mercoledì 3 ottobre 2012

IL COLLOQUIO DI LAVORO


Bernardo fu introdotto dalla padrona di casa nell’ufficio del marito, collocato subito a destra dell’atrio della grande casa.
Non era impressionato dal lusso e dall’austerità dei proprietari, ci aveva già convissuto per vent’anni, sin da ragazzino; era abituato a trattare con persone di quel tipo. Il suo nervosismo nasceva da come si era concluso il suo ultimo rapporto di lavoro. Il suo padrone era stato barbaramente ucciso e per un primo periodo la Polizia lo aveva sospettato. Era stato parecchio tempo bersaglio dei giornalisti e per lungo tempo non aveva nemmeno potuto cercare lavoro. Poi, per fortuna le accuse erano completamente cadute ed era stato trovato un altro capro espiatorio, il nipote dell’uomo, che era risultato senza alcun dubbio il vero colpevole. Per rifarsi una vita aveva cambiato città, ma aveva deciso che avrebbe continuato a fare il maggiordomo per una ricca famiglia. Era quella l’unica cosa che sapeva fare e non voleva perdere vent’anni di esperienza, trovandosi a fare un lavoretto sottopagato, che chiunque poteva fare al posto suo. Lui era un professionista e si meritava di proseguire in quella che dopotutto era stata la sua unica vocazione.
<<Buongiorno. Si accomodi.>> Gli disse con tono secco e deciso il padrone di casa, indicandogli la sedia davanti alla scrivania
<<Ho letto il suo curriculum e mi sembra la persona indicata per il posto da ricoprire. Vorrei solo farle un paio di domande, prima.>> Il signore seduto dall’altro lato del tavolo non alzò nemmeno la testa dai fogli che stava consultando.
Bernardo rispose con un cenno della testa.
<<Noi cerchiamo una persona discreta, che sappia intuire le nostre esigenze, ma che in alcun modo ci giudichi e parli delle nostre faccende personali, soprattutto con persone esterne alla famiglia. Mi auguro che lei sia una persona discreta!>> Puntualizzò l’uomo alzando la testa e guardando Bernardo per la prima volta.
<<Completamente. Sono un professionista. Come ha potuto vedere dal mio curriculum sono vent’anni che faccio il maggiordomo e so qual è il mio posto. Quando avrò passato alcuni giorni in questa famiglia saprà intuire le esigenze di ciascuno.>> Rispose, impassibile, mantenendo una postura ben dritta sulla sedia.
<<Perfetto, mi auguro sia così. Qui non tolleriamo nessun tipo di violazione della nostra privacy. E’ fondamentale.>> Il tono del signore non ammetteva nessuna replica. <<Sembra, da quello che ha scritto qui, che lei non abbia mai vissuto a Genova prima?>>
<<E’ così. Mi sono trasferito da poco. Volevo cambiare città.>> Rispose, tralasciando apposta il motivo del trasferimento.
<<Ha un’aria familiare… Bha! Dopotutto voi maggiordomi vi assomigliate tutti. Sarà quel vestito anonimo… Bene, ora veniamo al dettaglio: mia moglie ha due barboncini francesi… molto viziati tra l’altro… Ci sono problemi?>>
<<Assolutamente no. Li considererò parte della famiglia, signore.>>
<<Ha famiglia?>>
<<No.>>
<<Bene, potrà alloggiare nella dependance, come il precedente maggiordomo. Veniamo alla giornata libera: può scegliere quella che preferisce ad eccezione del mercoledì, solitamente dedicata alla mie cene di lavoro e del sabato: mia moglie ci tiene ad invitare spesso amici…>> proseguì l’uomo, sistemandosi il nodo della cravatta, quasi ad indicare la contrarietà verso quest’ultima frase.
<<Potrebbe benissimo essere il lunedì…>> Accennò Bernardo.
<<Meglio di no: il lunedì incomincia la settimana lavorativa… Non potremmo reggere il peso della casa da soli. Le può andare bene il martedì?>>
<<Certo.>> Accennò un sorriso; era abituato a questo tipo di atteggiamento: “ti faccio credere di decidere tu, ma alla fine devi fare quello che dico io”.
<<Mmm…>> Meditò un attimo il padrone di casa. <<Lei ha davvero un’aria familiare… ma qui non leggo nomi di famiglie che frequentiamo… E’ sicuro di aver riportato tutte le sue esperienze lavorative?>>
<<Tutte!>> Bernardo si sentiva come seduto sulle spine.
<<Quando può iniziare? Avremmo una certa urgenza di ricoprire il posto. Per noi è un inferno non avere un maggiordomo… Lei sembra il candidato giusto.>>
<<Anche subito, signore.>>
<<Magnifico! Può già cominciare domani mattina, dalla colazione! Alle…>> Nel pronunciare tali parole entusiaste l’uomo riprese in mano il curriculum dell’aspirante maggiordomo e ricominciò a sfogliarlo, leggendo ad alta voce: << La contessa De Pariolo, Roma; Il Conte Usolini, Roma ed infine il dott. Marchi, Roma…>>
Un pausa di silenzio e poi:
<<Ma certo il dott. Marchi!>> Sobbalzò sulla sedia l’uomo. <<Il dott. Marchi è stato da assassinato. E’ stato su tutti i giornali! Lo ha ucciso il suo magg…>> Si interruppe, bruscamente. Con voce tremante si rivolse a Bernardo, porgendogli i fogli del curriculum vitae, ma con gli occhi rivolti verso il basso: <<Bene, le faremo sapere… Vaglierò con attenzione la sua ottima, ehm, esperienza… Ho ancora alcuni, ehm, candidati da valutare… Le farò sapere. Non si disturbi, ehm, a chiamare… lo farò io…>> Gli disse spingendolo letteralmente verso l’uscita di casa.

6 commenti:

  1. Ti ringrazio per avermelo detto. Ne terrò sicuramente conto.

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    1. tu scrivi "barbaramente" e io mi chiedo: cioè?
      Cerca di individuare tutti i complementi di modo, e chiediti se non sarebbe il caso di essere più specifica.
      Le accuse erano cadute. Non c'è bisogno di quel "completamente".

      "Lo ha ucciso il suo magg…>> Si interruppe, bruscamente"
      hai già reso l'idea coi puntini. Non c'è bisogno di specificare ancora il modo in cui s'è interrotto.

      Scusa la pedanteria, ma sono errori che ho commesso per anni e cerco semplicemente di condividerne le soluzioni.

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    2. Non sei per niente pedante, anzi sono felice che precisi cosa ti sembra sbagliato. Ho aperto il blog proprio alla ricerca di commenti che criticassero in questo modo i miei racconti. Ti ringrazio ancora per i tuoi suggerimenti e spero di riceverne ancora.

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  2. Sono d'accordo con Alessandro. Ci sono proprio tanti avverbi di modo, comunque tra pochi giorni ci sarà un mio post sull'argomento, se ti interessa.

    Per il resto, un bel racconto. Povero maggiordomo, però!

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    1. Ho sempre paura di farla troppo lunga e annoiare il lettore. Però forse Alessandro ha ragione: nel caso dell'assassinio (barbaramente), forse qualcosina più dettagliata la potevo mettere, senza appesantire il racconto.

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