Angela Guardò il nome sul display del
cellulare prima di rispondere, senza smettere di lavorare. Aveva una consegna
urgente ed era in ritardo.
«Ciao.»
«Ciao...»
Rispose Diana con voce esitante.
«Cos’è
successo?»
«Qualcuno
dev’essere entrato in casa mia...»
«Cosa?!
Hai avuto i ladri?» Angela aveva smesso di digitare al computer per
concentrarsi sull’amica.
«Non
proprio...»
«Cosa
vuoi dire... hai trovato qualcuno dentro casa?»
«No.
Ma qualcuno mi ha rubato il coltello, quello che tengo nello zoccolo, il più
grande!»
Angela
riprese a lavorare alla sua relazione.
«Lo
avrai messo in qualche cassettino.» Disse con voce annoiata.
«No,
no. L’ho cercato dappertutto e non l’ho trovato. Sono sicurissima che l’avevo
messo dentro allo zoccolo l’ultima volta che l’ho usato.» Diana aveva una voce
preoccupata.
«Vedrai
che salta fuori quando non lo cerchi...»
«Sarà...
ma sono convinta che qualcuno me l’abbia rubato!»
«Chi?
La donna delle pulizie che nemmeno hai?»
«Spiritosa...»
«Ah,
io spiritosa?! Mi vuoi dire che qualcuno è entrato dentro casa tua, solo per
rubarti un coltello? Nemmeno fosse d’oro!»
«Eppure...»
«Tu
sei fuori!» Tagliò corto Angela, meravigliandosi delle idee strampalate che a
volte aveva la sua amica.
Erano trascorsi solo pochi giorni da quella
telefonata tra amiche, quando Diana ricevette una visita.
«Polizia!
Apra signora!»
Con
il cuore in gola Diana aprì la porta d’ingresso e si trovò davanti due uomini
nell’inconfondibile divisa blu.
«Agenti,
è successo qualcosa?»
«Può
seguirci in commissariato?»
«Di
cosa sono accusata?»
Gli
agenti non risposero e Diana seguì i due uomini in divisa.
Il
Commissario l’attendeva seduto alla sua scrivania di metallo grigio. Chiese
conferma alla donna delle sue generalità e poi le chiese: «Dove si trovava due
giorni fa a quest’ora?»
«Ero
a casa... ma si può sapere cosa succede?»
«Ha
qualche testimone che può confermarlo?»
«No...
ero sola...»
Allora
il Commissario aprì il cassetto alla sua destra e ne estrasse una busta
trasparente contenente un coltello con evidenti tracce di sangue.
«Sembra
il coltello che mi hanno rubato!» Esclamò sorpresa Diana.
«Che
le hanno rubato? Immagino abbia sporto denuncia!» Gli rispose l’uomo con voce
divertita.
«Comunque
mi conferma che è suo?»
La
donna fece un cenno affermativo con il capo.
«Ne
è davvero certa?»
«Sì.
Vede qui sul manico quella macchia di colore verde? È una macchia di smalto...
credevo fosse asciutto e invece ho rovinato il manico del coltello e ho dovuto
togliere lo smalto dall’unghia e rimetterlo daccapo...»
Il
Commissario, quasi incredulo, sorrise sotto i baffi, felice di aver risolto un
caso in così poco tempo.
«Bene.
Allora ammette che è suo... potevamo risparmiarci il controllo delle impronte...
Lei è in arresto!»
«Come?!
Ma con quale accusa? Io non capisco...» Diana si alzò dalla sedia agitata.
«Ma
per l’omicidio della signora Giuditta! Ovviamente!»
«Ma
io non ho ucciso nessuno! Mi deve credere! Non so nemmeno chi è questa signora!»
Il
Commissario si limitò a fare un cenno del capo ad uno degli agenti presenti,
che fino ad allora era rimasto immobile in silenzio dietro Diana, per farla
accompagnare in cella.
Una settima prima, Stelvio si era
introdotto a casa della sua ex moglie, della quale aveva ancora una copia di
chiavi. Non aveva toccato nulla, si era limitato ad entrare in cucina e
sottrarle il suo coltello preferito: grande e ben affilato.
Indossava
i guanti per non lasciare le proprie impronte sull’oggetto e lo aveva riposto
dentro un sacchetto di plastica trasparente, di quelli che si usano per
conservare i cibi nel congelatore.
Il
suo era un piano ben escogitato. Con il coltello aveva sgozzato la sua amante,
della quale si era ormai stancato, ma che non voleva sentire ragioni di
lasciarlo in pace. Era certo che le accuse sarebbero ricadute direttamente su
Diana. Alla polizia non ci sarebbe voluto molto per capire chi fosse la
proprietaria dell’arma e trovare il movente: anche dopo tre anni di separazione
dal marito, la donna gelosa aveva fatto fuori l’amante del marito.
Poco
importava se era stata proprio Diana a scacciare il marito e a chiedere il
divorzio.
E
non si sbagliava: nessun poliziotto, per quanto bravo, avrebbe cercato un altro
colpevole, quando aveva già trovato l’assassino che cercava.