Bernardo
fu introdotto dalla padrona di casa nell’ufficio del marito, collocato subito a
destra dell’atrio della grande casa.
Non
era impressionato dal lusso e dall’austerità dei proprietari, ci aveva già
convissuto per vent’anni, sin da ragazzino; era abituato a trattare con persone
di quel tipo. Il suo nervosismo nasceva da come si era concluso il suo ultimo
rapporto di lavoro. Il suo padrone era stato barbaramente ucciso e per un primo
periodo la Polizia lo aveva sospettato. Era stato parecchio tempo bersaglio dei
giornalisti e per lungo tempo non aveva nemmeno potuto cercare lavoro. Poi, per
fortuna le accuse erano completamente cadute ed era stato trovato un altro
capro espiatorio, il nipote dell’uomo, che era risultato senza alcun dubbio il
vero colpevole. Per rifarsi una vita aveva cambiato città, ma aveva deciso che
avrebbe continuato a fare il maggiordomo per una ricca famiglia. Era quella
l’unica cosa che sapeva fare e non voleva perdere vent’anni di esperienza,
trovandosi a fare un lavoretto sottopagato, che chiunque poteva fare al posto
suo. Lui era un professionista e si meritava di proseguire in quella che
dopotutto era stata la sua unica vocazione.
<<Buongiorno.
Si accomodi.>> Gli disse con tono secco e deciso il padrone di casa,
indicandogli la sedia davanti alla scrivania
<<Ho
letto il suo curriculum e mi sembra la persona indicata per il posto da
ricoprire. Vorrei solo farle un paio di domande, prima.>> Il signore
seduto dall’altro lato del tavolo non alzò nemmeno la testa dai fogli che stava
consultando.
Bernardo
rispose con un cenno della testa.
<<Noi
cerchiamo una persona discreta, che sappia intuire le nostre esigenze, ma che
in alcun modo ci giudichi e parli delle nostre faccende personali, soprattutto
con persone esterne alla famiglia. Mi auguro che lei sia una persona discreta!>>
Puntualizzò l’uomo alzando la testa e guardando Bernardo per la prima volta.
<<Completamente.
Sono un professionista. Come ha potuto vedere dal mio curriculum sono vent’anni
che faccio il maggiordomo e so qual è il mio posto. Quando avrò passato alcuni
giorni in questa famiglia saprà intuire le esigenze di ciascuno.>>
Rispose, impassibile, mantenendo una postura ben dritta sulla sedia.
<<Perfetto,
mi auguro sia così. Qui non tolleriamo nessun tipo di violazione della nostra
privacy. E’ fondamentale.>> Il tono del signore non ammetteva nessuna
replica. <<Sembra, da quello che ha scritto qui, che lei non abbia mai
vissuto a Genova prima?>>
<<E’
così. Mi sono trasferito da poco. Volevo cambiare città.>> Rispose,
tralasciando apposta il motivo del trasferimento.
<<Ha
un’aria familiare… Bha! Dopotutto voi maggiordomi vi assomigliate tutti. Sarà
quel vestito anonimo… Bene, ora veniamo al dettaglio: mia moglie ha due
barboncini francesi… molto viziati tra l’altro… Ci sono problemi?>>
<<Assolutamente
no. Li considererò parte della famiglia, signore.>>
<<Ha
famiglia?>>
<<No.>>
<<Bene,
potrà alloggiare nella dependance, come il precedente maggiordomo. Veniamo alla
giornata libera: può scegliere quella che preferisce ad eccezione del
mercoledì, solitamente dedicata alla mie cene di lavoro e del sabato: mia
moglie ci tiene ad invitare spesso amici…>> proseguì l’uomo, sistemandosi
il nodo della cravatta, quasi ad indicare la contrarietà verso quest’ultima frase.
<<Potrebbe
benissimo essere il lunedì…>> Accennò Bernardo.
<<Meglio
di no: il lunedì incomincia la settimana lavorativa… Non potremmo reggere il
peso della casa da soli. Le può andare bene il martedì?>>
<<Certo.>>
Accennò un sorriso; era abituato a questo tipo di atteggiamento: “ti faccio
credere di decidere tu, ma alla fine devi fare quello che dico io”.
<<Mmm…>>
Meditò un attimo il padrone di casa. <<Lei ha davvero un’aria familiare…
ma qui non leggo nomi di famiglie che frequentiamo… E’ sicuro di aver riportato
tutte le sue esperienze lavorative?>>
<<Tutte!>>
Bernardo si sentiva come seduto sulle spine.
<<Quando
può iniziare? Avremmo una certa urgenza di ricoprire il posto. Per noi è un
inferno non avere un maggiordomo… Lei sembra il candidato giusto.>>
<<Anche
subito, signore.>>
<<Magnifico!
Può già cominciare domani mattina, dalla colazione! Alle…>> Nel
pronunciare tali parole entusiaste l’uomo riprese in mano il curriculum
dell’aspirante maggiordomo e ricominciò a sfogliarlo, leggendo ad alta voce:
<< La contessa De Pariolo, Roma; Il Conte Usolini, Roma ed infine il
dott. Marchi, Roma…>>
Un
pausa di silenzio e poi:
<<Ma
certo il dott. Marchi!>> Sobbalzò sulla sedia l’uomo. <<Il dott.
Marchi è stato da assassinato. E’ stato su tutti i giornali! Lo ha ucciso il
suo magg…>> Si interruppe, bruscamente. Con voce tremante si rivolse a
Bernardo, porgendogli i fogli del curriculum vitae, ma con gli occhi rivolti
verso il basso: <<Bene, le faremo sapere… Vaglierò con attenzione la sua
ottima, ehm, esperienza… Ho ancora alcuni, ehm, candidati da valutare… Le farò
sapere. Non si disturbi, ehm, a chiamare… lo farò io…>> Gli disse spingendolo
letteralmente verso l’uscita di casa.