sabato 29 marzo 2014

Una casa da salvare


Erano dieci anni che non mettevo piede in quella casa. Troppo doloroso. Troppi ricordi. Da quando la nonna era morta non avevo più voluto entrarvi: non ce n’era motivo. Ma quando papà mi comunicò la sua intenzione di vendere la vecchia casa, qualcosa si ribellò in me. La casa della nonna era piena di ricordi della mia infanzia e la sua tragica ed improvvisa morte mi aveva segnato. E ogni volta che pensavo a lei un laccio mi strizzava il cuore. Mi mancava molto ed avevo evitato di ripercorrere quelle stanze dove avevo trascorso molti giorni felici durante la mia infanzia. Ma mai e poi mai avrei permesso a degli estranei di entrarvi e di viverci. Così, con fermezza, chiesi a mio padre di cedermela per andarci a vivere da sola. Dopotutto ormai ero grande ed era giunta l’ora di spiccare il volo. Papà dapprima si meravigliò: gli sembrò strano che volessi vivere proprio in quella casa, dove per tanti anni mi ero rifiutata di entrare. Ma non si oppose, anzi, sembrò in qualche modo sollevato. Credo che in fondo dispiacesse anche a lui doverla vendere. Ma in lui era sempre prevalso il senso pratico della vita, a discapito delle passioni e dei ricordi, e piuttosto che lasciare una casa chiusa e disabitata destinata ad un lento, ma inevitabile degrado, preferiva venderla. Era sicuramente un sollievo per lui darla a sua figlia, che l’amava quanto lui.
E così mi imbarcai in questa fantastica avventura.
All’inizio si trattò di ripulire tutto dalla polvere e di rinfrescare ogni stanza. Diedi una mano di tintura in tutte le stanze, mantenendo il colore bianco originale. Di giorno mi improvvisavo imbianchina, aiutata dai miei genitori, e di sera, quando mi chiamavano, facevo la cameriera. Non avevo ancora trovato la mia strada lavorativa. Facevo lavori saltuari. Dopotutto, mi dicevo, ero ancora giovane e preferivo divertirmi con gli amici quando potevo. E poi non avevo una vera passione per qualcosa in particolare. Vivevo, come si suol dire, alla giornata.
Quando fu tutto più pulito e fresco e non rimaneva che trasferirmi, mi resi conto che quella casa non mi rispecchiava. Quella era ancora la casa della nonna e non rispondeva alle mi esigenze di ventenne. Si trattava di rinnovare la casa, ma senza ristrutturarla: non potevo permettermelo economicamente, né volevo imbarcarmi in lavoro di ristrutturazione, lunghi, impegnativi e polverosi. Per fortuna le stanze erano belle ampie da essere comunque versatili e potei disporre gli arredi a piacimento.
Mi recai in edicola ed acquistai tutte le riviste che parlavano di case e di arredamento e le studiai attentamente. Poi stesi un progettino: decisi la destinazione di ogni stanza; come sistemare i mobili della nonna, quali salvare, magari riciclandoli, e quali eliminare definitivamente; infine decisi il pattern dei colori da usare per tessuti e oggettistica. Non cambiai il colore delle pareti: preferivo lasciare il bianco per dare maggiore luce agli ambienti e giocare con i colori di tessuti ed accessori.
La mia vita cambiò molto. Avevo finalmente un progetto da seguire e mai come ora mi ero appassionata a qualcosa. In pochi giorni divenni una vera esperta in arredamento d’interni, grazie anche a internet. Acquistai tende e cuscini nuovi. Alcuni mobili li ridipinsi, per alcuni gli cambiai la destinazione. Il salotto fu il mio maggior successo. La vecchia poltrona della nonna, , ancora in buone condizioni,  rifoderata con un bel tessuto fluo bastava da sola per dare un nuovo aspetto, più giovanile, al salotto.  Gli accostai il vecchio tavolino un po’ tarlato che teneva al piano di sopra, dopo averlo leggermente carteggiato e avergli dato una mano di impregnante. Il massimo fu disporre in un angolo le vecchie valigie trovate in soffitta e destinate alla discarica,  impilandole per grandezza decrescente; sopra ci appesi una composizione di cartine geografiche, acquistate nuove. Per le altre stanze mi comportai più o meno allo stesso modo, riaccostai mobili diversi, riciclai il possibile, imparai tecniche fai-da-te, dall’uncinetto al decoupage.
In poco tempo la vecchia casa della nonna divenne la mia casa, fresca ed accogliente. Così potei finalmente trasferirmi. Organizzai una bella cena con i miei genitori e con gli amici, che non risparmiarono i complimenti per il risultato che avevo ottenuto nella casa, perché come cuoca lasciavo ancora a desiderare. Ero felice come non mai. In quei pochi mesi mi ero davvero divertita ed avevo ottenuto proprio un bel risultato. Mi resi conto che mi sarebbe piaciuto ricominciare mille volte questa esperienza, che mi aveva coinvolto e dato un’energia nuova, che non avrei mai immaginato di possedere.
Decisi così di diventare un’arredatrice di interni, trovando finalmente la mia strada professionale. Volevo diventare una vera professionista! La migliore!
Non ho ancora capito se papà aveva davvero deciso di vendere la casa della nonna o se la sua fosse stata solo una provocazione per aiutarlo a salvarla o se, addirittura, fosse un tentativo per salvare il mio destino incerto. Sicuramente salvò sia me sia la casa della nonna.

giovedì 6 marzo 2014

Raccolta 2013 - Ebook in omaggio

Ecco la breve raccolta di racconti e fiabe che ho scritto l'ano scorso. Se lo volete lo potete scaricare gratuitamente qui.

Buona lettura a tutti!