»
«Chi? La donna delle pulizie che nemmeno hai?»
«Spiritosa...»
«Ah, io spiritosa?! Mi vuoi dire che qualcuno è entrato dentro casa tua, solo per rubarti un coltello? Nemmeno fosse d’oro!»
«Eppure...»
«Tu sei fuori!» Tagliò corto Angela, meravigliandosi delle idee strampalate che a volte aveva la sua amica.

Erano trascorsi solo pochi giorni da quella telefonata tra amiche, quando Diana ricevette una visita.
«Polizia! Apra signora!»
Con il cuore in gola Diana aprì la porta d’ingresso e si trovò davanti due uomini nell’inconfondibile divisa blu.
«Agenti, è successo qualcosa?»
«Può seguirci in commissariato?»
«Di cosa sono accusata?»
Gli agenti non risposero e Diana seguì i due uomini in divisa.
Il Commissario l’attendeva seduto alla sua scrivania di metallo grigio. Chiese conferma alla donna delle sue generalità e poi le chiese: «Dove si trovava due giorni fa a quest’ora?»
«Ero a casa... ma si può sapere cosa succede?»
«Ha qualche testimone che può confermarlo?»
«No... ero sola...»
Allora il Commissario aprì il cassetto alla sua destra e ne estrasse una busta trasparente contenente un coltello con evidenti tracce di sangue.
«Sembra il coltello che mi hanno rubato!» Esclamò sorpresa Diana.
«Che le hanno rubato? Immagino abbia sporto denuncia!» Gli rispose l’uomo con voce divertita.
«Comunque mi conferma che è suo?»
La donna fece un cenno affermativo con il capo.
«Ne è davvero certa?»
«Sì. Vede qui sul manico quella macchia di colore verde? È una macchia di smalto... credevo fosse asciutto e invece ho rovinato il manico del coltello e ho dovuto togliere lo smalto dall’unghia e rimetterlo daccapo...»
Il Commissario, quasi incredulo, sorrise sotto i baffi, felice di aver risolto un caso in così poco tempo.
«Bene. Allora ammette che è suo... potevamo risparmiarci il controllo delle impronte... Lei è in arresto!»
«Come?! Ma con quale accusa? Io non capisco...» Diana si alzò dalla sedia agitata.
«Ma per l’omicidio della signora Giuditta! Ovviamente!»
«Ma io non ho ucciso nessuno! Mi deve credere! Non so nemmeno chi è questa signora!»
Il Commissario si limitò a fare un cenno del capo ad uno degli agenti presenti, che fino ad allora era rimasto immobile in silenzio dietro Diana, per farla accompagnare in cella.

Una settima prima, Stelvio si era introdotto a casa della sua ex moglie, della quale aveva ancora una copia di chiavi. Non aveva toccato nulla, si era limitato ad entrare in cucina e sottrarle il suo coltello preferito: grande e ben affilato.
Indossava i guanti per non lasciare le proprie impronte sull’oggetto e lo aveva riposto dentro un sacchetto di plastica trasparente, di quelli che si usano per conservare i cibi nel congelatore.
Il suo era un piano ben escogitato. Con il coltello aveva sgozzato la sua amante, della quale si era ormai stancato, ma che non voleva sentire ragioni di lasciarlo in pace. Era certo che le accuse sarebbero ricadute direttamente su Diana. Alla polizia non ci sarebbe voluto molto per capire chi fosse la proprietaria dell’arma e trovare il movente: anche dopo tre anni di separazione dal marito, la donna gelosa aveva fatto fuori l’amante del marito.
Poco importava se era stata proprio Diana a scacciare il marito e a chiedere il divorzio.
E non si sbagliava: nessun poliziotto, per quanto bravo, avrebbe cercato un altro colpevole, quando aveva già trovato l’assassino che cercava.

martedì 13 ottobre 2015

Ancora una piccola intervista

Lo so, sono un po' assente, ma mi farò perdonare.

