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Il tram sobbalzò a causa di una buca.
«Mmm...» Giovanni sollevò appena il capo dal cellulare. «Quello a Certosa? No, non ci sono stato.»
Seguì un lungo silenzio. Da un po’ di tempo i due amici si stavano allontanando. Enea dopo le superiori aveva intrapreso un percorso di studi artistico, nel tentativo di trasformare la sua passione per il disegno, e la Street Art in particolare, in una professione, mentre Giovanni aveva deciso di chiudere con lo studio e di lanciarsi nel mondo del lavoro, sbattendo il grugno sulla dura realtà: non era affatto semplice trovare un lavoro, men che meno soddisfacente e duraturo. I due ragazzi dopo aver trascorso tre cicli di scuola assieme, improvvisamente non condividevano più la quotidianità e le esperienze e avevano scoperto di non avere molto altro in comune se non i vecchi ricordi, ma non rinunciavano a passare il sabato pomeriggio assieme.
«E sentiamo, cosa avresti disegnato stavolta?» Il tono era ironico ed Enea ricambiò alzando il dito medio.
Giovanni ritornò a guardare il cellulare.
Enea estrasse dallo zaino il libro che si portava sempre dietro. Amava molto leggere e ciò si rifletteva nella sua arte.
«Dai, è qui vicino. Che dici se scendiamo alla prossima fermata e andiamo a vederlo? Ti prometto che poi andiamo a Piazza Marsala in direttissima.»
«Uff! E va bene. Tanto non mi molli finché non lo avrò visto.» Riponendo il cellulare in tasca si avviò verso la porta del tram.
Quando era nato il progetto On The Wall, Enea passava tutto il suo tempo libero a guardare gli artisti della Street Art in azione. Conosceva il background di tutti i graffittari. A volte si sedeva sul marciapiede e ricopiava sul suo blocco da disegno le opere murali, personalizzandole. Un giorno un anziano del posto gli si era avvicinato e, sbirciando i suoi disegni, aveva attaccato bottone. Due giorni dopo gli aveva chiesto di realizzare un disegno sul suo muro di recinzione; lo aveva da poco ristrutturato e non voleva che glielo imbrattassero con scritte e segnacci volgari. Era certo che un bel dipinto sarebbe stato un valido deterrente per i vandali.
«E ricordami: quanto ti ha pagato il vecchietto?» I ragazzi si incamminarono tra i caruggi.
«Non è una questione di soldi. Ho una mia opera accanto a quelle di grandi artisti! È un modo per farmi notare e far conoscere il mio nome. Pensa ai turisti che fotografano i murales di Ozmo, Zedz, Tiler e… Eneart!»
L’anziano gli aveva fornito i materiali e laute merende, ma aveva ragione Giovanni, non gli aveva dato soldi per il suo lavoro. Ma a lui andava bene così.
«Il solito fesso!»
«Come credi.» Enea sospirò. «Per me è stata una grande occasione ed è il vanto del mio book artistico!»
«A proposito di “book”… Non dirmi che anche questa volta hai disegnato libri?»
Il graffitaro arrossì.
«Non la capisco questa tua mania per i libri e la lettura. Non disegni altro!»
«Vorrei che la mia arte trasmettesse un messaggio e il messaggio che voglio trasmettere in questo momento è che leggere è coul! Si legge sempre di meno e ci stiamo impoverendo. Meno leggiamo e meno parole conosciamo e meno riusciamo a esprimerci. E senza parole non siamo in grado nemmeno di pensare.»
«Fermo, fermo! Basta con ‘sto pippone!»
Mentre camminavano Enea notò gli occhi dell’amico scorrere e soffermarsi su quei muri d’arte.
A questo servivano: a stimolare gli stati d’animo e i pensieri. Ed era per questo che non perdeva occasione per portare il suo amico in quel quartiere.
«Va bene, la smetto. Ma se la mia arte riuscisse a stimolare una sola persona a leggere mi riterrei realizzato.» E sorridendo aggiunse: «Povero ma realizzato!»
Giovanni rispose con una gomitata scherzosa.
Voltarono l’angolo ed eccolo lì il murales di Eneart.
Un bambino seduto su una pila di libri intento a leggere circondato da animali fatati, mongolfiere, velieri, streghe e sirene, in un tripudio di colori. E in basso a destra, dove l’alto muro di recinzione lascia il posto a un muretto più basso, la firma dell’artista momentaneamente non visibile.S
eduta sul muretto, proprio accanto al murales di Enart una ragazza tutta vestita di nero stava leggendo un libro dalla copertina rossa.
Con un po' di ritardo, eccomi con l'annuale appuntamento dei libri letti nell'anno appena concluso.
