domenica 28 gennaio 2018

Perché ho scelto il self

A breve uscirà il mio terzo romanzo dal titolo L’uomo che misurava il tempo. Per lui ho scelto la strada del selfpublishing, e vi garantisco che non è stata una scelta facile, né come decisione da prendere, né come via di pubblicazione.
Per molti infatti il self è una scorciatoia per quegli autori che non hanno trovato un editore. Ovviamente non posso parlare per gli altri né per la massa in generale. Nel mio caso non è stato questo a spingermi a pubblicare in self. Ho già pubblicato con un editore e… sì, è stato proprio questo a spingermi al self. Non ho molto da lamentarmi del mio precedente editore, i termini contrattuali sono stati rispettati e ho avuto come interlocutore una brava persona, aperta al dialogo e disponibile. Ma era un piccolo editore e con tutta la buona volontà i suoi innumerevoli sforzi in termini di promozione, nel mio caso, non hanno portato molto lontano. L’editore mi ha reso partecipe dei suoi sforzi: ha partecipato a fiere, più o meno importanti, con i suoi costi (sia monetari, sia in termini di energie); ha inviato newsletter alle librerie, senza aver mai ricevuto un cenno di lettura; ha inviato copie omaggio alle Amministrazioni comunali dove è ambientata la vicenda, senza ottenere nemmeno in cambio un “grazie, lo metteremo nella biblioteca a disposizione degli utenti”, figuriamoci ottenere la possibilità di presentare il libro; ha scritto ai quotidiani locali chiedendo l’abbinamento del volume in occasione del 40° anniversario del terremoto in Friuli, senza ricevere alcun cenno di risposta. Inoltre un piccolo editore ha grosse difficoltà di distribuzione e il mio libro non era fisicamente presente nelle librerie. Molte persone mi chiedevano dove potevano trovare il libro e storcevano il naso quando dicevo di prenderlo on line (sito dell’editore o store), preferendo acquistarlo subito rivolgendosi a me.
Il novantanove per cento delle vendite e tutte le (poche) presentazioni fatte le ho ottenute con sforzo personale, promuovendomi da sola sui social e conoscendo e contattando direttamente le persone. I libri sono arrivati in qualche libreria perché sono andata con le mie copie e le ho lasciate lì in conto vendita.
Tanto sforzo per prendere davvero due spiccioli di diritto d’autore. La domanda è sorta praticamente spontanea: perché devo sforzarmi tanto, perdere tempo ed energie per far guadagnare qualcun altro? Perché non ottenere il massimo da questo mio sforzo?
Ecco la decisione.
E vi garantisco non è una scelta facile. Ti assalgono mille dubbi, hai paura di comprometterti, di sbagliare. Non sai bene come muoverti: formati, copertine, revisioni, ecc.
Sono mesi che studio e mi informo. Per fortuna ho conosciuto persone disponibili che mi hanno dato ottimi consigli.
Per prima cosa ho provato sperimentando il self rieditando un testo già pubblicato e fuori catalogo (Il valore di un libro,ndr.), un testo già corretto e per il quale avevo già avuto dei feedbach positivi. Ho guadagnato più vendendo dieci copie di questa riedizione self (i miei lettori affezionati lo avevano già acquistato) che non con duecento con un editore.
Ma un romanzo nuovo nuovo è tutta un'altra cosa. Non hai certezze, né una base da cui prendere spunto.
Per il nuovo romanzo ho pagato un editor professionista per avere un prodotto di qualità.
Per la copertina, invece, ho fatto da sola. Ho visto e studiato le cover di professionisti che si fanno pagare profumatamente, realizzate con foto acquisite gratuitamente on line e ritoccate si e no con un paio di filtri, corredate dal giusto font per titolo e nome dell’autore. Ho quindi scelto, in questo caso, la via del risparmio, perché in fondo smanettando un po’ mi sembra di aver raggiunto un risultato soddisfacente. Uso il condizionale, perché a me piace e anche agli amici a cui l’ho mostrato, ma ovviamente saranno i lettori finali a decidere (sperando di non farli scappare, ma di attirarli verso il libro).
Ho fatto bene a scegliere il self? Lo saprò solo tra qualche mese, quando potrò vedere l’andamento delle vendite e avrò sentito le reazioni dei miei lettori.
Intanto incrocio le dita, perché davvero con questo progetto mi sto mettendo in gioco. E parecchio.

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