Oggi volevo parlarvi della mia recente esperienza, ma volevo farlo in modo diverso. Poi mi è capitato di leggere il post "Perché non fare più presentazioni di libri" della casa editrice Zandegù e l'articolo ha preso una piega diversa.
L'editore sostiene che le presentazioni non volgono la pena perché c'è poca partecipazione, a volte completamente assente, o gli spettatori sono parenti dell'autore o dell'editore, giusto per fare numero e le vendite sono scarse.
Bene, lo dico sinceramente: non sono affatto d'accordo.
Ovviamente lo dico per le esperienze che ho avuto personalmente, prima come lettrice e, di recente, come scrittrice.
Sarà che vivo in una realtà territoriale dove ci sono poche iniziative e quindi anche la presentazione di un libro può essere l'occasione per uscire di casa e fare una cosa nuova... ma non credo. Ad ogni modo, alle presentazioni a cui ho partecipato come lettrice spesso la sala era piena. Quindi un ottanta, cento persone. Per lo più questi eventi erano patrocinati (se non addirittura organizzati) dalle amministrazioni comunali ospitanti, ma non credo sia questo il fattore determinante per la partecipazione. Probabilmente gli organizzatori hanno saputo promuovere l'evento. Da spettatrice mi è pure parso che ci sia stato un buon ritorno in copie vendute, anche se non ho dati alla mano.
Come scrittrice, invece, ho appena iniziato a fare presentazioni e posso parlarvi delle mie uniche due esperienze dell'ultimo mese.
La prima presentazione è stato un successone. E sì che mi trovavo in un comune dove non ero mai stata prima e dove nessuno mi conosceva. La sala era gremita di persone. Il primo pensiero è stato che la partecipazione era merito del coro che riempiva la serata, ma alla fine mi sono invece resa conto che la maggior parte era venuta proprio per il mio libro (al solo pensiero mi gaso ancora!). E le vendite sarebbero state eccezionali se il mio editore non mi avesse, ahimè, detto che quando una presentazione va davvero bene si vendono al massimo quindici copie (e raggiungere questo risultato è un'eccezione, quasi un'utopia).
Purtroppo non avevo copie a sufficienza per soddisfare tutte le richieste e la cosa mi ha parecchio amareggiato. Sento di aver deluso il caloroso pubblico che aveva partecipato alla presentazione e credo che in qualche modo questo fatto abbia anche danneggiato la mia immagine... Non mi resta che sperare che chi non ha potuto acquistarlo quella sera, lo abbia cercato in libreria.
Il secondo evento, che si è svolto nel comune dove lavoro, è stato un po' meno partecipato, ma una cinquantina di persone era comunque presente e diverse di loro aveva già acquistato una copia del mio libro, conoscendomi di persona. Alla presentazione era stata legata una rappresentazione teatrale a tema. Anche le vendite sono state discrete.
A completezza di informazione, devo dire che come vantaggio ho avuto il fatto che il mio libro parla del terremoto del 1976 in Friuli e quest'anno cade il quarantesimo anniversario, anche se le due presentazioni sono state fatte in territori che pur avendo subito danni dal sisma, erano comunque ben più lontane dall'epicentro.
Posso comunque dirvi che a più di un anno dall'uscita del mio breve romanzo ho venduto molte copie, che senza queste serate di promozione non avrei venduto e molte persone non avrebbero saputo nemmeno che esisto.
E vi garantisco che per me è stato davvero una dura prova mettermi davanti a tante persone e parlare di me e del mio libro, ma sono state esperienze favolose e sono felicissima di aver fatto, non solo per il ritorno come scrittrice. Nel primo caso, per esempio, ho trovato un pubblico caloroso con cui dialogare, che mi ha accolto a braccia aperte pur non conoscendomi, con cui ho chiacchierato. Ho potuto ascoltare nuove voci e nuove storie sul terremoto.
Posso dirvi che ora che ho vinto la mia reticenza, anche se per me sarà ogni volta una dura prova espormi al pubblico, continuerò a fare presentazioni, perché è l'unico modo per farmi conoscere e per vendere di più.