mercoledì 6 aprile 2016

Un ultimo saluto

Riesco a leggere il quotidiano locale solo quando sono in ferie e mi concedo la colazione al bar con tranquillità. Di solito rappresenta una mezz’ora tutta mia, da godermi in tranquillità.
Di solito, perché quel giorno, mentre mi portavo la tazza del cappuccino alla bocca, mi è caduto l’occhio su un articolo. O meglio sulle foto a corredo dell’articolo: una macchina completamente distrutta e la foto del suo conducente. Una morsa mi ha stretto la gola, il cuore e lo stomaco, quasi si trattasse di un unico organo.
Ho dato una rapida occhiata all’articolo, per aver la conferma che il conducente fosse morto.
Con le mani tremanti ho pagato la consumazione e sono uscita dal locale prima che chiunque notasse la mia agitazione. Sono salita in macchina e ho preso fiato.
Non era possibile. Forse mi ero sbagliata. Eppure l’articolo parlava chiaro e la fotografia ancora di più.
Urlai e accasciandomi sul volante mi sono messa a piangere, disperata e senza contegno.
Il mio uomo era morto in un tragico incidente la sera prima. Aveva perso il controllo del mezzo, forse per un colpo di sonno.
In realtà non era proprio il mio uomo. Era l’uomo di un’altra, perché pur amandolo alla follia lui era sposato con un’altra donna.
Non volevo diventare un’amante, una distruggi famiglia, ma era successo.
Luca era stata una vecchia fiamma ai tempi della scuola. Non proprio una vera e propria coppia, causa la timidezza di entrambi. Era evidente che ci piacevamo e per un po’ avevamo flirtato, ma nessuno dei due aveva avuto il coraggio di fare la prima mossa. Poi si sa, la scuola finisce, ci si perde di vista e la vita ti porta da tutt’altra parte.
Ci siamo rincontrati per caso dopo vent’anni.
Era estate e avevo promesso a mia figlia di portarla ad una di quelle sagre paesane di maggior successo, che richiamano l’attenzione di persone proveniente da tutta la regione. Mentre facevamo la fila per il trucca-bimbi, ho sentito uno sguardo addosso e voltandomi ho visto in mezzo alla folla i suoi occhi. Anche dopo tanto tempo, ho subito riconosciuto quello sguardo. Ci siamo guardati per un po’ e Luca si è avvicinato, dicendomi: «Ma allora sei davvero tu!»
Dopo i primi convenevoli e lo scambio delle prime informazioni tra persone che non si vedono da molto tempo, quali il lavoro e la famiglia, ci siamo trovati seduti all’interno di un bar a parlare come due vecchi amici che non avevano mai smesso di frequentarsi.
Mi parlò del suo lavoro come giornalista, che lo portava a girare un po’ per tutta l’Italia, di suo figlio che aveva un anno più della mia, della moglie che non amava il vecchio paese e preferiva passare le vacanze sola in città, piuttosto che andare a trovare gli anziani genitori del marito. Io gli accennai del mio divorzio e del mio lavoro come maestra.
Quando ci salutammo, ero certa che non lo avrei più rivisto per tanti anni ancora. Per molti giorni ripensai nostalgica a lui, ai tempi passati, a quello che poteva essere stato ma non era stato e al suo sguardo quando mi aveva ritrovato tra la folla. Soprattutto quello sguardo, che rivelava un uomo innamorato. Lo stesso sguardo che aveva quando andavamo a scuola e che non aveva mai avuto il coraggio di confermare concretamente.
Alcuni giorni dopo ricevetti la sua richiesta di amicizia su facebook e di lì a ritrovarci fu davvero semplice. Ci vedemmo un paio di volte per bere un aperitivo insieme, facendo finta di essere solo amici, e poi iniziammo a scambiarci messaggini. A volte mi sentivo in colpa nei confronti di sua moglie, ma mi giustificavo dicendomi che in fondo non stavamo facendo nulla di male, che eravamo solo amici. Ma il desiderio di rivederlo cresceva di giorno in giorno ed ero certa che Luca provasse lo stesso sentimento, finché un giorno mi confessò che si era lasciato sfuggire l’occasione una volta, ma che non lo avrebbe permesso una seconda. Gli risposi che era sposato e che ormai era troppo tardi, ma lui mi afferrò e mi baciò. Al ricordo di quel bacio, mi vengono ancora le farfalle allo stomaco.
Iniziò così la nostra relazione e quando mi accennò alla possibilità di lasciare la moglie, mi rifiutai ostinatamente.
«Devi pensare prima di tutto a tuo figlio.» Gli dissi, ricordandomi quanto la mia piccola aveva sofferta dalla mia separazione dal padre.
Non  avevo parlato della nostra storia a nessuno: mia madre si sarebbe infuriata, accusandomi di essere una poco di buono e una sfascia famiglie, facendomi sentire non solo in colpa, ma come una peccatrice, rammentandomi che non erano stati quelli gli insegnamenti che mi aveva dato, proprio come quando mi ero separata; le mie amiche sposate mi avrebbero ammonito e forse avrebbero visto in me tutte le potenziali concorrenti al loro felice matrimonio; quelle single… be’ non c’era nessuna con cui avessi tana confidenza da rivelare un tale segreto. Forse perché in cuor mio sapevo che non era proprio una cosa giusta.
Ora mi mancava un’amica con cui sfogarmi, una spalla su cui piangere e cercare conforto. Invece ero sola nel mio dolore. Mi chiusi in casa per poter pianger, adducendo un po’ di influenza. Per fortuna il mio ex marito fu felice di tenere con sé nostra figlia ancora qualche giorno. Soprattutto davanti a lei non avrei potuto mostrare il mio dolore e confessare che la mamma aveva una vita segreta.
Ero sola e quando uscivo dovevo indossare la maschera della normalità perché non potevo rivelare a nessuno che il mio uomo era morto. Non potevo rivelare a nessuno che amavo un uomo che ora non c’era più. La cosa più difficile era dover simulare una normalità che nel mio cuore non esisteva. Avevo il cuore a pezzi e non potevo mostrarlo.
Io per quell’uomo non era ufficialmente nessuno, nemmeno un’amica, perché noi assieme non esistevamo per nessuno. Nessuno ci aveva mai visto assieme, nessun legame ufficiale ci univa agli occhi dei nostri amici e conoscenti.
Sono andata al funerale e mi sono confusa con la piccola folla che accompagnava il dolore della famiglia, cercando di trattenere il mio di dolore. Non potevo certo apparire più inconsolabile della vedova, ma dovevo accompagnare il feretro per dare un ultimo saluto al mio uomo.

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