giovedì 31 ottobre 2024

Dieci racconti per una challenge


Un po' per gioco un po' per mettermi alla prova, durante il mese di ottobre ho partecipato su Instagram a una challenge di scrittura, organizzata dalla scrittrice Maria Novella Giordi.
Si trattava di scrivere ogni tre giorni un breve racconto, partendo da una parola.

Lo ammetto, quando ho deciso di iniziare questa challenge ero quasi certa di non riuscire a portarla a termine: temevo di non riuscire a essere costantemente e, soprattutto, di non riuscire a scrivere dieci racconti sensati "a comando".
Arrivare, invece, fino alla fine è stata una bella soddisfazione personale.

Ve li propongo qui di seguito. Ditemi cosa pensate e ditemi qual è quello che più vi piace!


1 - Caverna
Dolore.
Tanto dolore.
Un urlo straziante alla luna piena.
E poi la corsa.
Una folle corsa.
Una corsa liberatoria.
Il riposo.
E il lupo si accuccia nella caverna nascosta nel bosco.

2 - Foglie
Cullata dal torpore del sole autunnale, seduta sotto un rosso faggio, legge l' ultimo romanzo del suo autore preferito. Il vento tra i capelli, le foglie cadenti la circondano come un lenzuolo colore ruggine. 
Nulla la distrae: è immersa in un altro mondo, un luogo fatto di parole e di immaginazione.
Poi un'ombra.
Riemerge da quel luogo lontano.
Alza la testa.
Ed eccolo lì la sua distrazione: un viso sorridente e lentigginoso, incorniciato da una zazzera scapigliata color dell'autunno.

3 - Castello
Quando ero piccola osservavo dalla piazza la maestosa casa dal tetto verde e dalle tante, tantissime finestre con le tapparelle rosse. Mi sembrava un castello, anche se non aveva guglie. Però un muro di recinzione che mi vietava di avvicinarmi c'era. Il fosso invece no.
La chiamavano la casa delle cento finestre. Ho provato più di una volta a contarle, ma il lato a sud mi era completamente precluso.
Come un castello abitato dai fantasmi era sempre chiuso.
Ora sono grande, ma l'imponente edificio con le sue tante finestre continua ad affascinarmi. Nelle belle giornate mi affaccio sul mio balcone e lo guardo ammirata.
Ora è abitata e la proprietaria, da buona vicina, mi ha invitata a bere il caffè. Mi ha accolta nel salone dove un tempo i suoi avi organizzavano balli per l'alta società. Il pavimento lucido è sovrastato da un enorme lampadario di cristallo ed è circondato da quattro lati di librerie stracolme di libri. Quasi fosse il castello della Bella e la bestia.
Dimenticavo: le finestre erano davvero cento, ma ora sono centosette, dopo un ampliamento voluto dal nonno.

4 - Canto
Il sentiero si addentra sinuoso nel fitto bosco di faggi dalle mille sfumature calde dell'arancione: dal ruggine al all'ambra, dal vermiglio al giallo mandarino, dal mogano all'ambra.
Le foglie cadute scricchiolano sotto i piedi e le narici sono punzecchiate dai profumi del sottobosco, di muschio e funghi.
Il gorgogliare del ruscello si fa sempre più lontano, il fruscio del vento tra le foglie più intenso.
Solo lui e la natura.
D'improvviso gli sembra di sentire una melodia tra gli alberi, il suono leggero di un violino mescolato a una voce soave dal timbro né maschile né femminile. Si sente attratto da quelle note dolci e leggiadre accompagnate dal canto malinconico.
Senza rendersene conto abbandona il sentiero.
Il pensiero corre veloce a un ricordo lontano, quando la nonna lo ammoniva sui pericoli del bosco e la presenza degli Sbilfs, folletti dispettosi che con il loro canto portavano via per sempre i bambini.
Ma è un attimo, un ricordo che non ha più forza.
Ed è troppo tardi.

5 - Mantello
«Mamma! Ho bisogno di un costume per stasera!» Irrompe nella stanza la ragazza al rientro da scuola.
«Buon pomeriggio anche te, tesoro. Com'è andata a scuola?»
«Sì, sì, ciao. A scuola tutto ok. Mi serve un costume per stasera. Ho deciso di andare alla festa di halloween.»
La mamma spegne la fiammella di gas sotto alla pentola del sugo e si volta a guardare severa la figlia, che nel frattempo ha gettato lo zaino a terra e si è rannicchiata sulla panca per spiluccare quanto apparecchiato in tavola.
«E no, tesoro! Te l'ho chiesto la settimana scorsa se andavi alla festa e se avevi bisogno di qualcosa per il costume. Non te ne puoi uscire ora che hai bisogno di un costume. Arrangiati!»
«E su dai, non fare la drammatica. Ho già pensato a tutto. Mi vesto da vampira. Metto il vestito corto nero, un po' di trucco pesante e via. Mi servono solo delle calze a righe...»
«E dove le andiamo a prendere delle calze a righe? È lunedì e i negozi nel pomeriggio sono tutti chiusi.» La interrompe la madre.
«Uff! Vabbè, metterò calze nere. Però a righe facevano più scena... Poi, mi serve un mantello...»
«E certo, un mantello perché tutti abbiamo un mantello nel nostro guardaroba!»
«Che scatole! Allora mi devi trovare un costume...»
La donna alza gli occhi al cielo. 
«Potresti vestirti da strega.»
«No, si veste così già Lorenza.»
«Allora da mummia. Ti fascio per benino con delle bende e...»
«Nemmeno per sogno!»
«Allora non so. Arrangiati. Fai sempre così. Ti decidi all'ultimo e poi ci devo pensare io.»
La donna esce dalla stanza. Deve stirare.
«E dai, mamma! Ti prego aiutatemi!» Le corre dietro.
La mamma sospira.
«E se ti vestissi da orsetto...»
«Cosa? Ma sei impazzita! Non ho più cinque anni. Che figura ci faccio!?»
«Lasciami finire. Puoi fare l'orsetto assassino o zombie. Prendi il pigiama da orsetto che ti ha regalato nonna per Natale, un bel trucco che sembri sangue dalla bocca e occhi da pazzo, il pugnale di plastica da Commander di tuo fratello e sei a posto! Costume originale che nessun'altra ha e te ne stai pure calda, visto che la festa è all'aperto.»
La ragazza la guarda perplessa. Poi sorride e le stampa un bacio sulla guancia: «Mamma sei un genio! La miglior mamma al modo. Ti voglio tanto bene!»

