Il
primo pensiero appena si guarda il calendario, la prima conversazione appena
incontri qualcuno per strada o in ufficio: oggi è il trentanovesimo
anniversario del Terremoto in Friuli e nessuno se ne dimentica. Non si può
dimenticare.
Nemmeno
io, che sono nata proprio quell’anno e sono cresciuta alla sua ombra. Figlia del terremoto. Cosa vorrà dire,
poi, quest’affermazione!?
Lo
sapete, ci ho scritto un libro. Pensavo bastasse per scrollarmi di dosso questo
peso.
E
invece no, eccomi qui, come ogni friulano, a ricordarmi questo terribile
giorno, che ha segnato per sempre questa terra e i suoi abitanti.
I
friulani si sono rimboccati le maniche e sono diventati un esempio da seguire
per la loro caparbietà nel voler ricostruire subito e con le proprie mani (“di
besoi” – da soli) quanto il terremoto aveva frantumato, nel non lasciare che il
tempo scorresse piangendosi addosso. I friulani ne hanno versate di lacrime, ma
con dignità, di nascosto, lontano da telecamere e fotografi, perché sono fatti
così.
Hai detto bene: hanno iniziato da soli a ricostruire, senza aspettare gli aiuti degli altri.
RispondiEliminaSi è stata proprio questa la forza del Friuli!
EliminaLa dignità e la tenacia dei friulani sono notevoli. Lo confermo vedendoli da vicino.
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