Devo dire che il 2023 è stato un anno ricco di letture: non solo ho letto i libri che troverete qui di seguito, ma ho letto anche molti racconti (soprattutto autori che seguo su Instagram) e ho riscoperto la lettura di giornali e quotidiani, anche se in maniera non sistematica.
Tra le mie letture ci sono state una manciata di e-book e una graphic novel. Dopo tanto tempo ho ripreso a leggere anche qualche classico, ma soprattutto, grazie anche a un gruppo di lettura su Instagram, ho letto diverse autrici self. Per lo stesso motivo il numero dei fantasy è aumentato, rispetto alle mie solite letture. Infine, non sono mancati alcuni saggi. Insomma, al solito ho spaziato tra i generi, senza pormi limiti.
Noto con piacere che anche quest'anno riconfermo la predilezione per le letture nostrane, mentre la scelta tra autrici e autori è in equilibrio (anche se quando scelgo un libro non guardo il genere dell'autore).
Siamo in Islanda dove è tradizione regalare libri e trascorrere la notte di Natale e il giorno successivo a leggerli.
In Islanda si festeggia leggendo!
Niente pranzi di Natale, ma solo l’odore di un libro nuovo da sfogliare, sottolineare, segnare, divorare.
Questa tradizione si chiama JÓLABÓKAFLÓD. Letteralmente inondazione di libri.
Tale tradizione prese piede nel 1944, durante la seconda guerra mondiale, quando l’Islanda ottenne l’indipendenza dalla Danimarca. La carta era a quell’epoca una delle poche merci non razionate e fu così che gli islandesi svilupparono un forte amore proprio per i libri, dal momento che altri tipi di doni erano praticamente introvabili. Un amore che si è tradotto poi nella consuetudine di dare libri in regalo.
Ogni anno dal 1944 nel mese di novembre, l'Associazione degli editori inviano a tutte le famiglie del paese il Bollettino del libro, il catalogo dei libri pubblicati, dal quale tutti ordinano i libri da far trovare sotto l’albero da amici e parenti.
I pacchi vengono aperti il 24 dicembre e, per tradizione, tutti li leggono subito, appena scartati, spesso bevendo cioccolata calda o birra natalizia senza alcool, la jólabland.
Afferra il libro lasciato aperto sul tavolinetto la sera prima.
È il suo rito serale, per rilassarsi dalle estenuanti giornate lavorative.
Non ha mai sofferto di solitudine, nemmeno quando il marito rientrava a notte fonda, senza mai averla avvisata di quei suoi improbabili ritardi di lavoro. Nemmeno ora la disturba immergersi nel silenzio serale della casa, anzi, dopo il divorzio è stato un sollievo avere la casa tutta per sé, senza temere le infinite e snervanti litigate.
Kiko, il suo affezionato gatto, con un agile balzo le si adagia sulle ginocchia e dopo aver ricevuto la sua dose di coccole, procede con la pulizia serale.
Amira, ama guardare il gatto lustrare meticoloso il pelo: la rilassa.
Riprende la lettura del libro, un thriller scelto per le sue tinte fosche, ideali per gli ultimi giorni di ottobre, mentre Kiko si appallottola e le si addormenta in grembo.
D’un tratto il felino scatta seduto sull’attendi e guarda fisso verso il buio del corridoio, attraverso la porta aperta del salotto.
Non è la prima volta che nel silenzio più totale ha uno di questi scatti per assumere una posizione di vedetta e fissare il buio, e ogni volta ad Amira le si rizzano i peli delle braccia. Tante volte ha scostato il gatto e, tremante, si è avvicinata allo stipite della porta allungando una mano per accendere la luce del corridoio e verificare poi l’assenza di chicchessia, umano o animale.
L’ex marito la canzonava ogni volta che gli raccontava quanto si spaventava. I primi tempi glielo diceva per far leva sulla sua coscienza, sperando che, sapendola sola e potenzialmente indifesa, avrebbe cominciato a rincasare presto, poi, quando ormai non sperava più nella coscienza dell’uomo, glielo raccontava così, solo per esorcizzare un’ansia che le si insinuava fino dentro le ossa.
«Fifona!» La canzonava, scoppiando in una sguaiata risata.
Lui non capiva.
Il gatto si destava dal sonno come se avesse sentito un rumore e fissava il buio come se ci fosse qualcosa o qualcuno che si muoveva molto, molto lentamente. Qualcuno o qualcosa che lei non sentiva e non vedeva ma che percepiva. Sentiva una presenza gelida e inquietante e il suo sesto senso si metteva in allerta.
Anche stasera alla reazione del gatto un brivido gelido le attraversa le braccia, scorrendo lungo il busto, aggrappandosi allo stomaco per poi procedere veloce lungo le gambe.
Facendo sforzo sulla propria razionalità, accarezza il gatto e con voce tremante lo ammonisce: «Kiko, tesoro della mamma, lo sai che quando fai così mi fai venire i brividi. Su, dai, rimettiti a dormire, lo sai che non c’è nessuno...»
