mercoledì 27 gennaio 2016

Non basta scrivere per lavoro

Lo scrittore deve scrivere. Ogni giorno.
Questo è un assioma assoluto.
Qualcuno dice che anche scrivere per lavoro vale come allenamento.
Non sono d’accordo.
Per lavoro scrivo ogni giorno, ma non mi sembra che ciò mi porti grossi benefici, perché scrivo più o meno sempre le stesse cose e con lo stesso linguaggio, appiattendo il livello qualitativo dei miei scritti. Scrivere in “burocratese”, seppur sforzandomi di essere chiara e comprensibile al lettore finale, cercando di immedesimarmi in lui, non mi porta alcun beneficio a livello narrativo, perché è tutta un’altra cosa, altri temi, altre cose da dire e il risultato ricercato è differente. La comunicazione istituzionale deve essere secca ed immediata e deve portare informazioni al destinatario nel modo più completo e comprensibile possibile e, per non perdere l’attenzione del destinatario, deve essere il più breve possibile. La narrativa, invece, è proprio l’opposto. La narrativa deve raccontare una storia mostrandola attraverso le azioni di uno o più personaggi, ma al contempo deve aprire la mente del lettore, permettendogli un certo margine per giocare di fantasia; deve suscitare emozioni , ricordare odori, sensazioni, aiutare a creare un mondo ben oltre la pagina scritta. La narrativa non deve essere secca ed immediata. Deve lasciare margini di interpretazione e comunicare sì un messaggio, ma non univoco, non uguale universalmente per tutti.
Credo che uno scrittore debba allenarsi a scrivere ogni giorno, ma non nascondersi dietro all'alibi “scrivo ogni giorno per lavoro”, che porta solo alla mediocrità, ma deve cercare di scrivere cose nuove, temi nuovi, sperimentare generi, ricercare parole e attraverso queste trovare quella magia che permette di portare il lettore in quel mondo magico che solo i grandi libri di successo riescono a fare.

mercoledì 20 gennaio 2016

Umore e scrittura

Non riesco proprio a camuffare il fatto di essere una persona lunatica e chi mi conosce di persona lo sa. E se questa condizione influenza, per lo più in maniera negativa, i miei rapporti con le persone che frequento nel mio quotidiano, di certo il mio umore influenza anche la mia scrittura.
Quando sono davvero felice, sembra che la mia testa sia un vulcano di idee e le parole scorrono molto più velocemente. Anche quando sono triste, malinconica o giù di morale riesco a scrivere piuttosto bene, per lo più implementando le pagine del lavoro in corso, magari proprio perché cerco un rifugio dal mio stato d'animo. Quando invece sono presa dalla normalità di tutti i giorni e il tempo trascorre tra impegni vari e famiglia, senza scossoni emotivi, non sono molto produttiva, né in termini di idee né in termini di parole digitate alla tastiera o scritte a penna. Se poi sono in fase quasi depressa, in quello stato in cui non hai voglia di fare niente e nulla sembra ridestarti dal torpore in cui ti trovi, be', in questo caso, proprio la scrittura non esiste.
Mi rendo conto che questa non è una prerogativa mia; grandi scrittori hanno sofferto di importanti malattie emotive: Leopardi in primis (è la una delle prime cose che impariamo a scuola!), Virginia Wolf, Davide Foster Wallace, lo stesso William Shakespeare, Proust, Idro Montanelli...*
A questo punto la domanda sorge spontanea: forse non sono abbastanza meteoropatica?

* fonte: http://archiviostorico.corriere.it/2011/agosto/21/Musa_crudele_Esiodo_Rossini_Franzen_co_9_110821021.shtml


mercoledì 13 gennaio 2016

Storie di montagna - Anime

C'era un tempo in cui i bambini, che giocavano tutto il giorno fuori all'aria aperta, rubavano gioiosi le mele dagli alberi. Così fecero Giovanni e Giuseppe. Lesto lesto il primo si arrampicò sull'alto albero di Mariuccia per afferrare il maggior numero di mele possibile e infilarle nelle tasche dei consunti pantaloni, mentre il secondo faceva da palo, per poi scappare a gambe levate e dividersi il bottino. Scelsero il muro del cimitero, che per un lungo tratto rimaneva celato agli occhi dei passanti. Vi si arrampicarono e iniziarono a dividersi equamente i frutti.
«Uno a me... uno a te... uno a me... uno a te...»
L'anziana Luciana, intenta nella preghiera sulla tomba del defunto marito, al sentire tali voci si voltò per vedere chi le stesse pronunciando e non vedendo nessuno chiamò angosciata la figlia.
«Maddalena, corri presto! Andiamo via di qua! Il Signore e il Diavolo si stanno dividendo le anime!»
E le due scapparono terrorizzate.


Sotto il titolo "Storie di montagna" raccoglierò piccoli aneddoti che circolano nella mia vallata come vicende realmente accadute.


mercoledì 6 gennaio 2016

Propositi di scrittura 2016

Per il nuovo anno non mi prefiggerò obiettivi impossibili, anzi mi limiterò a due:
  1. Terminare il romanzo in corso. Sarò sincera, questo obiettivo me l'ero prefissato già per il 2015: avevo deciso di terminare la prima stesura entro il 31 dicembre. Così non è stato, non perché mi abbia colto d'improvviso il blocco dello scrittore, ma semplicemente perché non gli ho dedicato il tempo necessario. Pertanto non sono proprio lontana dal mettere la parola fine al manoscritto e avrò tutto il tempo per lasciarlo decantare prima della revisione.
  2. Scrivere almeno un post a settimana. Quei pochi di voi che leggono il mio blog sanno quanto sono incostante e, da lettrice, so quanto ciò può essere fastidioso. Sono una scrittrice, per cui non dev'essere impossibile riuscire a scrivere un articolo a settimana!
Riassumendo, credo che la parola che mi accompagnerà nel 2016 sarà COSTANZA.

E ora a voi. Quali sono i vostri propositi di scrittura per l'anno nuovo?