lunedì 1 luglio 2013

Due notizie al volo più una

Ho già la valigia in mano e scrivo questo post al volo. Non so se dove andrò riuscirò a collegarmi all'etere. Approfitto pertanto di questo minuto per darvi due notizie veloci:
1) sul blog di Barbara Garlaschelli troverete il mio racconto in una riga "Conclusione";
2) sul blog di Daniele Imperi, invece, c'è un post nato dalle mie titubanze di blogger- scrittrice, relativamente ai blog nati come vetrina per i propri racconti.
Ah! Quasi dimenticavo: per il mio rientro dalle vacanze ho in mente un nuovo progetto per questo blog...

martedì 25 giugno 2013

Un blog mai decollato

Scrivo questo articoletto come commento al post di Daniele Imperi "Come tornare a scrivere nel blog".
Ho aperto il mio blog come palestra di scrittura, con lo scopo di trovare dei lettori, possibilmente critici. Il mio intendimento, poi, era quello di parlare delle mie esperienze di scrittrice.
Il mio blog non ha mai sfondato ed in effetti ho perso un po' di entusiasmo i miei post sono sempre più rari e anche i racconti scarseggiano... per fortuna a favore del romanzo che sto scrivendo.
Per attirare lettori e rendere più brioso questo spazio, ho provato anche ad inventarmi giochini tipo "Che libro stai leggendo?", "Inviami la foto della tua libreria" o "Prova anche tu a scrivere un racconto le cui parole iniziano tutte con la S", ma in termini di partecipazione è stata una vera e propria delusione.
Inoltre, l'esperienza come scrittrice è scarsa per cui i post non possono essere più di quelli che ho scritto fin'ora.
È vero che i blog come il mio sono un po' di nicchia, ma è anche vero che che alcuni sfondano, trovando un più che discreto seguito, come ad esempio Briciolanellatte.

lunedì 10 giugno 2013

Tutta colpa dei pregiudizio


Non sopporto più questa situazione. Mi passa perfino la voglia di uscire di casa; me ne starei tutto il giorno rintanato vicino al caminetto a sonnecchiare. Ma a volte è inevitabile e devo concedermi almeno una passeggiatina.
Fa davvero male essere considerato un iettatore.
Perfino la signora Rosy ha sobbalzato alla mia vista oggi. Con la sua vocetta stridula mi ha chiesto scusa: «Con quel passetto vellutato sbuchi all’improvviso e spaventi la gente!»
Poi, mentre mi recavo verso il parco con la speranza di incontrare casualmente Morgana, attraverso la strada sulle strisce pedonali, ma eccolo lì, il signor Coccolo, il nostro vicino di casa, che appena mi vede inchioda la sua piccola utilitaria e, ne sono certo, ha fatto gli scongiuri: l’ho visto portarsi una mano tra le gambe.
Ho fatto finta di niente, come faccio sempre, e ho proseguito il mio cammino fino al parco, dove mi sono fermato un po’ vicino a una panchina, cercando di dimenticare le reazioni che il mio passaggio suscita nelle persone. Lo avrete capito, in realtà speravo passasse la bella Morgana. Sono rimasto lì fermo per un tempo interminabile, ma di Morgana nemmeno l’ombra. Non era proprio la mia giornata e, con il morale a terra, ho ripresola strada di casa.
Come se non bastasse, fuori dal “Bar dello Sport” c’era il proprietario che sistemava l’insegna nuova, issato su una lunga scala di legno. Inevitabilmente ho dovuto passarci sotto, per non finire spiaccicato dalle macchine che sfrecciano sempre a gran velocità sulla carreggiata. Quasi il barista mi cadeva addosso; solo per un pelo si è afferrato al piolo della scala ed è riuscito a non precipitare giù. Ha cominciato a urlarmi addosso, maledicendo me e la mia natura. Come se fosse colpa mia se tutti credono che porti sfortuna! Non ho mai fatto nulla per alimentare queste credenze. E’ un’etichetta che la gene mi ha affibbiato da quando sono nato.
E così, a gambe levate sono corso a casa, per rintanarmi sulle gambe della mia padroncina: l’unica che crede, invece, che io porti fortuna, perché, dice, i gatti neri portano fortuna ai propri proprietari
Mi sorge solo un dubbio: non sarà mica una strega? 

