domenica 30 gennaio 2022

Meni e il violino magico


Si narra che tanto tempo fa, in Val Pesarina si aggirasse un omuncolo vestito con un cappello a cilindro verde e un frac rosso e che si portasse sempre appresso un violino. Si narra, anche, che il violino fosse magico e che facesse ballare chiunque ne udisse le note. Si trattava dello Sbilf chiamato Omenut.

Un giorno un fabbro di Pesariis, Meni, noto anche come violinista delle feste paesane, si era recato nel bosco a raccogliere legna e trovò, sotto un abete un bel violino. Forse piccolino per la sua stazza da fabbro, ma di fattura così curata, che il fabbro non dubitò che si trattasse di un violino molto pregiato. Si osservò attorno e, non scorgendo nessuno, raccolse il violino e lo adagiò nella gerla che aveva sulle spalle.

Giunto a casa, si accomodò sulla panchina accanto al portone e provò lo strumento e ne uscì una melodia soave. Nessuno dei suoi violini riusciva a produrre una musicalità tale.

Le donne di passaggio si fermarono al suono del violino e improvvisarono un ballo. Il tempo passò veloce senza che nessuno se ne rendesse conto. Alle donne si unirono presto i bambini, accorsi per cercare le madri ritardatarie, e poi anche gli uomini al rientro dal lavoro. Si fece presto notte, ma Meni continuava a suonare estasiato per la musicalità dello strumento e appagato dal ballo improvvisato.

La notizia giunse all’orecchio del prete, che volle accertarsi di persona. Cadde anche lui nel sortilegio e cominciò a ballare e ballare senza sosta, finendo dentro un cespuglio di rovi. Le spine non furono un deterrente sufficiente per far smettere di ballare: il povero curato continuò la sua danza incurante delle spine che gli laceravano la pelle.

La sera si fece notte e la notizia si diffuse per la vallata, finché non arrivò all’orecchio del comandante dei carabinieri, che si premurò di tapparsi le orecchie prima di intervenire.

Meni fu arrestato per stregoneria e, condotto davanti al giudice, fu condannato all’impiccagione. Allora Meni chiese di poter esprimere un ultimo desiderio, come si soleva accordare a ogni condannato a morte. Chiese di poter suonare per l’ultima volta, subito prima dell’esecuzione, il suo amato violino, così da poter trovare il riposo eterno con la sua musica nelle orecchie. Non si era mai negato un ultimo desiderio a un condannato a morte e così il giudice acconsentì.

Sin dalle prime note suonate dal violino, tutti i presenti si misero a ballare: giudice, boia, guardie e il pubblico accorso all’esecuzione.

Quando le note del violino si dileguarono e i presenti si ridestarono dall’incantesimo, si accorsero che Meni era fuggito. Di lui non si seppe più nulla.

Da allora anche l’Omenut non fu più visto in Val Pesarina.

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