mercoledì 15 giugno 2016

Discriminazioni di genere

In campo letterario non mi sono mai sentita discriminata come donna. Sarà che il mestiere di scrittore è già difficile di per sé e chiunque, uomo o donna, che cerchi di pubblicare e di emergere trova davanti inevitabilmente molte difficoltà da superare. Mai però ho avuto la sensazione che le difficoltà a emergere fossero dovute al fatto che non sono solo uno scrittore, ma addirittura una scrittrice.
Durante la lettura "Scrivere? Non è un mestiere per donne" di Laura Costantini, mi si è però acceso un campanellino in testa. Giudicherete voi se fin'ora ho peccato di ingenuità o se invece il campanellino in questione si è acceso per nulla.
Un giorno un amico mi ha chiesto di parlargli del romanzo che sto scrivendo e dopo avergli descritto per sommi capi la trama, candidamente mi ha chiesto: «E ci metterai dentro anche una storia d'amore, vero?». E alla mia riposta affermativa la sua risposta è stata: «Ovviamente.», con un tono sufficiente. Gli ho però spiegato che mi serviva per la trama, considerato che il mio protagonista deve farsi una famiglia con dei figli. «Hai ragione, non ci avevo pensato. Ma comunque non è proprio necessaria una storia d'amore...». D'accordo non è necessaria una storia d'amore, potrei fare sposare il mio protagonista con un matrimonio combinato (il matrimonio, sì, deve starci, trattandosi, tra l'altro, di un romanzo storico), ma sinceramente toglierebbe un po' di brio alla storia e forse sarebbe proprio una forzatura: si tratta di un uomo venuto da molto lontano e stabilito in un piccolo borgo di montagna dove non conosce nessuno. 
Questo scambio di battute è avvenuto un paio di mesi fa e, come vi ho detto in premessa, lo avevo quasi rimosso, non fosse che il libro della Costantini evidenzia in uno dei capitoli, come l'immaginario comune releghi i romanzi scritti da donne proprio tra quelli rosa, anche se la storia d'amore è solo marginale, diversamente da quello che si penserebbe della stessa storia se fosse scritta per mani di un uomo.
Il fatto è che l'amico in questione non mi aveva mai dato la sensazione di considerarmi una scrittrice per sole donne, considerato che mesi prima mi ha chiesto, e ottenuto, di scrivergli una sceneggiatura per un film il cui tema è, parlando per cliché, davvero maschio: il gioco del softair.
Ora ditemi voi: il campanelino in testa lo lascio acceso o lo posso spegnere tranquillamente?

5 commenti:

  1. Risposte
    1. Hai ragione. Anche perché certi campanelli, quando si accendono, sono difficili da spegnere!

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  2. Ci può essere anche il rovescio della medaglia... che un uomo magari sia ritenuto meno capace di scrivere di sentimenti.

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    1. Non sono d'accordo. Secondo me il tema non dipende dal genere. Sono quasi convinta che se non conoscessimo il nome dell'autore tante volte attribuiremmo racconti e romanzi al genere sbagliato.

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    2. E' quello che dico anch'io. Infatti ho scritto "sia ritenuto", riferito a persone che hanno pregiudizi in tal senso.

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