sabato 25 maggio 2013

LA VALIGIA DI MIO PADRE di Orham Pamuk

Ultimamente sto decisamente ricominciando a rivalutare le biblioteche, complice mia figlia di quattro anni e mezzo, che mi ci trascina ogni quindici giorni. Come ho già avuto modo di dire (qui), ritengo che le librerie siano diventate un po' troppo commerciali a discapito della qualità e così difficilmente ci trovo qualcosa di interessante. Il problema delle biblioteche è che il libro non è tuo ed io sono una bibliofila al cento per cento, per cui amo possedere anche il libro e conservarmelo.
Questo libretto l'h scovato proprio in biblioteca e vi sono raccolti tre discorsi tenuti da Pamuk in occasione del suo conferimento del Premio Nobel a Stoccolma (2006), all'Università di Oklahoma in occasione di una conferenza (2006) e in occasione del conferimento del Friendenspreis a Francoforte (2005). Lo scrittore parla del suo rapporto difficile con la scrittura, delle difficoltà che ha attraversato per diventare romanziere, di come sia diventato scrittore. Analizza la sua solitudine e la ricerca di un mondo perfetto, della propria auto-scoperta come individuo. Nel primo discorso, quello che da il titolo anche al volume, analizza la differenza tra due scrittori diversi: lui e suo padre;  lasciando sottintendere che lui è diventato famoso avendo solo la scrittura, mentre suo padre aveva una vita piena e felice, per cui la scrittura era solo un hobby.
Una lettura interessante ed illuminante e, ovviamente, questo libro lo acquisterò alla prima occasione per aggiungerlo alla mia personale collezione.

martedì 21 maggio 2013

Dieci scrittrici rispondono

Oggi mi troverete, assieme a nove colleghe, come ospite sul blog di Daniele Imperi "Penna blu", dove rispondo a tre semplici (si fa per dire) domande:
  • Come può cambiare, secondo te, la scrittura da quando sempre più donne impugnano la penna? 
  • Ritieni che siano riuscite ad avere un loro spazio nell'editoria? 
  • Che cosa puoi fare, tu, in futuro, per migliorarti come scrittrice?


E allora, cosa aspettate? Correte a leggere le risposte!

sabato 18 maggio 2013

Due manoscritti in cerca di lettori


Nel cassetto avevo due stampe del mio e-book “Momenti”, realizzate tempo fa con lo scopo di inviarle a qualche editore. Stamattina, presa dalla smania di spazio, ho deciso che era giunto il momento di sbarazzarmene, ma per un attimo ho esitato: sarebbe stato come buttare via una parte di me!
Ci ho riflettuto per un po’. Tenerle in effetti non aveva alcun senso: quelle stampe erano nate per essere lette. Dovevo cercare loro un lettore. E siccome tempo addietro ho già distribuito e stressato amici e parenti, ho deciso di liberare questi manoscritti in un luogo pubblico. Mi sono recata in un centro commerciale e li ho appoggiati, in tempi diversi, sopra una panchina. La mia speranza è quella che incontrino un lettore, una qualsiasi persona disposta a perdere un po’ del suo tempo per leggere i miei racconti… così, senza conoscermi e senza alcun obbligo.
Sulla copertina ho lasciato il mio indirizzo e-mail e il link a questo blog, per essere in ogni caso contattabile.

mercoledì 15 maggio 2013

Oggi il Giro passa in Val pesarina

Oggi la Val Pesarina si è vestita a festa: palloncini, nastri, fiocchi e fiori di carta. Tutto rosa, per il giro ciclistico d'Italia, intervallato da qualche tricolore. Un intero Comune in festa per un evento sportivo... ma a nessuno importa nulla dei ciclisti e della gara, a parte qualche appassionato. Questa è l'occasione per farsi pubblicità: si spera nelle riprese televisive per attirare l'attenzione su questa bella vallata.
E poi ogni evento eccezionale è l'occasione per fare festa e ricordarsi di vivere. Chi ha potuto ha preso una giornata di ferie. C'è un insolito pullulare di persone, che si da da fare per le ultime decorazioni o per godersi una giornata un po' più allegra del solito.
Turisti? Pochi; forse qualcuno che ha la seconda casa e ha approfittato dell'occasione per arieggiare le stanze rimaste chiuse per la maggior parte dell'inverno.
Le biciclette, quelle che dovrebbero essere le vere protagoniste, sono relegate ad accessori decorativi: esposte con fiocchi o ricoperte di nastro rosa. Ma nella Valle del Tempo c'è spazio anche per una bicicletta, le cui ruote sono dei quadranti d'orologio. Peccato, però, che le lancette siano ferme e non ne scandiscano il tempo!

