Questa affermazione,
che mi sono sentita rivolgere più volte in quest’ultimo periodo (in modo più o
meno diretto) potrebbe essere interpretata in diversi modi.
In prima battuta
potrebbe essere una richiesta di nuove storie. In effetti, ultimamente scrivo
davvero pochi racconti. Un po’ perché hanno un target di lettori minore. Ho notato una scarsa curiosità nel mio
blog per i racconti, anche se di fatto rappresentano il mio portfolio. Poi perché sono poche le case editrici che pubblicano
racconti, con la motivazione che i racconti non vendono (ma non era la poesia?). Credo
sia per questi motivi che preferisco dedicare più tempo al nuovo romanzo.
Ma potrei scrivere di
più nel senso di dare maggior spazio alla descrizione di ambienti e sentimenti all’interno
delle mie storie. Una volta ho letto su un blog un post in cui la lettrice
affermava che per lei contano molto anche le dimensioni del libro che acquista.
Affermava che non acquista mai libri piccolini. Io da lettrice non sono così
drastica, perché all’interno di un libricino potrebbe esserci davvero
una bella storia e ben scritta. Ma sono consapevole che le dimensioni contano
per molti lettori (è vero anche il contrario, molti si lasciano spaventare
delle troppe pagine!).
Un paio di amiche mi
hanno detto che avrebbero voluto legge in 1976 – L’urlo dell’Orcolàt qualcosa
in più sui protagonisti e sulla loro storia d’amore. Io volutamente l’avevo
lasciata un po’ al margine della vicenda, perché volevo parlare del terremoto e
delle sue conseguenze nella vita della protagonista. Ma sapere che in un certo
senso ho lasciato un senso di amaro in bocca ai miei lettori, mi rattrista un
po’ e mi spinge a pormi delle domande. Potrei riparare scrivendo un sequel, sarebbe un’idea, ma di sicuro
non la soluzione. Posso solo prendere nota delle critiche per migliorarmi in
futuro.
Da lettrice, invece,
adoro molto le descrizioni ambientali, ma come scrittrice tendo a tralasciarle,
timorosa di annoiare il lettore. Quando scrivo ho sempre paura di dilungarmi
troppo e mi chiedo continuamente se sono davvero necessarie tante descrizioni e
precisazioni. Opto per il taglio e lascio spazio alla fantasia del lettore… ma
forse troppo?
Lo chiedo a voi: sono
davvero troppo avara nella mia scrittura? Dopo aver letto qualcosa di mio, cosa provate?
Secondo me soltanto noi siamo in grado di stabilire gli equilibri più appropriati all'interno delle nostre opere: non posso dare un giudizio specifico sulla tua scrittura perché non ho ancora letto nulla di tuo, ma penso che l'idea di migliorarsi sia sempre vincente come quella di lasciare un po' ai margini le impressioni raccolte dal pubblico di lettori.
RispondiEliminaCredo che bisogna prestare ascolto ai lettori soprattutto se più di uno ti fa la stessa critica!
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