mercoledì 24 febbraio 2016

Perché leggo?

Per i lettori di questo blog non è un segreto il fatto che amo molto leggere, il post Un anno di libri è la prova che alla lettura dedico molto tempo.
Qualcuno mi ha chiesto perché amo leggere. Ci sono diversi motivi. Amo le belle storie, amo viaggiare con il pensiero, amo pensare che il mio tempo libero non sia del tutto sprecato, ma che mi porti anche conoscenza, cultura e apertura mentale. Leggo per imparare cose nuove, per informarmi e per trovare l’ispirazione. Leggere stimola la mia creatività, ispirandomi vicende nuove, aiutandomi a creare collegamenti insoliti. Insomma, un modo per tenere vivo ed elastico il cervello.
Vediamo nel dettaglio:
  • Leggere è evasione. Mi permette di astrarmi dalla quotidianità ed evadere dalla stanchezza della giornata. Leggendo stacco i pensieri dai miei problemi, mi rilasso.
  • Partecipo alla storia. Anche guardare un bel film è piacevole, ma si subisce passivamente la storia. Con la lettura, invece, si creano le immagini nella propria mente, completando con la propria esperienza personalequanto non viene dettagliatamente descritto dall’autore; ci si crea un mondo proprio. Non per nulla, quando si legge un libro e poi si vede il film si rimane delusi: il film è l’ambiente creato dal regista, non quello creato dalla propria mente.
  • Leggere aiuta a riempire quei vuoti conoscitivi che nemmeno si sa di avere.Più leggo e più mi rendo conto delle mie lacune culturali: termini che non conoscevo, personaggi a me sconosciuti (siano essi scienziati, musicisti, scrittori, ma anche di fantasia entrati a tutti gli effetti nella cultura generale), argomenti che non fanno parte della mia vita quotidiana, oppure mondi dietro oggetti di uso quotidiano, così scontati da passare normalmente inosservati.
  • Leggere mi da una carica di energia creativa e stimola idee nuove. A volte basta una parola per creare suggestioni, a volte una frase aiuta ad accendere una lampadina, a volte è lo stile usato dall’autore ad attrarre e coinvolgere. Non voglio ripetere quanto detto già da molti, ma è vero: prima di essere scrittori bisogna essere lettori. Si impara a padroneggiare la lingua, a creare immagini e a essere più chiari. Leggere aiuta a trovare nuove storie per i propri racconti, magari solo per riempire un vuoto narrativo lasciato da un altro scrittore.

Ma volete sapere il vero motivo del perché leggo? Perché mi crea piacere.
E voi, perché leggete?

mercoledì 17 febbraio 2016

Cosa mi infastidisce nei libri

Ci sono tre cose che mi danno davvero fastidio nei libri e nessuna delle tre ha a che fare con la storia o con lo scrittore, ma solo con le scelte editoriali.

L'assenza di indice, soprattutto quando i capitoli sono intitolati e tanto più quando si tratta di un saggio. Nei romanzi l'indice non è infatti necessario, perché la lettura procede in ordine, dalla prima all'ultima pagina, ma se l'autore ha ritenuto utile intitolare i capitoli, l'indice diventa una specie di riassunto, molto utile al momento dell'acquisto del libro, come una quarta di copertina o l'incipit. Io poi, amo molto vedere come lo scrittore distribuisca la lunghezza dei capitoli: se sono tutti più o meno della stessa lunghezza o se ci sono capitoli più lunghi e altri più brevi. Ma questa è una mania tutta legata alla mia aspirazione di scrittrice.
Se poi il libro in questione è un manuale, l'indice è essenziale. In fondo il manuale è un libro di consultazione, che può e deve essere fruito liberamente. L'assenza di indice, in questo caso, denota non solo mancanza di attenzione nei confronti del lettore, ma anche e soprattutto davanti al lavoro del suo autore.

Quarte di copertine che promettono senza mantenere. Mi chiedo quale vantaggio ci sia. Come scrittrice mi piacerebbe vendere molte copie del mio libro, ma non perché ho ingannato il lettore promettendogli la luna. Un lettore ingannato è un lettore che, anche se porta a termine la lettura del libro, non acquisterà più nulla di quell'autore.

