mercoledì 27 gennaio 2016

Non basta scrivere per lavoro

Lo scrittore deve scrivere. Ogni giorno.
Questo è un assioma assoluto.
Qualcuno dice che anche scrivere per lavoro vale come allenamento.
Non sono d’accordo.
Per lavoro scrivo ogni giorno, ma non mi sembra che ciò mi porti grossi benefici, perché scrivo più o meno sempre le stesse cose e con lo stesso linguaggio, appiattendo il livello qualitativo dei miei scritti. Scrivere in “burocratese”, seppur sforzandomi di essere chiara e comprensibile al lettore finale, cercando di immedesimarmi in lui, non mi porta alcun beneficio a livello narrativo, perché è tutta un’altra cosa, altri temi, altre cose da dire e il risultato ricercato è differente. La comunicazione istituzionale deve essere secca ed immediata e deve portare informazioni al destinatario nel modo più completo e comprensibile possibile e, per non perdere l’attenzione del destinatario, deve essere il più breve possibile. La narrativa, invece, è proprio l’opposto. La narrativa deve raccontare una storia mostrandola attraverso le azioni di uno o più personaggi, ma al contempo deve aprire la mente del lettore, permettendogli un certo margine per giocare di fantasia; deve suscitare emozioni , ricordare odori, sensazioni, aiutare a creare un mondo ben oltre la pagina scritta. La narrativa non deve essere secca ed immediata. Deve lasciare margini di interpretazione e comunicare sì un messaggio, ma non univoco, non uguale universalmente per tutti.
Credo che uno scrittore debba allenarsi a scrivere ogni giorno, ma non nascondersi dietro all'alibi “scrivo ogni giorno per lavoro”, che porta solo alla mediocrità, ma deve cercare di scrivere cose nuove, temi nuovi, sperimentare generi, ricercare parole e attraverso queste trovare quella magia che permette di portare il lettore in quel mondo magico che solo i grandi libri di successo riescono a fare.

10 commenti:

  1. Io scrivo ogni giorni articoli per blog, per me e per i clienti, ma non serve minimamente alla narrativa, che è tutt'altra cosa.
    Non penso però che scrivere per lavoro porti alla mediocrità. Almeno io riesco a scindere le due scrittura.

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    1. A me sembra di usare sempre gli stessi termini e di limitare la fantasia...

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  2. Tenere la penna allenata è sempre utile, se l'alternativa è il nulla va bene anche il burocratichese :-)

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    1. Hai ragione, ma quando diventa uno scrivere meccanico e ripetitivo è come non scrivere!

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  3. Il maggiore pericolo che si corre nell'affrontare un argomento come questo su un articolo di un blog sconosciuto, da perfetto sconosciuto, è quello di apparire saccente. Invece io vorrei dirti alcune cose da lettore e basta: certo con una certa pratica di scrittura e molti anni di rete sulle spalle. La scrittura è comunicazione a parer mio, trasmissione di concetti, esperienze, emozioni. Non c'è modo più elevato di conservare la propria traccia esistenziale nel tempo della scrittura.
    L'esercizio "libero" è importante certo ma poi entrano in gioco altri fattori e non sempre essi sono quantificabili e prevedibili. Dipende per es. dalla cultura personale di chi scrive e di chi legge, dall'abitudine alla lettura di qualcosa che superi le tre righe dei social. Ma la scrittura, a qualsiasi genere letterario si rivolga, è soprattutto una liberazione per chi la produce e un'avventura per chi ne usufruisce. Non c'è una cifra stilistica sempre uguale da riferimento, vi sono testi che pur essenziali e nudi entrano dentro immediatamente, altri ben costruiti e "nobili" che restano irrimediabilmente fuori. Quello che mi da più fastidio nei testi che affronto da lettore è la forzata e snobistica presunzione di voler essere a tutti i costi "di tendenza", di volersi inserire in una cerchia ristretta da elite culturale….pur di raggiungere questo scopo ho letto testi inguardabili, astrusi, fumosi e pieni d spocchia salutati con grandi applausi da una cerchia ristretta di aficionados di quel blogger. Il web è pieno di esempi simili, all’inverso testi bellissimi, luminosi e originali fanno la muffa in certi blog dove trovare un commento e un lettore è una rarità. D’altronde nella letteratura ufficiale conosciamo esempi perfetti di scrittori o poeti quasi sconosciuti che hanno lasciato una traccia indelebile nell’animo del lettore pur senza avere nulla delle cose che oggi fanno un "caso" letterario di un libro. Ci sono decine di titoli in libreria che hanno come autori il politico di turno, l’attore, l’attrice, l’anchorman, il giornalista che improvvisamente vengono omologati al rango di scrittori ma ne sono lontanissimi. Un libro se è buono entra, ti obbliga a riflettere. E ti porta via.

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    1. Hai perfettamente ragione: leggere è essenziale, l'unico modo per imparare termini nuovi e implementare il proprio lessico, ma poi ci vuole esercizio per usarlo bene (ed era proprio a questo che mi riferivo nel mio post). Poi bisogna sperimentare, provare, e trovare il giusto equilibrio per creare una comunicazione non artificiosa o fumosa.
      Per quanto riguarda i casi letterari che spopolano negli ultimi anni, a cui difficilmente mi ispiro quando scrivo, credo nascano da un ottimo lavoro di marketing.

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  4. Sono d'accordo con te. Allenarsi è importante, ma si deve riuscire ad andare oltre. Insomma, allenamento e partita non sono la stessa cosa. :)

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    1. Bisogna superare sempre se stessi, ma per farlo ci vuole costanza e voglia di sperimentare.

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  5. Si scrive tanto per lavoro, un allenamento da non sottovalutare… anche se…
    “Il burocratese” ci costringe ad essere precisi, comunicativi e impeccabili nella forma, tutte qualità che possiamo acquisire con un po’ di caparbietà e tanto esercizio.
    Ma cosa ci richiede, invece, la “narrazione”? Innanzitutto fantasia e creatività; una certa destrezza descrittiva; una versatile abilità stilistica; e tanto altro ancora.
    Per queste caratteristiche la prima forma di allenamento è certamente la lettura. Leggendo si imparano termini nuovi, ma anche nuove forme d’espressione e nuovi mondi da sperimentare “oltre la pagina scritta”.
    Quello che non dobbiamo dimenticare, al di là della perizia di ogni scrittore (che sia tecnica o artistica), è che la bellezza della scrittura letteraria sta proprio nella libera interpretazione che viene sempre lasciata al lettore. Quello che ogni storia e ogni personaggio significano lo costruisce anche chi legge, in base al proprio vissuto e alla propria sensibilità.
    Scriviamo tanto sì, stuzzichiamoci con delle letture che ci stimolino, ma soprattutto ritagliamoci sempre un po’ di tempo per scrivere nel modo libero che ci contraddistingue.

    Agenzia letteraria ̶ Bottega editoriale

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    1. Benvenuti!
      Leggere, leggo e tanto. Mi manca, invece, molta pratica, perché è l'unica maniera per trovarti davanti ai tuoi limiti. E forse mi manca un po' di coraggio, per sperimentare e provare a scrivere in modo più originale.

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