John
Ryde era il fotografo ufficiale della polizia. Il suo compito era scattare
fotografie sulle scene dei delitti e la cosa non sembrava disturbarlo molto.
Anzi, era il miglior fotografo in circolazione, tanta era la dedizione che
metteva nel suo lavoro. Non tralasciava alcun dettaglio, nemmeno il più
macabro. Era saltato agli onori della cronaca quando aveva iniziato a vendere
le sue fotografie alla rivista Horror
Newsweek. Fu uno scandalo. Subito si aprì un’inchiesta e John Ryde fu
sospeso. Ma presto fu richiamato, perché il nuovo fotografo non reggeva davanti
alle scene da film horror e le sue fotografie era mosse, sgranate e non
documentavano nel dettaglio le scene di omicidio.
Bisogna
dire che alcuni assassini sono degni di certi film da venerdì 13!
Fu
quindi tollerata la doppia professione di John Ryde e presto anche alcuni
giornali “non di settore” iniziarono a richiedere i suoi servigi. Riscoppiò lo
scandalo. Per mesi non si parlò d’altro. Era o non era giusto, in nome della
documentazione giornalistica, pubblicare quelle foto così crude? Presto si aprirono
dibattiti nei talk show: chi era a favore di una reale completa documentazione
in nome dell’informazione, chi contrario declamando la necessità di tutelare
gli animi più sensibili da immagini che toglievano il sonno e alimentavano gli
incubi. In attesa che la politica facesse il suo corso e prendesse una decisione,
la scelta fu lasciata alle teste giornalistiche: chi pubblicava le foto, chi
preferiva di no.
Da
oggi la polemica si placherà, perché John Ryde è stato trovato morto a casa
sua. Il suo corpo è stato aperto dal collo fino all’inguine da una lama affilata.
La scena a cui la polizia prima, e noi dopo, abbiamo assistito è quello di un
macello. Organi in vista e sangue da ogni parte. Da una prima ricostruzione del
coroner, Ryde era vivo al momento dell’aggressione ed è morto dissanguato.
Noi,
fedeli alla nostra linea editoriale, non pubblicheremo la sua foto, come non
abbiamo pubblicato le foto scattate prima dalla vittima. Anche perché, questa
volta, non c’era nessun fotografo degno di questo compito.
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