sabato 11 maggio 2013

Dove pubblicare i propri racconti


Ammettiamolo, scriviamo perché sentiamo la necessità di raccontare qualcosa e quindi per essere letti. E una volta scritto il proprio racconto la domanda sorge spontanea: come lo pubblico?
Ci sono diversi modi per pubblicare, analizziamoli uno per uno.
1-      Apriare un blog. Ritengo sia il modo più semplice. Chiunque può aprirne uno, a costo zero. Ci sono molte piattaforme che vi regalano uno spazio, proponendovi modelli predefiniti. Insomma, pochi minuti e potete postare tutto quello che volete e quanto volete. Il bello di questo modo di pubblicazione è che il contatto con il lettore è diretto, in quanto questi può commentare il vostro lavoro e, se affrontate le critiche con lo spirito giusto, potreste ricevere suggerimenti utili per la vostra scrittura.
Alcune piattaforme: Wordpress, Blogger.
2-      Partecipare a concorsi. Ci sono piccole case editrici che periodicamente lanciano concorsi la cui finalità è la realizzazione di una raccolta di racconti. Attenzione però al tema: non inviate il racconto che avete nel cassetto se questi non è attinente! Ovviamente non avete la garanzia della pubblicazione, ma in caso affermativo potreste avere la conferma del vostro valore come scrittori. L’importante è scegliere con cura i concorsi. Personalmente evito i concorsi a pagamento, non per “tirchiaggine”, ma per evitare gli specchietti per allodole e cadere nella trappola di sedicenti concorso la cui vera finalità è quella di fare cassa.
Alcune case editrici serie che lanciano questo tipo di concorsi:Sognatori 
3-      L’auto-pubblicazione. Questo sistema è un po’ più impegnativo, perché bisogna avere a disposizione una raccolta di racconti, uno solo non è sufficiente. In questa categoria ci sono sia gli e-book sia i libri in carta e copertina. Anche qui ci aiuta il web. Ci sono diversi siti che permettono di realizzare i propri volumetti, anche in pochi click. Infine, ci sono le tipografie tradizionali, ma queste sono molto costose e poi bisogna pensare da soli alla distribuzione della propria raccolta.
Dove trovare servizi di auto-pubblicazione: Lulu (libri tradizionali e e-books), Calameo (solo e-book)
4-      Riviste specialistiche. Ci sono ancora riviste specialistiche che pubblicano racconti di scrittori esordienti. In questo caso l’importante è seguire le regole imposte da ognuno: modalità di invio, formato, eventuale tagliando a dimostrazione dell’acquisto della rivista, modulo di richiesta, ecc. Poi bisogna armarsi di pazienza e attendere (spesso invano) di ricevere un cenno di conferma. Questo tipo di pubblicazione è il più ambito: in caso di pubblicazione cresce l’autostima dello scrittore e può essere sfoggiato nel proprio curriculum. In compenso, però, è un genere un po’ di nicchia e non raggiunge il grande pubblico.
Alcune riviste: Writer’s Magazine, Toilet.

Ovviamente i nomi di editori, siti web e riviste che ho citato qui sopra sono solo alcuni esempi delle possibilità offerte, questi sono dati dalla mia personalissima esperienza, quelli che ho incontrato e conosciuto in questi anni, ma sarei felicissima di implementare gli elenchi. Non vi rimane che inviarmi la vostra segnalazione e provvederò ad aggiornare il post.
Mi piacerebbe, inoltre, conoscere le vostre personali esperienze: avete tutto lo spazio che volete nei commenti qui sotto.

domenica 21 aprile 2013

Il marketing ucciderà le librerie?