Intanto gustatevi quest'altra intervista sul sito di Laura Bassutti sul suo blog Parliamo Di Libri, dove potrete approfondire la mia conoscenza e quella del mio ultimo libro.




venerdì 25 settembre 2015

Piccola intervista

Oggi mi trovate ospite nel caffè letterario de Gli scrittori della porta accanto:

Gli scrittori della porta accanto: Intervista all'autore emergente Un caffè con Angél...: Oggi il nostro caffè letterario è ben lieto di presentarvi un volto nuovo della letteratura italiana: è con noi Angélique Gagliolo. Conos...


lunedì 14 settembre 2015

E dopo la pubblicazione?

Arrivi finalmente alla tanto desiderata pubblicazione e per un certo periodo cammini a un metro da terra. Sei felice come non mai e sei certo che il tuo libro avrà un discreto successo. Sprechi anche tanta energia per auto-promuoverti, togliendo tempo e vitalità alla famiglia e alla tua passione per la scrittura, perché quel nuovo progetto può attendere intanto che culli l’ultima tua creatura che finalmente ha visto la luce.
Ovviamente hai pubblicato con una piccola casa editrice, perché quelle grandi non ti hanno degnato nemmeno di una risposta, ma ti accontenti perché sei disposto a fare la così detta “gavetta”. E l’editore è stato onesto, ti ha avvertito che non devi aspettarti miracoli, che il mondo dell’editoria è duro e non è facile smerciare scrittori esordienti, e che se vuoi vedere un po’ di risultati devi rimboccarti le maniche e cercare tu i contatti per promuoverti. Ti ha anche detto che lo puoi contattare quando vuoi per chiedere consigli, ma di non stressarlo chiedendogli continuamente conto delle vendite. E tu accetti: ha ragione, ti dici, non posso aspettarmi che faccia tutto lui, è giusto che mi rimbocchi le maniche anch’io, e se siamo in due a muoverci ci sono maggiori possibilità di riuscire a vendere il libro, perché è vero più se ne parla in giro e più sono le probabilità di farsi conoscere.
Così cominci con acquistarti le tue copie da vendere, distribuire o, a volte, regalare. E qualche piccolo, minuscolo, segnale di movimento da parte dell’editore anche lo scorgi, insomma non sta proprio con le mani nelle mani nemmeno lui. E tu intanto ti muovi, violenti il tuo carattere schivo e ti fai più sfacciato, cominci a parlare a tutti del tuo libro, ti crei pubblicità, una pagina facebook, o chissà cosa ti è venuto in mente durante le tue tanti notti insonni. Diventi un novello propinatore di cultura. Certo il fatto di non sapere quante copie vengono vendute un poco di pesa; hai la certezza solo di quello che smerci tu.
Timidamente chiedi informazioni a edicole e librerie e scopri che il distributore non è nemmeno passato. Allora chiedi, sforzando la tua normale indole, non è che posso lasciare io il libro in conto vendita, ma non tutti accettano, solo distributore dicono, anche se in vetrina hanno libri privi di codice ISBN e stampati nella locale tipografia, o chi accetta pretende una percentuale alta, che mangia ogni tuo margine. E la frustrazione che ti assale viene alimentata dalle richieste di amici, conoscenti o amici degli amici, che ti chiede dove diavolo si trova il tuo libro. Quindi, ti dici, la pubblicità ha funzionato, ma se poi il libro non si trova da nessuna parte hai lavorato per niente, perché non tutti acquistano i libri on-line e molti comprano il volume se lo trovano lì subito a disposizione, altrimenti pazienza, in fondo non gli cambia l’esistenza se non ce l’hanno.
Ne parli all’editore, che come risposta ti riversa addosso le sue di frustrazioni e ti parla di numeri e di bollette, di problemi con i distributori, ecc. Potresti anche rassegnarti, si vede che il mondo dell’editoria è davvero difficile, anche se la vocina che hai dentro continua a sussurrarti che se il libro fosse in libreria, almeno nelle librerie dove è ambientata la vicenda, un po’ venderesti. A rafforzare la tua idea c’è quel libro, che non è il famoso Grey, ma che trovi ovunque, e di cui tutti parlano nella tua zona, anche i non lettori, perché lo trovano sotto gli occhi ogni giorno, persino in merceria, e ti dici perché il suo sì, che tra l’altro hai letto e non è questa gran cosa, e il tuo no?
Ah, sì, giusto, perché lei il piccolo editore l’ha sposato… ma il distributore?!?

mercoledì 9 settembre 2015

Con una penna in mano

Colgo l'invito di Marina, per raccontarvi com'è entrata a far parte della mia vita la scrittura.