Il gatto però non sembra d’accordo con lei, ma anzi da seduto si rizza sulle zampe e comincia a gonfiare il pelo.
Amira sente le vene svuotarsi.
Scende dal divano e si avvicina lentamente alla porta guardando il buio.
Allunga una mano esitante in cerca dell’interruttore, senza smettere di guardare davanti a sé, ma qualcosa la afferra e la risucchia repentina nel buio.
Kiko, osservatore silenzioso della scena, si adagia sulla zampe posteriori, continuando a guardare fisso verso l’apertura buia e, dopo un paio di minuti, si acciambella sulla coperta che emana ancora il tepore della sua umana e si addormenta.
La sua umana non farà mai più ritorno.
Ancora oggi non se ne conosce l'origine scatenante. Ciò che è certo è che questo episodio di massa sconvolse la vita del villaggio, le sue credenze, le sue tradizioni.
Raffaella Cargnelutti ne ripercorre i fatti, descrivendo, senza prendere posizione, le vicende. Ed è in questa narrazione neutrale che sta la forza e la bellezza di questo romanzo.
Una storia di donne.
Donne sole, con i propri uomini migranti all'estero per lavoro, che devono allevare figli, accudire animali, coltivare piccoli campi in alta montagna. Donne isolate e affamate, che devono affrontare la dura vita di montagna. Donne facilmente soggiogabili.
E se anche le copie promesse ai conoscenti purtroppo arriveranno più tardi, oggi sono comunque felice perché il libro è finalmente disponibile.
Arrivata a questo punto, ci tengo molto a ringraziare chi mi ha aiutata nel lancio del libro e precisamente:
- Babette Brown legge per voi (Facebook e blog)
- Jesslibri (Instagram e blog)
📌Agata Cargnelutti ha da poco rifiutato il rinnovo del contratto di lavoro e perso l’amata nonna. Senza lavoro e senza prospettive dovrà rimettersi in gioco e riorganizzare la propria vita. L’occasione potrebbe arrivare da un vecchio stàvolo isolato, che come lei, ha bisogno di essere riconvertito per trovare spazio nel prossimo futuro. Nascerà così un’originalissima libreria in montagna, isolato dal centro abitato. E tra mille dubbi e mille difficoltà, potrebbe arrivare anche l’amore…Sarà il ritrovato amico di gioventù o sarà l’arrogante, quanto affascinante, proprietario di una grande casa editrice?
Si tratta di un contemporary romance breve, ambientato in un'insolita libreria nata in un vecchio stàvolo tra le montagne carniche, isolata dal centro abitato.
Qui a lato potete ammirare la meravigliosa copertina realizzata da Ester di EkgraphicFactory .
L'eBook è già in prevendita, ma se siete tra gli estimatori del cartaceo, sono certa che amerete l'interno, curato anch'esso da Ester.
Qui sotto vi lascio anche un piccolo book trailer.
Cosa ne pensate?
Se avete domande, non esitate a porle qui sotto nei commenti, sarò felicissima di rispondere!
❤️ Ma devo essere sincera: alla gioia della pubblicazione, questa volta, si unisce un bel po' di ansia.
💙 Sì, perché ho investito molto in questo libro, sia in termini di tempo ed energia, sia dal punto di vista economico, per revisione, copertina e grafica interna. Ci tengo a fornire ai miei lettori, oltre a una piacevole ed emozionante lettura, un buon prodotto in generale.
❤️ Ma mai come questa volta ho paura che non piaccia e che passi inosservato. E temo di non essere all'altezza della promozione.
💙 Dentro questa storia c'è un pezzettino di me. Una cosa che sogno di fare da tanto tempo, ma che non ho mai avuto il coraggio di fare. Il coraggio lo ha trovato la mia protagonista.
❤️ Un sogno messo su carta 😅
Tra l'altro la lettura di questa storia mi ha fatto tornare la voglia di scrivere, un po' assopita negli ultimi mesi. Ve ne sarete accordi: per Natale 2022 non ho scritto nessun racconto, pur avendo un'idea in testa. Ho però scritto un racconto per la Befana (vedete i due post precedenti), proprio mentre leggevo "Il canto di Mr. Dickens".
Se amate le storie natalizie in genere e "Il canto di Natale" in particolare, non potete perdervi questo romanzo. Siete ancora in tempo, se anche da voi il Natale non è del tutto scomparso come qui da me, dove ci sono ancora alberi da smontare, lucine solitarie che rallegrano ancora la notte e tanti presepi ancora da visitare. Altrimenti prendetelo e mettetelo assieme alle decorazioni per leggerlo il prossimo Natale!
Se lo hai letto, scrivimi nei commenti se anche a te è piaciuto!