Arrivi
finalmente alla tanto desiderata pubblicazione e per un certo periodo cammini a
un metro da terra. Sei felice come non mai e sei certo che il tuo libro avrà un
discreto successo. Sprechi anche tanta energia per auto-promuoverti, togliendo
tempo e vitalità alla famiglia e alla tua passione per la scrittura, perché
quel nuovo progetto può attendere intanto che culli l’ultima tua creatura che
finalmente ha visto la luce.
Ovviamente
hai pubblicato con una piccola casa editrice, perché quelle grandi non ti hanno
degnato nemmeno di una risposta, ma ti accontenti perché sei disposto a fare la
così detta “gavetta”. E l’editore è stato onesto, ti ha avvertito che non devi
aspettarti miracoli, che il mondo dell’editoria è duro e non è facile smerciare
scrittori esordienti, e che se vuoi vedere un po’ di risultati devi rimboccarti
le maniche e cercare tu i contatti per promuoverti. Ti ha anche detto che lo
puoi contattare quando vuoi per chiedere consigli, ma di non stressarlo
chiedendogli continuamente conto delle vendite. E tu accetti: ha ragione, ti
dici, non posso aspettarmi che faccia tutto lui, è giusto che mi rimbocchi le
maniche anch’io, e se siamo in due a muoverci ci sono maggiori possibilità di
riuscire a vendere il libro, perché è vero più se ne parla in giro e più sono
le probabilità di farsi conoscere.
Così
cominci con acquistarti le tue copie da vendere, distribuire o, a volte,
regalare. E qualche piccolo, minuscolo, segnale di movimento da parte
dell’editore anche lo scorgi, insomma non sta proprio con le mani nelle mani
nemmeno lui. E tu intanto ti muovi, violenti il tuo carattere schivo e ti fai
più sfacciato, cominci a parlare a tutti del tuo libro, ti crei pubblicità, una
pagina facebook, o chissà cosa ti è venuto in mente durante le tue tanti notti
insonni. Diventi un novello propinatore di cultura. Certo il fatto di non
sapere quante copie vengono vendute un poco di pesa; hai la certezza solo di
quello che smerci tu.
Timidamente
chiedi informazioni a edicole e librerie e scopri che il distributore non è
nemmeno passato. Allora chiedi, sforzando la tua normale indole, non è che
posso lasciare io il libro in conto vendita, ma non tutti accettano, solo
distributore dicono, anche se in vetrina hanno libri privi di codice ISBN e
stampati nella locale tipografia, o chi accetta pretende una percentuale alta,
che mangia ogni tuo margine. E la frustrazione che ti assale viene alimentata
dalle richieste di amici, conoscenti o amici degli amici, che ti chiede dove
diavolo si trova il tuo libro. Quindi, ti dici, la pubblicità ha funzionato, ma
se poi il libro non si trova da nessuna parte hai lavorato per niente, perché
non tutti acquistano i libri on-line e molti comprano il volume se lo trovano
lì subito a disposizione, altrimenti pazienza, in fondo non gli cambia
l’esistenza se non ce l’hanno.
Ne
parli all’editore, che come risposta ti riversa addosso le sue di frustrazioni
e ti parla di numeri e di bollette, di problemi con i distributori, ecc.
Potresti anche rassegnarti, si vede che il mondo dell’editoria è davvero
difficile, anche se la vocina che hai dentro continua a sussurrarti che se il
libro fosse in libreria, almeno nelle librerie dove è ambientata la vicenda, un
po’ venderesti. A rafforzare la tua idea c’è quel libro, che non è il famoso
Grey, ma che trovi ovunque, e di cui tutti parlano nella tua zona, anche i non lettori, perché lo trovano sotto gli occhi
ogni giorno, persino in merceria, e ti dici perché il suo sì, che tra l’altro
hai letto e non è questa gran cosa, e il tuo no?
Ah,
sì, giusto, perché lei il piccolo editore l’ha sposato… ma il distributore?!?