«Allora, cos'è successo?» Chiese il commissario arrivando sulla scena, rivolgendosi in
generale a tutti gli agenti presenti. Gli si avvicinò l’agente P. «Buonasera
Commissario. Hanno rubato la Collana Victoria…»
«E
niente altro?» Chiese quasi meravigliato il Commissario, rendendosi conto solo
allora di trovarsi alla mostra “Gioielli reali: tra lusso e storia”, per cui
tutta la città era tappezzata di locandine e di attenzione mediatica.
«No
signore. Ma ho parlato con il Direttore del museo,» disse indicando un omino
afflitto che parlava con l’agente della sicurezza del museo, «e la collana vale
parecchi milioni di euro, senza parlare del suo valore storico… Insomma, sia
che venga venduto sul mercato nero delle opere d’arte, sia che venga smontato e
venduto per singole gemme, il ladro si sistema per tutta la vita.»
«Cos'ha detto? Il ladro? Come fa ad essere sicuro che si tratti di una sola persona?»
Il commissario conosceva bene l’agente P., non parlava mai a caso e se aveva
detto “il ladro” in modo così convinto, voleva dire che a riguardo aveva
qualche indizio certo. Proprio per questo sulla sua scrivania aveva pronta una
lettera di raccomandazioni per la sua promozione.
«Il
furto è avvenuto con una destrezza unica. Senza interrompere gli allarmi
elettronici ed eludendo le videocamere. Di sicuro un contorsionista o qualcosa
del genere. Assieme all'agente Z. abbiamo visionato la videocassetta di sorveglianza e abbiamo colto un’ombra che si arrampicava su questo spigolo.» E
indicò uno spigolo di pochi centimetri in alto sulla parete alta di fronte la
bacheca che conteneva la Collana Victoria. «Il ladro si è calato dal tetto,» proseguì, dirigendosi verso la finestra e indicando un grande
cerchio tagliato nel vetro, da cui penzolava una corda da alpinista, «e poi vi
è risalito arrampicandosi sulla corda. Una sola persona, perché non aveva
bisogno di complici che disattivassero allarmi o lo aiutassero in alcun modo.»
Sentenziò infine.
Il Commissario si affacciò alla finestra
con la testa nel buco e si ritrasse di colpo: una lieve vertigine dovuta all'altezza.
In cuor suo non poté non avere un guizzo di ammirazione per il ladro.
«Testimoni?»
«La guardia notturna non ha visto niente.
Abbiamo fermato una ragazza, che passeggiava fuori dal museo. La sta
interrogando Z., ma sembra che non abbia visto nulla. Per di qua.»
L’agente P., seguito dal Commissario,
scese le scale con passo atletico fino al piano terra, dove l’agente Z. era
seduto su una panca con una giovane ragazza grassoccia. La ragazza sembrava
molto tranquilla e continuava a scuotere la testa. L’agente Z., non appena si
accorse della presenza del Commissario, gli si avvicinò. «Buona sera
Commissario.»
«’sera. La testimone?»
«Afferma di non aver visto niente… Dice di
essere uscita a fare due passi nella notte, perché soffre d’insonnia…»
«Be’, se il ladro è entrato e uscito dal
tetto è plausibile.» Sussurrò il Commissario. «Prenda le sue generalità e la
mandi a casa. Di certo non è lei!» Aggiunse con una risatina, alludendo alla
forma fisica poco atletica della giovane; i due agenti complici risposero
anch’essi con una risatina.
La ragazza venne congedata e salutò con un
cenno del capo in direzione del Commissario quando con passo lento e pesante
uscì dal museo. I poliziotti ripresero il loro lavoro incuranti.
Una volta fuori dal museo, la giovane
prese una lunga e profonda boccata d’aria. Le piaceva l’aria fresca della
notte. Si fermò a guardare in alto il palazzone del museo e osservò per un
istante la finestra sfregiata dal ladro.
Poi riprese con il suo passo pesante la
sua passeggiata, cercando di avvilupparsi intorno al corpo il giaccone nero,
che a stento si chiudeva attorno alle sue rotondità. Poi, con un sorriso si
mise le mani in tasca e ne toccò il contenuto. Dopotutto il suo aspetto, che
tanto la complessava, aveva i suoi vantaggi: nessuno immaginava la sua grande
agilità da atleta e men che meno il Commissario poteva sospettare che le
prodezze del ladro contorsionista le poteva fare un corpo come il suo. In fondo
la ricompensa per tanti anni di umiliazioni e per la superficialità di tutti
coloro che la giudicavano solo dall'aspetto non era solo quello economico, che
le avrebbe portato la Collana Victoria, ma era lo stupore ebete che di lì a
poco la scoperta dell’identità de ladro avrebbe suscitato. Ma quando ciò
accadde, lei era già lontana.