6 - Veleno
La casetta malconcia di legno si trova al limitare del bosco, distante dal borgo abitato.
La dimora della strega.
Tutti la evitano.
Tutti ne hanno paura.
Eppure prima o poi tutti passano a trovarla per risolvere un qualche problema: le fanciulle non ancora maritate che devono interrompere una gravida indesiderata, uomini facoltosi che hanno bisogno di una fattura per fermare un concorrente ambizioso, donne maltrattate che chiedono un veleno per liberarsi dal marito violento...
Oggi tocca a me.
Ho bisogno di un rifugio e di qualcuno che mi aiuti a diventare indipendente, perché la mia famiglia mi ha ripudiata.
Mi credono una strega come lei e mi hanno scacciata.
Con mano esitante busso all'uscio. La nodosa porta di legno annerita si apre scricchiolando.
L'anziano è seduta in fondo alla stanza su una logora poltrona sdrucita.
Mi sorride.
«Entra cara. Ti stavo aspettando!»

7 - Chiave
L'antica porta di legno si stagliava imponente davanti a lei.
Si fermò a osservarla stupita.
Poi, molto lentamente, prese la grossa chiave arrugginita dalla tasca.
«Quello che ti ho insegnato fin'ora non è nulla.» Le aveva detto la strega. «La mia eredità risiede in questa chiave. Quando morirò ti verrà rivelato il luogo. Fanne tesoro.»
Con mano esitante avvicinò la chiave alla serratura di ferro battuto dalla forgiatura artigianale, ancora più arrugginita della chiave. 
La ragazza si chiese se non fosse bloccata, ma con suo grande stupore la chiave girò come se la serratura fosse nuova. 
Con l'altra mano abbassò la maniglia e poi con entrambe spinse la pesante porta.
Fu dapprima colta una folata di polveri, che la fece tossicchiare, e poi dalla meraviglia: davanti a lei una maestosa biblioteca piena di antichi libri di magia, incantesimi e alchimia e in un angolo uno scaffale di romanzi poco noti o forse proibiti.
L'eredità della strega.

8 - Bacio
Furio era un benandante.
Nato con la camicia, destinato a combattere le streghe.
Ma come poteva farlo dopo quella notte?
Solo, aveva incontrato lei, la più bella e spietata strega del bosco.
E da quella notte ne portava sull'avambraccio il marchio: il 𝐼𝐿 𝐵𝐴𝐶𝐼𝑂 𝐷𝐼 𝑆𝑇𝑅𝐸𝐺𝐴, una promessa di amore o di morte.
Il suo era amore.

9 - Stagno
La carrozza correva sobbalzando ad ogni solco del terreno, ad ogni sassolino ad ogni buca.
I cavalli galoppavano sollecitati dalla frusta frenetica e convincente del cocchiere.
La fanciulla si teneva dura alla maniglia della porta recitando l'Ave Maria.
Dietro banditi malintenzionati in cerca di oro e di virtù femminile.
Era una fuga disperata e cieca.
Era freddo e buio in quella notte di ottobre del 1830. Una gelida nebbia avvolgeva alberi e vista.
Lo stagno era lì davanti, ma era nero come tutto il resto.
Quando i cavalli si accorsero dell'acqua che raffreddava i loro muscoli, nitrirono spaventati cercando di fermare quella folle corsa.
Ma era troppo tardi.
Cavalli e carrozza furono risucchiati nelle gelide acque profonde e di loro non si seppe più nulla.

10 - Cimitero
Ogni anno, nella notte di Halloween, il custode del camposanto organizzava una festa in cimitero. L'idea gli era nata un po' per dimostrare ad amici e conoscenti che quello non era un luogo da temere, un po' perché voleva che, almeno una volta all'anno, i suoi ospiti silenziosi potessero godere di un'allegra compagnia e non sempre di lacrime e pianti.
Le sue feste erano ben presto diventate famose, un po' per l'originalità del luogo, un po' perché l'organizzazione era eccellente e ci si divertiva come in nessun'altra festa.
In breve tempo nella cittadina era scemato ogni timore per quel luogo e per la notte più terrificante dell'anno.
Eppure ancora nessuno si era accorto che ogni anno dal cimitero scompariva qualcuno per non fare più ritorno.


P.S. Uno di questi racconti è stato usato da un'amica maestra per una lezione sul testo descrittivo in quarta elementare. Non vi dico l'emozione di sapere che le proprie parole sono state d'ispirazione per giovani menti che ne hanno tratto bellissimi disegni e hanno scoperto parole nuove.