Ieri mi sono recata in libreria con mia figlia di quattro anni e con mio grande sgomento mi sono resa conto che la sezione bambini e ragazzi è molto più interessante di quella per i grandi. Non che sia regredita con lo stato mentale all’età di mia figlia (la quale dal canto suo ha gusti e curiosità superiori alla sua di età), ma perché ormai nella sezione degli adulti scarseggia la qualità. Ho trovato esposti montagne di così detti “libri che vendono”, sfruttando l’onda di notorietà di alcuni generi (vedi ad esempio il genere Vampiro) o libri scritti da personaggi già noti per qualità diverse dalla scrittura, e montagne di gadget, dalle penne alle tazzine di caffè personalizzati con i nome propri, ma di libri stimolanti nemmeno l’ombra.
Insomma, ieri per la prima volta sono uscita da una libreria senza essermi acquistata nemmeno un libro! E la cosa mi ha dato parecchio da riflettere: possibile che la necessità di vendere porti ad eliminare completamente scritti di qualità?
Ammetto: molti acquisti li faccio sul web, un po’ per praticità, considerato che la libreria dista molti chilometri da casa mia (la prima, e di modestissime dimensione, si trova a 30 chilometri di distanza), e un po’ per risparmiare; e forse è anche questo mio atteggiamento che porta le libreria a dover modificare il proprio targhet di vendita, ma ritengo che la libreria fisica rimanga sempre un punto di riferimento per lettori appassionati alla ricerca di libri affascinanti e scoperte interessanti.
Voi dove fate i vostri acquisti letterari? E come scegliete un libro?

venerdì 12 aprile 2013

Il blocco d'appunti


Luigi Delupo entrò in camera con un bicchiere d'acqua in mano e un blocco d’appunti nuovo sotto il braccio. Appoggiò il bicchiere sul comodino e infilò il blocco nel cassettino sottostante, adagiandoci sopra la penna. Si mise il pigiama, spense la luce e attese l’arrivo di Morfeo, che non tardò.
Quando la mattina si svegliò, si mise seduto, senza uscire da sotto le coperte, e afferrò il blocco d’appunti dal cassetto del comodino. Si fermò a pensare, immobile, con la penna in mano e il blocchetto sulle ginocchia. Dopo una buona mezz’ora ripose il blocco immacolato. Nervoso ed irritato si alzò e affrontò la sua quotidianità: caffè e giornale al bar, passeggiata al parco, fugace pranzo, pomeriggio sul computer a leggere e-mail e notizie su blog vari e, infine, una cena leggera. Una volta rassettata la cucina, si accomodò nella sua poltrona preferita e lesse un libro per un paio di ore in attesa del sonno. Si coricò, non prima di aver controllato il proprio blocco d’appunti nel comodino, e si addormentò.
Anche la mattina successiva si sedette nel letto, ancora con le coperte sulle gambe, e prese il blocco dal comodino. Si mise a pensare immobile. Questa volta non si mosse prima di un’ora, e lo fece con uno scatto d’ira lanciando penna e blocchetto sul comodino, urtando, senza danni, il bicchiere d’acqua semi vuoto.
Luigi Delupo ero uno scrittore. Le sue ispirazioni le prendeva dai suoi floridi sogni. Più sognava e più scriveva. Più scriveva e più guadagnava. E non era capace di scrivere niente che non avesse sognato. Ecco perché quando non sognava si arrabbiava: aveva un contratto da rispettare con il suo editore. Le sue giornate erano fatte di routine; le emozioni le aveva di notte.
La cosa si ripeté per sette notti consecutive, senza sogni, senza emozioni. La mattina della settima notte si alzò, non dopo aver pensato per un’ora seduto nel letto. Si recò in cucina con il blocco d’appunti in mano e lo gettò nella spazzatura. Il suo fu un gesto istintivo, quasi non se ne rese conto. Il suo umore era pessimo e non migliorò per tutta la giornata. Non ricambiò il saluto nemmeno delle due persone che provarono a rivolgergli la parola durante la giornata.
L’ottava notte  si coricò nel letto senza aver letto una pagina e ci mise un po’ per addormentarsi. Era nervoso e non si sentiva per niente stanco. Finalmente Morfeo sopraggiunse e si addormentò. La mattina scattò in piedi sul letto, emozionato: aveva fatto un sogno particolarissimo ed era vivido nella sua mente. Cercò il blocco d’appunti nel comodino, ma trovò solo la penna. Scese d’un balzo giù dal letto, ricordando solo in quel momento che la mattina precedente lo aveva gettato nel cestino della spazzatura. Corse in cucina a piedi scalzi e rovistò nel cestino vuoto: aveva buttato il sacchetto fuori nel cassonetto dell’immondizia. Nervoso, senza riflettere uscì di casa, così com’era, in pigiama e a piedi nudi. Guardò nel cassonetto e quasi vi cadde dentro, ma era vuoto. La nettezza urbana era già passata. Grugnì e poi si ricordò di avere un blocco d’appunti sulla scrivania, vicino al computer: gli serviva per altri appunti, ma era un’urgenza e poteva anche andare bene. Si sedette alla scrivania, prese il blocco e una penna. Ma non scrisse nulla: il ricordo del sogno era svanito.