Le note alla fine del volume. Già per loro natura rappresentano un'interruzione alla lettura, se poi per leggerle bisogna correre alla fine del volume che si ha in mano e cercare il riferimento tra diverse pagine... be' personalmente preferisco saltarle, a discapito, forse, di una maggiore comprensione del testo che sto leggendo.

E voi, cosa non amate nei libri?

mercoledì 10 febbraio 2016

Troppo piccolo!

Sabato scorso ho acquistato L'Indice Dei Libri Del Mese e sfogliandolo il mio occhio è stato catturato da un articolo dedicato al volume di Luciano Gallino Il Denaro, Il Debito E La Doppia Crisi di venti pagine per un prezzo diciotto euro. È stata l'ennesima occasione per riflettere sulle dimensioni dei libri. In primis, perché il mio primo pensiero è stato: è quasi più lungo l'articolo del libro. Poi il mio pensiero è corso al mio romanzo 1976 - L'Urlo Dell'Orcolàt perché, lo ammetto, quando mi sono arrivate le prime copie a casa, ero rimasta in po' delusa dalle dimensioni che il mio testo aveva assunto in quel volume. Per scelta editoriale il carattere è piuttosto piccolo e il prodotto finale ha una dimensione di dieci centimetri per quindici. Ad aggiungere un po' di sconforto è stato leggere, di lì a pochi giorni, su uno dei blog che seguo (ma ahimè non ricordo quale) che la sua autrice (sono certa che si trattasse di una donna) dichiarava di escludere a priori dalla lettura i libri dalle dimensioni piccole. Questa affermazione mi aveva rivelato che le dimensioni ridotte del mio libro mi avrebbero precluso di arrivare a quella fetta di lettori che la pensano allo stesso modo. Io personalmente non ho mai dato peso alla grandezza di un volume, al massimo ho avuto qualche remore valutando la quantità di pagine rapportata al prezzo (insomma, richiamando l'esempio in premessa: diciotto euro per un libro di venti pagine mi sembra davvero eccessivo).
Ripensando alla mia biblioteca, posso farvi al volo due esempi di libricini piccoli (e con un carattere di stampa più grosso di quello usato dal mio editore): L'Uomo Che Piantava Alberi di Jean Giono e Una Lacrima Color Turchese di Mauro Corona, rispettivamente di cinquantuno e novantadue pagine. Volumetti che comunque hanno avuto un discreto successo di pubblico.
A me rimane il dubbio: ma le dimensioni, contano davvero così tanto?
Butto a voi la palla.

mercoledì 3 febbraio 2016

L'irresistibile attrazione dei libri

Lo ammetto: sono una di quelle lettrici che acquista i libri anche al supermercato.
Non solo, ma anche.
Per me i libri hanno un potere di attrazione irresistibile e, quando giro per gli scaffali alla ricerca dei prodotti alimentari da portare in casa, se vedo dei libri non riesco proprio a far finta di niente, pur sapendo che tra quei titoli troverò solo quelli editi dai colossi dell’editoria di cui tutti parlano e che spesso rappresentano una semplice lettura di evasione. Mi devo soffermare davanti qualsiasi mucchio di libro, che si possa o meno definire libreria, anche se è palese si tratti di libri per bambini. Per fortuna ora ho due figlie piccole, per cui ho la scusa, ma in realtà lo facevo anche prima.
Ad ogni modo, mi capita di acquistare libri un po’ ovunque.
L’ultimo è stato fatto proprio al supermercato e devo dire che è stata una sorpresa. Non tanto il libro in sé, che avevo provato ad ordinare due volte via internet, ma sempre esaurito, ma proprio perché non mi sembrava un titolo da supermercato.
Si tratta di “On writing” di Stephen King.
È vero che al supermercato ci vanno anche scrittori o aspiranti tali, ed io ne sono una prova, ma mai avrei immaginato che un manuale di scrittura potesse essere considerato una lettura di massa, anche se scritto dal maestro dell’horror. Perché, diciamocelo, al supermercato troviamo letture di massa e non di nicchia.
E voi dove acquistate i vostri libri?