mercoledì 6 maggio 2015

Terremoto Friuli 1976-2015

Il primo pensiero appena si guarda il calendario, la prima conversazione appena incontri qualcuno per strada o in ufficio: oggi è il trentanovesimo anniversario del Terremoto in Friuli e nessuno se ne dimentica. Non si può dimenticare.
Nemmeno io, che sono nata proprio quell’anno e sono cresciuta alla sua ombra. Figlia del terremoto. Cosa vorrà dire, poi, quest’affermazione!?
Lo sapete, ci ho scritto un libro. Pensavo bastasse per scrollarmi di dosso questo peso.
E invece no, eccomi qui, come ogni friulano, a ricordarmi questo terribile giorno, che ha segnato per sempre questa terra e i suoi abitanti.
I friulani si sono rimboccati le maniche e sono diventati un esempio da seguire per la loro caparbietà nel voler ricostruire subito e con le proprie mani (“di besoi” – da soli) quanto il terremoto aveva frantumato, nel non lasciare che il tempo scorresse piangendosi addosso. I friulani ne hanno versate di lacrime, ma con dignità, di nascosto, lontano da telecamere e fotografi, perché sono fatti così.
Un pensiero corre anche a chi questi tragici eventi li sta vivendo proprio in questi giorni.

3 commenti:

  1. Hai detto bene: hanno iniziato da soli a ricostruire, senza aspettare gli aiuti degli altri.

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  2. La dignità e la tenacia dei friulani sono notevoli. Lo confermo vedendoli da vicino.

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