lunedì 24 agosto 2015

martedì 18 agosto 2015

Dovresti scrivere di più

Questa affermazione, che mi sono sentita rivolgere più volte in quest’ultimo periodo (in modo più o meno diretto) potrebbe essere interpretata in diversi modi.
In prima battuta potrebbe essere una richiesta di nuove storie. In effetti, ultimamente scrivo davvero pochi racconti. Un po’ perché hanno un target di lettori minore. Ho notato una scarsa curiosità nel mio blog per i racconti, anche se di fatto rappresentano il mio portfolio. Poi perché sono poche le case editrici che pubblicano racconti, con la motivazione che i racconti non vendono (ma non era la poesia?). Credo sia per questi motivi che preferisco dedicare più tempo al nuovo romanzo.
Ma potrei scrivere di più nel senso di dare maggior spazio alla descrizione di ambienti e sentimenti all’interno delle mie storie. Una volta ho letto su un blog un post in cui la lettrice affermava che per lei contano molto anche le dimensioni del libro che acquista. Affermava che non acquista mai libri piccolini. Io da lettrice non sono così drastica, perché all’interno di un libricino potrebbe esserci davvero una bella storia e ben scritta. Ma sono consapevole che le dimensioni contano per molti lettori (è vero anche il contrario, molti si lasciano spaventare delle troppe pagine!).
Un paio di amiche mi hanno detto che avrebbero voluto legge in 1976 – L’urlo dell’Orcolàt qualcosa in più sui protagonisti e sulla loro storia d’amore. Io volutamente l’avevo lasciata un po’ al margine della vicenda, perché volevo parlare del terremoto e delle sue conseguenze nella vita della protagonista. Ma sapere che in un certo senso ho lasciato un senso di amaro in bocca ai miei lettori, mi rattrista un po’ e mi spinge a pormi delle domande. Potrei riparare scrivendo un sequel, sarebbe un’idea, ma di sicuro non la soluzione. Posso solo prendere nota delle critiche per migliorarmi in futuro.
Da lettrice, invece, adoro molto le descrizioni ambientali, ma come scrittrice tendo a tralasciarle, timorosa di annoiare il lettore. Quando scrivo ho sempre paura di dilungarmi troppo e mi chiedo continuamente se sono davvero necessarie tante descrizioni e precisazioni. Opto per il taglio e lascio spazio alla fantasia del lettore… ma forse troppo?
Lo chiedo a voi: sono davvero troppo avara nella mia scrittura? Dopo aver letto qualcosa di mio, cosa provate?

mercoledì 12 agosto 2015

Dietro le quinte de "1976 - L'urlo dell'Orcolàt" - Gemona del Friuli


Quella che vedete nella foto qui sopra è Gemona del Friuli, piccola cittadella storica ai piedi delle Prealpi Carniche. È stata un importante borgo medievale; a ricordarcelo c'è il suo centro, con i suoi pittoreschi angoli, i sottoportici, il rinascimentale Palazzo Comunale, l'imponente e scenografico Duomo romanico-gotico di Santa Maria Assunta, uno dei monumenti religiosi medievali più importanti della regione Friuli Venezia Giulia e, sul colle a dominare la piccola città, il Castello, da poco completamente ricostruito dopo il sisma del 1976.
È qui che ho ambientato il mio romanzo breve 1976 - L'urlo dell'Orcolàt, perché qui che si sono registrati i danni maggiori e il numero maggiore di vittime a causa del terremoto, ma soprattutto perché è qui che si è vista maggiormente la forza e la determinazione del popolo friulano che si è rimboccato le maniche e ha ricostruito da solo ("di besoi") i palazzi e le case, senza piangersi addosso e riservando le lacrime  per i momenti privati, lontano da occhi estranei, diventando un modello da copiare.