domenica 21 aprile 2013

Il marketing ucciderà le librerie?


Ieri mi sono recata in libreria con mia figlia di quattro anni e con mio grande sgomento mi sono resa conto che la sezione bambini e ragazzi è molto più interessante di quella per i grandi. Non che sia regredita con lo stato mentale all’età di mia figlia (la quale dal canto suo ha gusti e curiosità superiori alla sua di età), ma perché ormai nella sezione degli adulti scarseggia la qualità. Ho trovato esposti montagne di così detti “libri che vendono”, sfruttando l’onda di notorietà di alcuni generi (vedi ad esempio il genere Vampiro) o libri scritti da personaggi già noti per qualità diverse dalla scrittura, e montagne di gadget, dalle penne alle tazzine di caffè personalizzati con i nome propri, ma di libri stimolanti nemmeno l’ombra.
Insomma, ieri per la prima volta sono uscita da una libreria senza essermi acquistata nemmeno un libro! E la cosa mi ha dato parecchio da riflettere: possibile che la necessità di vendere porti ad eliminare completamente scritti di qualità?
Ammetto: molti acquisti li faccio sul web, un po’ per praticità, considerato che la libreria dista molti chilometri da casa mia (la prima, e di modestissime dimensione, si trova a 30 chilometri di distanza), e un po’ per risparmiare; e forse è anche questo mio atteggiamento che porta le libreria a dover modificare il proprio targhet di vendita, ma ritengo che la libreria fisica rimanga sempre un punto di riferimento per lettori appassionati alla ricerca di libri affascinanti e scoperte interessanti.
Voi dove fate i vostri acquisti letterari? E come scegliete un libro?

venerdì 12 aprile 2013

Il blocco d'appunti


Luigi Delupo entrò in camera con un bicchiere d'acqua in mano e un blocco d’appunti nuovo sotto il braccio. Appoggiò il bicchiere sul comodino e infilò il blocco nel cassettino sottostante, adagiandoci sopra la penna. Si mise il pigiama, spense la luce e attese l’arrivo di Morfeo, che non tardò.
Quando la mattina si svegliò, si mise seduto, senza uscire da sotto le coperte, e afferrò il blocco d’appunti dal cassetto del comodino. Si fermò a pensare, immobile, con la penna in mano e il blocchetto sulle ginocchia. Dopo una buona mezz’ora ripose il blocco immacolato. Nervoso ed irritato si alzò e affrontò la sua quotidianità: caffè e giornale al bar, passeggiata al parco, fugace pranzo, pomeriggio sul computer a leggere e-mail e notizie su blog vari e, infine, una cena leggera. Una volta rassettata la cucina, si accomodò nella sua poltrona preferita e lesse un libro per un paio di ore in attesa del sonno. Si coricò, non prima di aver controllato il proprio blocco d’appunti nel comodino, e si addormentò.
Anche la mattina successiva si sedette nel letto, ancora con le coperte sulle gambe, e prese il blocco dal comodino. Si mise a pensare immobile. Questa volta non si mosse prima di un’ora, e lo fece con uno scatto d’ira lanciando penna e blocchetto sul comodino, urtando, senza danni, il bicchiere d’acqua semi vuoto.
Luigi Delupo ero uno scrittore. Le sue ispirazioni le prendeva dai suoi floridi sogni. Più sognava e più scriveva. Più scriveva e più guadagnava. E non era capace di scrivere niente che non avesse sognato. Ecco perché quando non sognava si arrabbiava: aveva un contratto da rispettare con il suo editore. Le sue giornate erano fatte di routine; le emozioni le aveva di notte.
La cosa si ripeté per sette notti consecutive, senza sogni, senza emozioni. La mattina della settima notte si alzò, non dopo aver pensato per un’ora seduto nel letto. Si recò in cucina con il blocco d’appunti in mano e lo gettò nella spazzatura. Il suo fu un gesto istintivo, quasi non se ne rese conto. Il suo umore era pessimo e non migliorò per tutta la giornata. Non ricambiò il saluto nemmeno delle due persone che provarono a rivolgergli la parola durante la giornata.
L’ottava notte  si coricò nel letto senza aver letto una pagina e ci mise un po’ per addormentarsi. Era nervoso e non si sentiva per niente stanco. Finalmente Morfeo sopraggiunse e si addormentò. La mattina scattò in piedi sul letto, emozionato: aveva fatto un sogno particolarissimo ed era vivido nella sua mente. Cercò il blocco d’appunti nel comodino, ma trovò solo la penna. Scese d’un balzo giù dal letto, ricordando solo in quel momento che la mattina precedente lo aveva gettato nel cestino della spazzatura. Corse in cucina a piedi scalzi e rovistò nel cestino vuoto: aveva buttato il sacchetto fuori nel cassonetto dell’immondizia. Nervoso, senza riflettere uscì di casa, così com’era, in pigiama e a piedi nudi. Guardò nel cassonetto e quasi vi cadde dentro, ma era vuoto. La nettezza urbana era già passata. Grugnì e poi si ricordò di avere un blocco d’appunti sulla scrivania, vicino al computer: gli serviva per altri appunti, ma era un’urgenza e poteva anche andare bene. Si sedette alla scrivania, prese il blocco e una penna. Ma non scrisse nulla: il ricordo del sogno era svanito.