mercoledì 9 settembre 2015

Con una penna in mano

Colgo l'invito di Marina, per raccontarvi com'è entrata a far parte della mia vita la scrittura.

Da che ho memoria ho sempre avuto in mano una penna. Ho un’immagine del mio passato, quando ero ancora piccola, d’estate seduta davanti l’uscio della casa, sui gradini e all’ombra, con una vecchia agenda di quelle che ti regalavano le banche e che mia mamma non aveva utilizzato, e io imperterrita a riempire pagine e pagine di segni. Non parole, non lettere, ma segni che mi sembravano scrittura. Alle elementari avevo un diario, dove annotavo le cose che per me erano importanti (qualche anno fa l’ho riletto e che risate!). Alle medie sono arrivati i primi racconti e ho perfino iniziato un romanzo, che ovviamente è rimasto incompiuto. Allora avevo davvero una gran bella fantasia: descrivevo mondi inesistenti dalle forme insolite, mondi fantastici, extraterrestri e chissà cosa, solo le storie vacillavano un po’. La mania dei racconti è rimasta fino al secondo anno del liceo, quando li portavo all’insegnante di italiano per correggerli. Poi ha avuto un improvviso moto di arresto, sostituita da altri interessi, tipici di quell’età.
Più grandicella ho ripreso a scrivere, ma ahimè con meno fantasia. Da adulti ci si auto-pone troppi limiti, ci si fa continuamente delle domande sul testo che si sta redigendo, confinando molto la spontaneità in un recinto di false verità. A volte vorrei ritrovare quella fantasia illimitata che avevo da giovane e riuscire a scrivere senza pormi domande, senza porre confini fisici e storici agli avvenimenti. Vorrei davvero che la mia scrittura in prima battuta procedesse spensierata come un tempo, lasciando le domande e le limature alla fase di revisione: sono certa che verrebbero fuori cose interessanti.
È indubbio, però, che la scrittura mi ha sempre accompagnato nella vita e credo lo farà sempre, forse con alcune pause, ma il vero amore non lo puoi tenere per sempre lontano!

9 commenti:

  1. Io ho conservato le mie 14 agende di banca utilizzate come diari personali durante tutti gli anni di Liceo, che ricordi! Sembra proprio che chi si nutre di scrittura per una vita, anche in caso di momentaneo abbandono, prima o poi la ritrovi da qualche parte per non separarsene più! Credo sia meraviglioso!
    Grazie per avere citato e approfondito lo spunto offerto dal mio blog.

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    1. Grazie a te per lo spunto e avermi così creato l'occasione ai mie (due) lettori di parlare della mia storia di scrittrice.

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    2. Ahah, però le testimonianze girano e anche la tua voce viaggia in questo momento...

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  2. anche io scrivo da sempre, ed anche per me le agende bancarie erano una certezza assoluta

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    1. Anche queste agende ormai vanno estinguendosi... non credo che i nostri figli avranno questo ricordo...

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  3. Anche io avevo un sacco di agende e penne pubblicitarie, ma da ragazzino preferivo le scorribande in bicicletta e il pallone. Un po' invidio chi ha questa passione sin dall'infanzia :-)

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  4. È bellissimo passare l'infanzia all' aperto a giocare! Per fermarsi a scrivere c'è sempre tempo. Io ero una bambina piuttosto introversa...

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  5. Da adulti la mente tende a essere meno libera, hai ragione. Io ho scritto l'inizio di un romanzo a nove anni, poi ho scritto solo righe di sfogo nei momenti brutti per tanti anni, e infine ho cominciato a scrivere davvero circa dieci anni fa. Che dire? Sarà stato il periodo di incubazione del virus. ;) (Dalla descrizione, sembro Matusalemme!)

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    1. Sarebbe bello davvero trovare la spontaneità di allora!
      Anch'io a volte mi sembra che l'orologio mi corra dietro, ma in realtà è un'ansia ingiustificata: abbiamo (dalla foto mi sembra che siamo più o meno coetanee) ancora tanto tempo davanti per fare davvero molto!

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