Da che ho memoria ho sempre avuto in mano una penna. Ho un’immagine del mio passato, quando ero ancora piccola, d’estate seduta davanti l’uscio della casa, sui gradini e all’ombra, con una vecchia agenda di quelle che ti regalavano le banche e che mia mamma non aveva utilizzato, e io imperterrita a riempire pagine e pagine di segni. Non parole, non lettere, ma segni che mi sembravano scrittura. Alle elementari avevo un diario, dove annotavo le cose che per me erano importanti (qualche anno fa l’ho riletto e che risate!). Alle medie sono arrivati i primi racconti e ho perfino iniziato un romanzo, che ovviamente è rimasto incompiuto. Allora avevo davvero una gran bella fantasia: descrivevo mondi inesistenti dalle forme insolite, mondi fantastici, extraterrestri e chissà cosa, solo le storie vacillavano un po’. La mania dei racconti è rimasta fino al secondo anno del liceo, quando li portavo all’insegnante di italiano per correggerli. Poi ha avuto un improvviso moto di arresto, sostituita da altri interessi, tipici di quell’età.
Più grandicella ho ripreso a scrivere, ma ahimè con meno fantasia. Da adulti ci si auto-pone troppi limiti, ci si fa continuamente delle domande sul testo che si sta redigendo, confinando molto la spontaneità in un recinto di false verità. A volte vorrei ritrovare quella fantasia illimitata che avevo da giovane e riuscire a scrivere senza pormi domande, senza porre confini fisici e storici agli avvenimenti. Vorrei davvero che la mia scrittura in prima battuta procedesse spensierata come un tempo, lasciando le domande e le limature alla fase di revisione: sono certa che verrebbero fuori cose interessanti.
È indubbio, però, che la scrittura mi ha sempre accompagnato nella vita e credo lo farà sempre, forse con alcune pause, ma il vero amore non lo puoi tenere per sempre lontano!

mercoledì 2 settembre 2015

Alla fine dell'estate

Le mie vacanze sono ormai più che dimenticate e per lo più non sono state così benefiche come preventivato. Al rientro non ho avuto quella sferzata di energia che mi aspettavo, solo una gran voglia di novità, ma senza quella convinzione che mi spingesse a cercarle. Ad ogni modo non sono stata con le mani in mano. Ho cercato davvero di promuovere il mio libro, ma credo di aver solo sprecato inutilmente energie. Non sono una venditrice. Anzi non sono proprio fatta per espormi in alcun modo alle attenzioni altri, ma ho tentato e a volte anche ci sono riuscita a contrastare questo mio carattere schivo! Ad ogni modo ho provato e non ho rimpianti. Mi mancano solo conferme… nel senso che mi piacerebbe sapere se il libro ha venduto almeno un paio di copie. Conosco solo il numero di copie che ho smerciato personalmente e il numero di librerie dove, ahimè, non ho trovato in vendita il libro... Non molto confortante.
Però sono piuttosto avanti con il nuovo romanzo. Scrivere rimane il mio rifugio! Ho ancora molto da lavorarci, ma è bello vedere aumentare le pagine e notare che tutto sembra filare come vorrei. Come al solito scelgo sempre le cose più complicate. L’idea di questo romanzo nasce da una leggenda appena accennata e che in realtà non trova conferma nella realtà, ma mi sono chiesta: “E se fosse vera? Cosa succede dopo?”. E così ho iniziato a scrivere, peccato che c’è molto lavoro di ricerca da fare, sia in ambito storico, sia per l’argomento: siamo alla fine del 1700 e arrivano i primi orologi.
E poi ci sono le letture, che all’inizio dell’estate hanno avuto un vertiginoso calo, ma che ora hanno ripreso il ritmo consueto. Come scelgo le letture? A caso, seguendo l’ispirazione del momento, per istinto, alla ricerca di qualcosa di nuovo lontano dalle mode. Proprio ieri una mia amica mi ha detto: “Lo sai, ho iniziato anch’io a scegliere i libri come li scegli tu e ora mi trovo a leggere cose strane ma interessanti, che non avrei mai letto prima!”. Bene, questa è stata una vera soddisfazione!

