Max
è davanti alla tela bianca in attesa dell’ispirazione. Sono due ore che è lì
immobile.
Non
un’idea, non un pensiero, non un accenno.
Nulla.
Solo
l’insuccesso della sua ultima mostra.
Tiepida
partecipazione di pubblico. Pessima recensione sui giornali. Poche vendite.
Lo
hanno accusato di aver perso la passione, quel tocco che lo distingueva. E ora
è qui davanti alla tela e l’unica cosa a cui riesce a pensare è che forse hanno
ragione. Forse ha davvero perso la sua creatività.
Quel
tale sul giornale ha persino insinuato che la causa di questa sua “piattezza e
assenza di stile”, testuali parole, è dovuto al fatto che ora che è diventato
ricco non ha più alcun stimolo che lo spinga a dipingere, perché non ha più bisogno
di creare per guadagnare. Ma quale ricchezza, al massimo un po’ di notorietà.
Mai
prima di oggi è stato senza una seppur minima idea. Di solito inizia a
dipingere da un piccolo spunto: un oggetto, un colore, un’emozione. Una volta
ha dipinto un’intera collezione dopo aver visto una fotografia su un giornale.
Forse
ha ragione quel giornalista, ormai ha perso la sua musa, qualunque cosa essa
sia stata.
Non
dipingerà più nulla in vita sua, nulla di decente.
Quel
senso di struggimento, che lo ha colto la sera prima, lo sta abbandonando piano
piano, per lasciare posto ad una rabbia che nasce dal più profondo della sua
anima. Sente la collera salirgli dalle viscere. Sente l’ira aumentare
d’intensità e avvolgerlo così stretto da sentirsene quasi soffocare.
Impensabile
non dipingere. Meglio la morte.
Le
mani iniziano a tremare, poi anche il labbro inferiore vibra e infine la vista
si offusca, gli occhi si riempiono di lacrime.
Deve
reagire. Nessuno può dirgli che non sa più dipingere. Lui è il genio del
colore!
In
uno scatto di furia, afferra un barattolo di colore indaco e lo scaraventa
verso la tela. Il colore copre gran parte della superficie bianca e poi cola
verso il pavimento. Ma non basta, Max afferra anche il barattolo del colore
nero e lo lancia violentemente sul pavimento. Il colore straborda fuori
schizzandogli addosso e sporcando tutto quello che si trova nel giro di mezzo
metro: pavimento, cavalletto, sgabello e tela, già macchiata di indaco.
Max
continua nel suo sfogo distruttivo e scaraventa anche il barattolo ancora
chiuso del rosso, che sbatte contro la tela, rimbalza e atterra sopra il
cavalletto, perde il tappo e il colore inizia a colare come fosse la lava di un
vulcano in eruzione.
Quando
sente la porta di casa aprirsi e poi richiudersi di nuovo, si ridesta dalla sua
furia. Ha il respiro affannato e la fronte imperlata di sudore. Gira di pochi
centimetri la testa, giusto per accertarsi della presenza di Paolo, il suo
agente. Solo lui e la signora delle pulizie hanno la chiave.
«Max,
è da ieri sera che ti sto cercando… ero preoccupato per te!»
L’uomo
attraversa chiassosamente l’atrio e d’improvviso si ferma.
«Max!
Ma è meraviglioso! È proprio questo che ti dicevo. Passione! Emozioni! E
pensare che per come te ne sei andato via ieri sera temevo che non avrei più
visto un tuo quadro. Ed invece… Rieccolo il pittore in cui ho creduto tanti
anni fa!»
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