«Signo’.
Le mie zucche sono le migliori di tutto il mercato.»
Noemi
cercava una zucca soda e polposa, ma non troppo grande, perché doveva
trasportarla a casa a piedi, aiutata solo dal carrettino della spesa, che le
aveva regolato la figlia il Natale precedente.
La
meticolosa selezione la portò ad individuare la zucca perfetta. Per la sua forma
tonda, senza deformazioni ed il colore arancio vivo e uniforme sembrava quasi
finta. Entrava giusto giusto nell’apertura del carretto.
Soddisfatta,
se ne tornò a casa con passo lento. Avrebbe fatto una bella torta di Halloween
per i suoi nipotini e, visto che era una zucca così bella, invece di tagliarla
a pezzi, l’avrebbe svuotata senza rovinarla e incisa con la faccia di Jack O’Lantern.
Quasi
fosse un rito, posò con delicatezza l’ortaggio sul piano lavoro della cucina,
lo pulì con un panno umido e preparò due coltelli affusolati, uno grande e uno
un po’ più piccolo, e una ciotola di vetro.
Si
apprestava a sferrare la prima coltellata, quando udì una voce gutturale: «Cos’hai
intenzione di fare?»
Il
battito del cuore accelerò.
«C’è
qualcuno?»
Serrando il coltello in mano, raggiunse il soggiorno con
il passo più spedito che le sue stanche gambe le consentissero.
«Marta sei tu?»
Non c’era nessuno. La casa era silenziosa e non sembrava
che si fosse intrufolato nessuno. Pensò di esserselo immaginato, ma per
sicurezza controllò che la porta d’ingresso fosse chiusa a chiave.
Ritornò in cucina per riaffrontare la zucca.
Stava per affondare il coltello, quando sentì di nuovo la
voce chiederle: «Non vorrai mica farlo?»
Il cuore le saltò in gola e lasciò cadere il coltello.
«Chi sei?»
«Io!» Tuonò la voce, rimbombando per tutta la stanza.
«C-chi?» Balbettò la donna, indietreggiando di pochi
passi.
«Lo sai bene! Mi volevi fare a pezzi!»
Per un attimo pensò di essere diventata matta. Forse
tutti i film di Halloween che aveva visto in quei giorni con i nipoti l’avevano
suggestionata.
Prima di riprendere il suo lavoro, decise che si sarebbe
riposata un pochino sul divano. Raccolse il coltello e lo posò accanto all’ortaggio.
Ma ritrasse di scatto la mano: le sembrava che la zucca avesse davvero una
faccia, con due occhi penetranti che la fissavano arrabbiati. Il cuore le riprese a martellare nel petto. Indietreggiò terrorizzata
fino al lavabo e, con la coda dell’occhio, le sembrò di scorgere qualcuno alla
finestra. Si girò per chiedere aiuto, ma sobbalzò. Sul davanzale c’era un’altra
zucca, con occhi infuocati e bocca arcigna. E anche nella finestra di fianco c’era
una zucca dalla faccia crudele. Era circondata.
Il cuore martellante nel petto lasciò il posto a un
dolore straziante, accompagnato da brividi freddi e un malore diffuso, nonché
dalla consapevolezza del sopraggiungere della morte.
Noemi si accasciò al suolo, circondata dal ghigno delle
zucche. Erano loro che la stavano uccidendo.
La trovò esanime la figlia Marta. Stesa sul pavimento
della cucina. Sul piano di lavoro c’erano sue coltelli e una ciotola di vetro
vuota.
Marta non scoprì mai cosa volesse cucinare sua madre
prima che la colpisse la morte.
In cucina non c’era traccia della zucca che Noemi aveva
acquistato al mercato.
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