lunedì 24 agosto 2015

martedì 18 agosto 2015

Dovresti scrivere di più

Questa affermazione, che mi sono sentita rivolgere più volte in quest’ultimo periodo (in modo più o meno diretto) potrebbe essere interpretata in diversi modi.
In prima battuta potrebbe essere una richiesta di nuove storie. In effetti, ultimamente scrivo davvero pochi racconti. Un po’ perché hanno un target di lettori minore. Ho notato una scarsa curiosità nel mio blog per i racconti, anche se di fatto rappresentano il mio portfolio. Poi perché sono poche le case editrici che pubblicano racconti, con la motivazione che i racconti non vendono (ma non era la poesia?). Credo sia per questi motivi che preferisco dedicare più tempo al nuovo romanzo.
Ma potrei scrivere di più nel senso di dare maggior spazio alla descrizione di ambienti e sentimenti all’interno delle mie storie. Una volta ho letto su un blog un post in cui la lettrice affermava che per lei contano molto anche le dimensioni del libro che acquista. Affermava che non acquista mai libri piccolini. Io da lettrice non sono così drastica, perché all’interno di un libricino potrebbe esserci davvero una bella storia e ben scritta. Ma sono consapevole che le dimensioni contano per molti lettori (è vero anche il contrario, molti si lasciano spaventare delle troppe pagine!).
Un paio di amiche mi hanno detto che avrebbero voluto legge in 1976 – L’urlo dell’Orcolàt qualcosa in più sui protagonisti e sulla loro storia d’amore. Io volutamente l’avevo lasciata un po’ al margine della vicenda, perché volevo parlare del terremoto e delle sue conseguenze nella vita della protagonista. Ma sapere che in un certo senso ho lasciato un senso di amaro in bocca ai miei lettori, mi rattrista un po’ e mi spinge a pormi delle domande. Potrei riparare scrivendo un sequel, sarebbe un’idea, ma di sicuro non la soluzione. Posso solo prendere nota delle critiche per migliorarmi in futuro.
Da lettrice, invece, adoro molto le descrizioni ambientali, ma come scrittrice tendo a tralasciarle, timorosa di annoiare il lettore. Quando scrivo ho sempre paura di dilungarmi troppo e mi chiedo continuamente se sono davvero necessarie tante descrizioni e precisazioni. Opto per il taglio e lascio spazio alla fantasia del lettore… ma forse troppo?
Lo chiedo a voi: sono davvero troppo avara nella mia scrittura? Dopo aver letto qualcosa di mio, cosa provate?

mercoledì 12 agosto 2015

Dietro le quinte de "1976 - L'urlo dell'Orcolàt" - Gemona del Friuli


Quella che vedete nella foto qui sopra è Gemona del Friuli, piccola cittadella storica ai piedi delle Prealpi Carniche. È stata un importante borgo medievale; a ricordarcelo c'è il suo centro, con i suoi pittoreschi angoli, i sottoportici, il rinascimentale Palazzo Comunale, l'imponente e scenografico Duomo romanico-gotico di Santa Maria Assunta, uno dei monumenti religiosi medievali più importanti della regione Friuli Venezia Giulia e, sul colle a dominare la piccola città, il Castello, da poco completamente ricostruito dopo il sisma del 1976.
È qui che ho ambientato il mio romanzo breve 1976 - L'urlo dell'Orcolàt, perché qui che si sono registrati i danni maggiori e il numero maggiore di vittime a causa del terremoto, ma soprattutto perché è qui che si è vista maggiormente la forza e la determinazione del popolo friulano che si è rimboccato le maniche e ha ricostruito da solo ("di besoi") i palazzi e le case, senza piangersi addosso e riservando le lacrime  per i momenti privati, lontano da occhi estranei, diventando un modello da copiare.

