martedì 25 giugno 2013

Un blog mai decollato

Scrivo questo articoletto come commento al post di Daniele Imperi "Come tornare a scrivere nel blog".
Ho aperto il mio blog come palestra di scrittura, con lo scopo di trovare dei lettori, possibilmente critici. Il mio intendimento, poi, era quello di parlare delle mie esperienze di scrittrice.
Il mio blog non ha mai sfondato ed in effetti ho perso un po' di entusiasmo i miei post sono sempre più rari e anche i racconti scarseggiano... per fortuna a favore del romanzo che sto scrivendo.
Per attirare lettori e rendere più brioso questo spazio, ho provato anche ad inventarmi giochini tipo "Che libro stai leggendo?", "Inviami la foto della tua libreria" o "Prova anche tu a scrivere un racconto le cui parole iniziano tutte con la S", ma in termini di partecipazione è stata una vera e propria delusione.
Inoltre, l'esperienza come scrittrice è scarsa per cui i post non possono essere più di quelli che ho scritto fin'ora.
È vero che i blog come il mio sono un po' di nicchia, ma è anche vero che che alcuni sfondano, trovando un più che discreto seguito, come ad esempio Briciolanellatte.

lunedì 10 giugno 2013

Tutta colpa dei pregiudizio


Non sopporto più questa situazione. Mi passa perfino la voglia di uscire di casa; me ne starei tutto il giorno rintanato vicino al caminetto a sonnecchiare. Ma a volte è inevitabile e devo concedermi almeno una passeggiatina.
Fa davvero male essere considerato un iettatore.
Perfino la signora Rosy ha sobbalzato alla mia vista oggi. Con la sua vocetta stridula mi ha chiesto scusa: «Con quel passetto vellutato sbuchi all’improvviso e spaventi la gente!»
Poi, mentre mi recavo verso il parco con la speranza di incontrare casualmente Morgana, attraverso la strada sulle strisce pedonali, ma eccolo lì, il signor Coccolo, il nostro vicino di casa, che appena mi vede inchioda la sua piccola utilitaria e, ne sono certo, ha fatto gli scongiuri: l’ho visto portarsi una mano tra le gambe.
Ho fatto finta di niente, come faccio sempre, e ho proseguito il mio cammino fino al parco, dove mi sono fermato un po’ vicino a una panchina, cercando di dimenticare le reazioni che il mio passaggio suscita nelle persone. Lo avrete capito, in realtà speravo passasse la bella Morgana. Sono rimasto lì fermo per un tempo interminabile, ma di Morgana nemmeno l’ombra. Non era proprio la mia giornata e, con il morale a terra, ho ripresola strada di casa.
Come se non bastasse, fuori dal “Bar dello Sport” c’era il proprietario che sistemava l’insegna nuova, issato su una lunga scala di legno. Inevitabilmente ho dovuto passarci sotto, per non finire spiaccicato dalle macchine che sfrecciano sempre a gran velocità sulla carreggiata. Quasi il barista mi cadeva addosso; solo per un pelo si è afferrato al piolo della scala ed è riuscito a non precipitare giù. Ha cominciato a urlarmi addosso, maledicendo me e la mia natura. Come se fosse colpa mia se tutti credono che porti sfortuna! Non ho mai fatto nulla per alimentare queste credenze. E’ un’etichetta che la gene mi ha affibbiato da quando sono nato.
E così, a gambe levate sono corso a casa, per rintanarmi sulle gambe della mia padroncina: l’unica che crede, invece, che io porti fortuna, perché, dice, i gatti neri portano fortuna ai propri proprietari
Mi sorge solo un dubbio: non sarà mica una strega?