martedì 28 luglio 2015

Ragno Cocò

Il ragno Cocò non era una ragno come tutti gli altri. Era un ragno vegetariano. Per cui non mangiava altri insetti e costruiva la sua ragnatela solo per fermare piccoli animali e poterli conoscere. Era, infatti, un ragno molto curioso e ansioso di fare nuove amicizie.
Costruì la sua ragnatela sulla finestra di una vecchia casa e vi rimase impigliata una mosca. La poverina cominciò subito a piangere e a chiamare aiuto.
«Non ti preoccupare. Non voglio farti del male!» Cercò di tranquillizzarla il ragno Cocò. Ma la mosca non gli credette.
«Voglio solo conoscerti. Facciamo così: io ti libero e poi tu ti fermi a fare due chiacchiere con me.»
La mosca, ancora in lacrime, fece un cenno di sì con la testa. Il ragno Cocò, come promesso, la liberò. Non fece nemmeno in tempo a slacciare l’ultimo filo, che la mosca volò via veloce.
Il ragno Cocò ci rimase molto male. Costruì, allora, una ragnatela tra i fili dell’erba. Subito vi rimase impigliata una formica. La formica spaventata cercò di liberarsi e chiamò aiuto.
«Non ti preoccupare. Non voglio farti del male!» Le disse il ragno Cocò.
«Non è vero: tu vuoi mangiarmi!» Le rispose la formica battagliera.
«Voglio solo conoscerti. Io ti libero e poi tu ti fermi a fare due chiacchiere con me.»
«D’accordo. Liberami!» Gli rispose la formica.
Il ragno Cocò, ricordandosi della mosca, le chiese conferma: «Mi prometti che non scappi via, appena ti libero?»
«Te lo prometto.»
Ma non appena il ragno Cocò ebbe sciolto l’ultimo filo, la formica si mise a correre e si allontanò veloce, senza voltarsi indietro.
Anche questa volta il ragno Cocò ci rimase male. Decise però di riprovarci e costruì una ragnatela tra due alberi.
Ben presto vi rimase impigliata una farfalla colorata, che non provò a liberarsi perché aveva paura di rovinarsi le delicate ali, ma si mise a piangere disperata.
«Ciao.» Le disse il ragno. «Io sono Cocò e tu chi sei?»
Ma la farfalla in lacrime non gli rispose.
«Non piangere. Non voglio mangiarti, voglio solo fare la tua conoscenza.»
«I ragni mangiano le farfalle…» Sussurrò con un filo di voce la poverina.
«Facciamo così,» le disse il ragno Cocò, «tu mi rispondi e poi io ti libero.»
«Me lo prometti?»
«Promesso. Cocò mantiene le promesse!»
La povera farfalla non aveva scelta, doveva fidarsi della promessa del ragno.
«Io sono una farfalla e mi chiamo Lalla.»
«E dove vivi?»
«Laggiù, tra i fiori.»
«Sembra un bel posto.» Disse ragno Cocò. «È colorato come le tue ali. E cosa mangi?»
«Il nettare dei fiori.»
«Ed è buono?»
«Buonissimo. A me piace davvero molto. Ora mi liberi?»
«Certamente. Cocò mantiene le promesse!»
Quando ragno Cocò sciolse tutti i fili, Lalla volò via. Cocò le urlò dietro: «Grazie per aver parlato con me!»
La farfalla Lalla allora ritornò indietro e gli chiese se aveva voglia di assaggiare il nettare dei fiori. Il ragno Cocò la seguì volentieri e subito i due diventarono ottimi amici.

Se un giorno vi capitasse di vedere un ragno volare sul dorso di una farfalla, saprete di aver incontrato il ragno Cocò e la farfalla Lalla.

mercoledì 22 luglio 2015

La giungla delle pubblicazioni – Facciamo il punto

Chattando su facebook con un conoscente, che mi chiedeva informazioni in merito ad una possibile pubblicazione delle proprie poesie, mi sono resa conto che esistono più modi per arrivare alla pubblicazione e che non è facile prendere una decisione in merito.

Ho deciso quindi, di fare un po’ il punto della situazione e analizzare brevemente le varie possibilità per chi vuole provare a pubblicare i propri scritti.

Tipografia
La tipografia offre semplicemente il servizio di stampa, senza leggere né valutare cosa viene scritto all’interno del libro. Non offre nulla di più: non valuta il testo, non offre un servizio di editing né di grafica. L’impaginazione e la scelta della copertina rimangono a carico dello scrittore, così pure la diffusione e la promozione del libro. Tale servizio ha un certo costo, che varia a seconda del prodotto finale, della carta usata, del formato, del numero di pagine, del numero di immagini. Si parla comunque di diverse centinai di euro. Il guadagno che lo scrittore può dipende da quante copie riuscirà a vendere da solo e dalla differenza tra il costo della stampa e il prezzo di copertina:più è alta la differenza, più è alto il guadagno potenziale (perché bisogna vendere tutte le copie). In realtà, però, più costa il libro e più è difficile venderlo.
La tipografia fornisce solo una stampa cartacea, non è prevista la realizzazione di e-book.

Self publishing
Si potrebbe definire una tipografia più evoluta. Per lo più si tratta di un servizio offerto on line. Per il self publishing vale tutto quanto detto in merito alla tipografia, con la differenza che il servizio costa di meno e che è possibile realizzare anche gli e-book.

Editore
L’editore valuta il testo e, se decide di pubblicarlo, lo edita, lo impagina, crea la copertina, lo distribuisce e ne cura la promozione. L’autore non sborsa un euro. Se si accontenta, si riposa sugli allori e aspetta i guadagni, che però, sono molto irrisori: si parla dell’otto, dieci per cento sul prezzo di copertina (al netto dell’IVA) dei libri venduti. Se non si accontenta del lavoro di diffusione dell’editore può acquistarsi delle copie a prezzo scontato da smerciare da solo e per autopromuoversi. Sì, perché scrivere non basta per vendere. Più è piccola la casa editrice e minore sarà l’impatto delle sue promozioni e della distribuzione. Ormai quasi tutte le case editrici prevedono la realizzazione anche dell’e-book.
L’unico neo è che la pubblicazione non è sempre garantita: bisogna tenere bene a mente che l’editore può rifiutarvi il manoscritto (o cestinarlo senza nemmeno degnarvi di una risposta) se non lo riterrà di qualità o se non conforme alla propria linea editoriale.

Editore a pagamento
Chi chiede un contributo, anche mascherato, per la pubblicazione del vostro testo rientra in questa categoria. Di fatto abusa del termine di “editore” , limitandosi a far da tramite tra voi e la tipografia (!). Lo scrittore si trova a sborsare centinaia di euro per un lavoro che, diciamolo, poteva fare da solo. L’editore a pagamento propone una veloce e sommaria revisione del testo e una copertina. Ma, tutelato comunque dal vostro contributo, non curerà in alcun modo le due cose. Le uniche copie vendute saranno quelle che lo scrittore venderà da solo, per cui il guadagno sarà la differenza tra quello che ha speso e quello che ha incassato. La differenza tra questa tipologia di pubblicazione e il self publishing è che un soggetto terzo guadagna sulle vostre spalle senza offrirvi concretamente un servizio, per di più vi lega con un contratto che vi toglierà i diritti della vostra opera e, nel caso riusciate ad avere successo, si beccherà una bella fetta sui diritti d’autore. Difficilmente è prevista la realizzazione dell’e-book.

Per sintetizzare:
Tipo di pubblicazione
Certezza di pubblicazione
Editing e grafica
Distribuzione e promozione
Costo per l’autore
Guadagno
E-book
Tipografia
SI
Assente
Assente
Totalmente a carico
Differenza tra quanto speso e quanto ricavato dalle vendite in proprio
NO
Self publishing
SI
Assente
Assente
Totalmente a carico
Differenza tra quanto speso e quanto ricavato dalle vendite
SI
Editore
NO
SI
SI
anche se si consiglia anche l’attività di autopromozione
Nessuno
8 – 10% prezzo di copertina dei libri venduti (al netto dell’IVA)
Si
Editore a pagamento
SI
Superficiale
Assente
SI
Spesso camuffato con altri nomi
Differenza tra quanto speso e quanto ricavato dalle vendite
NO


venerdì 17 luglio 2015

Scrittura in vacanza

Quando sono partita per le vacanze ero fermamente convinta di riuscire a scrivere e postare i miei articoletti della domenica #UnMotivoPerLeggere, nonché a procedere con il mio romanzo, se non addirittura a scrivere uno o due racconti.
Lo avrete notato: così non è stato.
Come mi sono messa in macchina ho dimenticato completamente ogni abitudine e pensiero quotidiano, compresa la scrittura. Il quadernetto che mi ero portata in borsa è rimasto lì parcheggiato tutto il tempo. Nemmeno l’incontro con il mio editore e altri scrittori in occasione del PandaFest ha sortito effetti, creativamente parlando. Stesso atteggiamento anche nella settimana di ferie trascorsa poi a casa. Mi sono solo concessa alcune letture: non quante desideravo, ma le Sbilf hanno ancora un’età che richiede la presenza e l’attenzione costante dei genitori.
Ora, lo ammetto con grande rammarico, faccio un po’ fatica a riprendere a scrivere e così mi sono chiesta: se davvero riuscirò mai a lasciare il lavoro per dedicarmi alla scrittura (lo so, sto sognando a occhi aperti), scriverò davvero di più?
Non vorrei, invece, che la mia necessità di scrivere derivi dal bisogno di evadere dalle fatiche e dai pensieri del lavoro…

mercoledì 24 giugno 2015

PandaFest: io ci sarò!

Sabato prossimo (27 giugno) si terrà a Castelfranco Veneto il PandaFest, a cui parteciperò anch’io.
Il mio non vuole essere un post pubblicitario dell’evento, credo che a questo ci abbiano pensato ampliamente l’editore e il manifesto qui a fianco. Voglio, invece, parlarvi di quello che rappresenta per me.
Per carattere sono molto schiva e di fatto è la prima volta che mi presento come scrittrice, anche se sono al secondo volume pubblicato (lo so, questa è stata una grave pecca per la promozione).
Mi troverò per la prima volta a confrontarmi faccia a faccia con altri scrittori e credo, e spero, che saranno presenti anche lettori. Sono a dir poco emozionata, ma sono certa che sarà un’esperienza positiva e di forte crescita, non solo in ambito letterario.
Mi troverò circondata da sconosciuti in un ambiente nuovo, ma credo che l'amore per la scrittura sarà un buon collante per fare nuove conoscenze e intraprendere, chissà, nuovi rapporti.
Devo dire che quando è arrivata la prima mail informativa dall'editore, la prima cosa che ho pensato è stato: «See... Come faccio a partecipare ad un incontro così lontano da casa mia!?» Poi, parlandone con mio marito, avevamo ipotizzato di cogliere l'occasione per concederci un week-end fuori porta con le due piccole Sbilf.
Gli eventi della vita mi hanno portato, infine, ad anticipare di un giorno le vacanze, avvicinandomi al punto di partenza per l'agognato viaggio.
Nella valigia, quindi, oltre ad infilare i libri che o intenzione di leggere (Sbilf permettendo) inserirò anche "Forty - Storie di maternità sostenibile" di Annachiara Capuzzo. È stata una simpatica lettura e sarei lieta di avere la dedica dell'autrice.
Non credo, invece, che mi porterò l'altro libro che ho acquistato tempo fa, di un altro autore Panda, che non sono riuscita a portare a termine. È bello possedere volumi autografati dall'autore, ma sarebbe ipocrita chiederlo dopo aver provato a leggerlo e non averlo apprezzato, nonché imbarazzante se lo scrittore mi chiedesse se mi è piaciuto.
Bene, ora vi saluto: devo preparare le valigie!
Ah! Quasi dimenticavo la penna per gli autografi!